Frontiera tra Croazia e Bosnia © underworld/Shutterstock

Frontiera tra Croazia e Bosnia © underworld/Shutterstock

La Croazia respinge i migranti, tra i quali molti minori non accompagnati e famiglie con bambini, e rende impossibile l'accesso all'asilo. È ciò che emerge dall'ultimo rapporto di Human Rights Watch, mentre il ministro dell'Interno Božinović continua a smentire

11/05/2023 -  Tamara Opačić

(Originariamente pubblicato sul portale Novosti , il 3 maggio 2023)

A distanza di meno di un mese dalla conferenza stampa in cui il ministro dell’Interno croato Davor Božinović – cercando di giustificare se stesso e i suoi sottoposti di fronte alle prove di violazioni della polizia croata nei confronti dei migranti emerse nell’ambito di un’inchiesta giornalistica – ha dichiarato che la Croazia rispetta i diritti umani e che la polizia croata non effettuai respingimenti di migranti, il titolare del dicastero dell’Interno per l’ennesima volta è stato smentito dalla realtà, nella fattispecie da un rapporto di Human Rights Watch (HRW) che riporta le testimonianze dei migranti e dei rifugiati respinti dalla Croazia verso la Bosnia Erzegovina.

Il rapporto intitolato “Come se fossimo animali: respingimenti di persone in cerca di protezione”, pubblicato lo scorso 3 maggio, conferma che negli ultimi anni le autorità croate hanno partecipato a respingimenti violenti dei migranti, compresi i minori non accompagnati e intere famiglie con bambini piccoli. Dal rapporto emerge chiaramente che i respingimenti continuano, nonostante le costanti smentite da parte degli alti funzionari dello stato e le ripetute promesse (mai mantenute) di voler garantire l’accesso all’asilo.

“Da tempo ormai i respingimenti sono diventati una prassi consueta della polizia di frontiera croata, e il governo croato continua a ingannare le istituzioni europee distogliendo l’attenzione dalla questione e facendo vane promesse. Questi deplorevoli abusi, così come l’ambiguità istituzionale che li facilita, devono cessare”, ha dichiarato Michael Garcia Bochenek, consulente senior di Human Rights Watch per i diritti dei bambini e autore del rapporto.

Nel periodo compreso tra novembre 2021 e aprile 2023 i ricercatori di HRW hanno intervistato oltre cento rifugiati e richiedenti asilo perlopiù provenienti da Afghanistan, Iraq, Iran e Pakistan. La maggior parte delle persone intervistate sostiene di aver subito respingimenti violenti – anche decine di volte – da parte della polizia croata, che ha sempre ignorato le loro richieste di asilo. Ad esempio, il diciassettenne Rozad N., proveniente dal Kurdistan iracheno, racconta che negli ultimi due anni lui e la sua famiglia, compreso suo fratello di sette anni e sua sorella di nove anni, sono stati respinti 45-50 volte. Un ragazzo iraniano, Darius M., oggi diciottenne, tra il 2020 e il 2021, quindi quando era ancora minorenne, è stato rimandato dalla Croazia verso la Bosnia Erzegovina ben 33 volte, mentre un suo connazionale, Farhad K., ventuno anni, insieme ai genitori e alla sorella di quattordici anni, è stato respinto dalla polizia croata più di 20 volte.

Il Danish Refugee Council solo nel periodo tra gennaio 2020 e dicembre 2022 ha registrato quasi trentamila respingimenti dalla Croazia verso la Bosnia Erzegovina. In molti casi (12% nel 2020, 13% nel 2021) tra i bersagli della polizia croata c’erano anche bambini.

Nel rapporto di HRW si sottolinea che il numero effettivo di persone respinte dalla Croazia è indubbiamente superiore a quello stimato, soprattutto considerando che gli agenti croati, con il sostegno dell’agenzia Frontex, pattugliano anche il confine con la Serbia e quello con il Montenegro.

