La Croazia è l’unico paese dell’UE, insieme alla Francia, in cui negli ultimi cinque anni si è registrato un aumento del numero di persone residenti con più di 65 anni in possesso della cittadinanza di un altro stato membro dell’UE. E in mancanza di forza lavoro giovane i pensionati croati dovranno prendersi cura di quelli stranieri?
(Originariamente pubblicato da Bilten , selezionato e tradotto da Le Courrier des Balkans )
Negli ultimi anni la Croazia è diventata una delle principali destinazioni del turismo medico, soprattutto quello dentale, grazie ai costi più bassi delle cure odontoiatriche private rispetto ai paesi dell’Europa occidentale. Al ventaglio di servizi turistici già esistenti presto si aggiungeranno nuovi alberghi e interi villaggi turistici per anziani. Secondo quanto annunciato dal ministro del Turismo Gari Capelli, lo sviluppo del turismo medico sarà una delle priorità della nuova strategia nazionale per il turismo.
In occasione dell’inaugurazione della terza edizione del Forum degli investimenti per la salute, lo sport e il turismo della Regione Adriatica, tenutasi a Zagabria il 21 e 22 ottobre scorsi, il ministro Capelli ha dichiarato che i turisti stranieri, che finora sono stati attratti principalmente dal sole e dal mare, sempre più spesso scelgono la Croazia per lo sport, il benessere e la gastronomia locale. Miljenko Bura, organizzatore del Forum, ritiene che il turismo medico possa contribuire a trasformare la Croazia nella “Florida d’Europa”. Stando alle sue parole, i primi risultati concreti degli sforzi intrapresi in tale direzione saranno visibili entro il 2030.
Sembra che la strategia che punta a trasformare la Croazia nella meta preferita degli anziani stia già dando i primi frutti. La Croazia è infatti l’unico paese dell’UE, insieme alla Francia, in cui negli ultimi cinque anni si è registrato un aumento del numero di persone residenti con più di 65 anni in possesso della cittadinanza di un altro stato membro dell’UE. Una quota di nuovi residenti over 65 è rappresentata dai cittadini croati che possiedono una seconda cittadinanza e che hanno deciso di tornare in Croazia dopo aver maturato i requisiti per la pensione all’estero, mentre l’altra componente è costituita dai cittadini stranieri che hanno scelto di trasferirsi in Croazia attirati, oltre che dal sole e dal mare, anche dal costo della vita e dai prezzi degli immobili più bassi rispetto ad altri paesi dell’UE, come la Slovenia, la Germania e l’Italia.
Se la Croazia dovesse trasformarsi in una Florida d’Europa e se, accanto all’annunciato complesso di residenze per pensionati a Varaždin, dovesse essere realizzata una serie di resort di lusso per la terza età, il principale problema sarà quello di trovare lavoratori da impiegare in queste strutture. Anche quest’anno, come già negli anni passati, i datori di lavori croati si sono lamentati della carenza di lavoratori stagionali. Un problema che, secondo il governo croato, andrebbe risolto impiegando i pensionati.
I pensionati croati dovranno prendersi cura di quelli stranieri?
Oltre all’eventuale possibilità di lavorare ancora qualche anno, durante la stagione estiva, per arrotondare la loro pensione, che nella maggior parte dei casi è più bassa dello stipendio minimo mensile, cosa si possono aspettare i pensionati croati negli anni a venire? Se dovessero essere costretti a trasferirsi in una casa di riposo, dovranno sicuramente aspettare a causa della carenza di posti letto nelle case di riposo. E se per caso riuscissero a ottenere un posto letto in una struttura pubblica, saranno costretti a sborsare da 240 a 500 euro al mese.
Le riforme del settore dell’assistenza agli anziani, intraprese nel corso degli ultimi vent’anni, miravano, seguendo le indicazioni della Banca Mondiale, a ridurre “il divario tra domanda e offerta” di servizi di cura per anziani, così da contribuire alla riduzione del ruolo dello stato nel sistema del welfare. E ci sono certamente riuscite: nell’arco di dieci anni il numero di posti letto di case di riposo private è aumentato 6 volte di più rispetto alle case di riposo pubbliche, tanto che oggi i posti nelle strutture private rappresentano circa l’80% dei posti disponibili sul territorio nazionale.
Il costo mensile di una casa di riposo privata va da 530 a 1050 euro. Tuttavia, le case di riposo pubbliche – almeno stando a quanto riportato da alcuni media croati – offrono una maggiore sicurezza e qualità di servizi, dispongono di un personale più numeroso, sono soggette a costanti controlli da parte dell’ispettorato del lavoro e dei sindacati, sono più propense a stipulare contratti collettivi di lavoro, etc.
Inoltre, nel 2013 è stato soppresso il finanziamento dei progetti di assistenza e sostegno domiciliare. Secondo quanto previsto dalla Legge sull’assistenza sociale, i servizi di assistenza e cura a domicilio sono garantiti solo alle persone che non hanno genitori, coniugi o figli in grado di prendersi cura di loro. In pratica, ciò significa che la responsabilità della cura degli anziani grava innanzitutto sui membri della loro famiglia. Per aiutare le persone che non possono contare sul sostegno della propria famiglia, il governo croato ha avviato un progetto, sostenuto dal Fondo sociale europeo, intitolato “Zaželi” [Esprimi un desiderio], per l’impiego di donne disoccupate come addette all’assistenza e alla cura delle persone anziane e non autosufficienti.
Allora, come vivranno i pensionati croati nel 2030 se la Croazia dovesse trasformarsi in una “Florida d’Europa”? Quelli che non saranno in grado di prendersi cura di se e che non potranno permettersi un posto in una casa di riposo, dipenderanno dall’assistenza (gratuita) delle loro figlie, mogli, nuore, e magari anche dei loro figli, o dell’assistenza (sottopagata) delle loro vicine di casa, impiegate grazie al sostegno del Fondo sociale europeo. E quelli che saranno ancora in grado di lavorare, potranno cercare lavoro in uno dei nuovi resort per la terza età e prendersi cura dei loro coetanei provenienti dall’Europa occidentale.
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