Il 25 giugno 1991 la Croazia dichiarava la propria indipendenza. Oggi il Consiglio europeo sancisce la fine dei negoziati di adesione e l'ingresso il 1° luglio 2013 della Croazia nell'Ue. Un'intervista a Andrej Plenković, segretario di stato croato per l'integrazione
Vent'anni dopo l'indipendenza finalmente la fine dei negoziati ...
Siamo arrivati alla fine dei negoziati, durati 6 anni. Un grande risultato per la trasformazione democratica della Croazia negli ultimi 20 anni e un successo enorme per tutte le generazioni di croati che si sono succedute dopo l'indipendenza. In particolare vanno sottolineati gli sforzi fatti dal governo Kosor negli ultimi due anni.
Alcuni affermano che la decisione di chiusura dei negoziati sia sì dovuta agli sforzi della Croazia, ma anche al desiderio della Commissione europea di dimostrare che l'allargamento è un processo ancora in corso. Che cosa risponde?
Io direi che il successo della Croazia è un grande successo della politica dell'allargamento. Abbiamo avviato i nostri negoziati nel 2005, dopo i due referendum sulla Costituzione europea in Francia e Olanda che non sono stati certo un grande successo per l'Unione, direi piuttosto il contrario.
Dopo la crisi istituzionale è poi arrivata la grande crisi finanziaria, la crisi economica ed ora la crisi dell'Euro e la crisi di Schengen relativa all'immigrazione. Dunque la Croazia è riuscita ad ottenere che il tema allargamento rimanesse molto in alto nelle priorità dell'agenda UE. Il tutto per sei anni, mentre tutto il contesto attorno non era certo positivo.
Ma le riforme le avete fatte o no? Corruzione, sistema giudiziario...
Assolutamente sì. E' avvenuta una trasformazione della società croata dal punto di vista del funzionamento della democrazia, del funzionamento del sistema giudiziario, abbiamo attuato riforme economiche e ci siamo concentrati in particolare sulla lotta contro la corruzione, la prima priorità del governo della signora Kosor. La tolleranza zero rispetto ad ogni comportamento corrotto è stata adottata rispetto a chiunque fosse il responsabile degli illeciti. Abbiamo ottenuto risultati anche andando a colpire alti livelli istituzionali.
Alcuni Paesi vorrebbero tenere la Croazia sotto sorveglianza, anche dopo la fine dei negoziati. L'Olanda ha parlato addirittura di sorveglianza fino a quando entrerete in Schengen. Siete preoccupati? Qual è la vostra posizione?
Meccanismi di controllo esistevano già prima, applicati rispetto agli ultimi due allargamenti a Romania e Bulgaria. E' però importante per la Croazia, durante tutte le riforme che abbiamo adottato, essere stati molto trasparenti. Noi non abbiamo niente da nascondere e già lavoriamo per continuare ad adempiere a tutti gli impegni che abbiamo preso di fronte all'Unione europea, durante i negoziati ed anche nel periodo della ratifica.
Sono sicuro che non ci sarà nessun bisogno di invocare le clausole di salvaguardia nel caso croato nei prossimi due anni e sono sicuro che noi diventeremo un membro come tutti gli altri e con tutti i diritti connessi il 1° luglio del 2013.
Dovrete poi fare un referendum di ratifica all'adesione. Oggi probabilmente la maggior parte dei croati direbbe no...
No, non è vero. La maggior parte dei croati direbbe sì. Io sono convinto che i croati nel referendum diranno in maniera chiara e netta sì, che il progetto europeo è un progetto di sviluppo della Croazia e anche una grande ricchezza per la società croata. Io sono convinto che il referendum avrà un esito positivo. Non c'è dubbio.
L'Italia sembra che non faccia valere questioni bilaterali nel processo di adesione della Croazia. Siete soddisfatti e che pensate del ruolo giocato dall'Italia?
Io direi che l'appoggio dell'Italia è stato cruciale nel 2003 quando era presidente di turno dell'Ue e quando Romano Prodi era presidente della Commissione. L'Italia ha dato un grande appoggio alla Croazia all'epoca che è poi continuato anche negli ultimi anni. L'Italia è da sempre una sostenitrice della Croazia e favorevole all'ingresso croato nell'Ue.
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