Il copione è quasi sempre lo stesso: quando intercetta i migranti la polizia croata li riporta verso luoghi difficilmente raggiungibili lungo il confine, ordinando loro di allontanarsi dal territorio croato. Nel loro ritorno verso i paesi confinanti, i migranti respinti spesso si trovano costretti ad attraversare fiumi e torrenti, a inerpicarsi sulle rocce e camminare tra fitti boschi. Gli agenti croati non di rado costringono i migranti a ritornare in Bosnia Erzegovina scalzi, indossando solo biancheria intima, o persino completamente spogliati. Secondo la stragrande maggioranza delle testimonianze, ad effettuare i respingimenti sono persone in divisa che guidano veicoli della polizia e si identificano come agenti, lasciando così chiaramente intendere di agire in veste di pubblici ufficiali.

Quasi tutti i migranti respinti affermano di essere stati picchiati almeno una volta dagli agenti croati o di aver assistito a scene di violenza perpetrate dalla polizia croata. “Ti guardano come se non fossi un essere umano, la violenza semplicemente è parte integrante della procedura”, racconta Zafran R., ventotto anni, descrivendo le percosse che gli sono state inflitte dagli agenti croati. “La prima volta che la mia famiglia ha cercato di attraversare il confine, nell’ottobre 2020, la polizia ci ha catturati, prendendo a botte me e mio padre. Ho detto agli agenti che mia madre era molto malata e che doveva andare in ospedale. Uno di loro ha risposto duramente: ‘Siamo poliziotti, non medici. Vattene in Bosnia, pezzo di merda! Perché siete venuti in Croazia?!’”, racconta un altro giovane migrante. “Alcune persone sono state brutalmente picchiate. La polizia croata si è impossessata dei loro cellulari, per poi distruggerli. Hanno bruciato i nostri effetti personali davanti ai nostri occhi, gridando: ‘Non vi vogliamo nel nostro paese, ritornate in Bosnia!’”, ricorda Laila, sedici anni, fuggita dall’Afghanistan.

I racconti dei migranti respinti sono corroborati da testimonianze di molti operatori umanitari. Un volontario dell’associazione italiana Strada SiCura spiega che nella primavera del 2022, durante una visita in Bosnia Erzegovina, ha visto molte ferite che corrispondevano ai racconti che aveva sentito in precedenza. “Ho visto costole fratturate, diverse ferite alle gambe, lividi sul viso e altre parti della testa corrispondenti alle testimonianze delle vittime. Una persona riportava un’ustione sul petto che sembrava essere stata causata da un dispositivo elettrico”.

I ricercatori di HRW hanno raccolto anche numerose testimonianze dei migranti che sono finiti in ospedale dopo essere stati picchiati dalla polizia croata affrontando poi un lungo periodo di convalescenza. Così il diciannovenne Ibrahim F., proveniente dal Camerun, ha spiegato che alla fine del 2021 gli agenti croati lo avevano picchiato così fortemente che non poteva camminare per due mesi.

“Abbiamo sentito anche alcune testimonianze secondo cui le donne migranti avrebbero subito molestie e abusi sessuali da parte degli agenti croati. Così ad esempio un migrante ghanese, Emmanuel J., ha raccontato che quando, nel maggio 2022, la polizia croata aveva intercettato un grande gruppo di migranti con cui lui viaggiava e tra i quali c’erano anche otto donne, alcuni agenti avevano ‘molestato le donne’ palpeggiandole nelle parti intime”, scrive HRW, ricordando che anche in precedenza alcuni rifugiati avevano riferito di essere stati stuprati con rami e costretti dalla polizia croata a spogliarsi completamente e sdraiarsi l’uno sopra l’altro.

I ricercatori sono venuti a conoscenza anche di diversi episodi di violenza nei confronti dei bambini. “Molti bambini piccoli sono stati costretti ad assistere a scene in cui i loro padri, fratelli maggiori e cugini venivano pestati a pugni e calci e presi a manganellate. Gli agenti della polizia di frontiera croata più volte hanno sparato vicino ai bambini e puntato le armi contro di loro. Sono stati registrati anche alcuni episodi che hanno visto gli agenti croati spintonare e picchiare bambini di sei anni”.

Nel suo rapporto, HRW riporta anche la testimonianza di una donna proveniente dall’Afghanistan che nel febbraio del 2021 è stata respinta dalla Croazia insieme alla sua famiglia. “Ad un certo punto [gli agenti croati] hanno iniziato a prendere a schiaffi e picchiare i bambini. Poi hanno ordinato loro di addentrarsi in un bosco. Quando poi li ho raggiunti, i bambini erano sdraiati a terra. Un agente ha detto loro di alzarsi e togliersi i vestiti. La polizia li picchiava con manganelli mentre si spogliavano”, ha raccontato la donna, spiegando che dopo le prime violenze e umiliazioni gli agenti hanno ordinato alla sua famiglia di ritornare a piedi in Bosnia Erzegovina. “Per tutto il percorso ci colpivano con bastoni alla schiena e alle gambe, scagliandosi in particolare contro i bambini”.

Lorena Fornasir, medico in pensione e una delle fondatrici dell’organizzazione umanitaria Linea d'Ombra di Trieste, conferma che simili violenze comportano conseguenze psicologiche incommensurabili per le vittime, conseguenze che di solito si manifestano come disturbo da stress post-traumatico. Le osservazioni di Lorena Fornasir corroborano i dati emersi da una recente ricerca sulla situazione dei rifugiati in Serbia, secondo cui le persone respinte dalla Croazia mostrano sintomi più pronunciati di depressione, ansia e stress post-traumatico rispetto ad altri migranti.

Nel frattempo, come si sottolinea anche nel rapporto di HRW, le autorità croate continuano a negare qualsiasi responsabilità dei respingimenti alle frontiere, sforzandosi di confutare le prove, ormai indiscutibili, di violenze della polizia che spesso infligge gravi lesioni ai migranti, confisca e distrugge i loro effetti personali e li sottopone a trattamenti umilianti e degradanti. Michael Garcia Bochenek ha confermato a Novosti, che il governo croato non ha voluto commentare i dati emersi dal rapporto, né tanto meno ha voluto rispondere alle domande di HRW che ha chiesto un incontro con i rappresentanti del governo per discutere anche del controverso meccanismo indipendente di monitoraggio dell’operato della polizia.

Si tratta di uno strumento creato su iniziativa della Commissione europea nell’ambito del nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo. Pur trattandosi formalmente di un meccanismo indipendente, è stato il ministero dell’Interno croato a decidere a chi affidare il monitoraggio e quali metodi utilizzare. Il primo rapporto, pubblicato nel 2022, ha confermato i dubbi sull’effettiva indipendenza del meccanismo creato dal governo croato. È infatti emerso che l’unico scopo di questo strumento, peraltro finanziato con risorse europee, è quello di legittimare l’attuale stato delle cose alle frontiere esterne dell’UE, completamente ignorando le violenze nei confronti dei migranti.

Che anche l’UE continui a chiudere un occhio di fronte alle violazioni dei diritti umani alle sue frontiere esterne, lo conferma il fatto che nel dicembre 2022 gli stati membri hanno dato il via libera all’ingresso di Zagabria nell’area Schengen, inviando così un forte messaggio che l’Europa tollera respingimenti e altri abusi. C’è però ancora tempo per invertire la tendenza. HRW ritiene infatti che la Commissione europea debba sollecitare le autorità croate affinché pongano fine ai respingimenti e forniscano informazioni attendibili sulle azioni intraprese per indagare sulle violazioni dei diritti dei migranti.

“I respingimenti non devono diventare una consuetudine. Le istituzioni europee devono dimostrare fermezza nel chiedere alla Croazia di assumersi la propria responsabilità delle sistematiche violazioni del diritto dell’UE e delle norme internazionali”, conclude HRW.


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