L’SDP croato è in crisi profonda. Il partito è spaccato e il suo segretario e premier Zoran Milanović rischia di rimanere in minoranza. In pochi credono che la posizione di Milanović possa migliorare, persino se la Croazia tornasse dal Brasile con la Coppa del Mondo
Quando sabato scorso, dopo una maratona di sedute, è terminata la sessione del Comitato centrale dell’SDP ed è stato comunicato che Slavko Linić, ministro uscente delle Finanze era stato espulso dal partito, si è chiarito ciò che da mesi era sulla bocca di tutti: l’SDP è irrimediabilmente un partito spaccato. Il risultato della votazione in cui 50 membri del Comitato centrale hanno votato per l’estromissione di Linić, mentre 47 erano contro, lo mostra chiaramente. Il partito si è letteralmente spaccato, dividendosi a metà.
Per il partito al governo in Croazia la cosa ancora più tragica è che il voto su Linić era in realtà un voto sulla fiducia al segretario del partito e attuale premier Zoran Milanović. Linić è stata infatti cartina di tornasole con cui si sono testata le effettive tendenze all’interno del partito. Già in precedenza tutte le organizzazioni del partito a livello locale si erano divise: e le duecorrenti interne più forti, quella zagabrese e quella fiumana (da dove proviene Linić) sono in realtà entrambe contro Milanović. Ritengono infatti che se ne dovrebbe andare perché è responsabile delle divisioni interne, perché guida il partito in modo autistico, perché non parla nemmeno con alcuni dei principali funzionari del partito stesso.
“Un leader di partito non lo divide. Questa è una vittoria di Pirro per Milanović. L’SDP ha perso. Giorno triste, mi ricorda una cerimonia funebre”, ha dichiarato dopo la seduta del Comitato centrale, dove sono volate parole e accuse pesanti, Zlatko Komadina, governatore della Contea litoraneo-montana, uomo forte dell’SDP e una delle persone chiave della cosiddetta lobby fiumana, di cui appunto fa parte anche Linić. Komadina ha già annunciato la disponibilità a candidarsi per la guida dell’SDP.
Lo scontro Linić-Milanović
Quando ad inizio maggio Zoran Milanović ha licenziato il ministro delle Finanze Linić, per via di un conflitto sorto in merito alle stime del valore del terreno di una certa azienda, era chiaro che la valanga si era ormai mossa. Linić aveva annunciato un faccia a faccia col premier, dicendo però che non avrebbe detto nulla fino alla fine delle elezioni per il Parlamento europeo, per non danneggiare il partito. Il solo annuncio di un confronto tra i due era bastato a far salire la temperatura all’interno dell’SDP, mentre il cattivo risultato elettorale alle europee (l’SDP ha preso 4 seggi a Strasburgo, mentre l’opposizione dell’HDZ sei) ha portato la situazione ad esplodere.
Dopo lo shock elettorale, sono arrivate le bordate di Linić, che ha duramente chiamato in causa il premier e presidente dell’SDP Zoran Milanović. Lo ha chiamato impostore, affermando che ha anteposto gli interessi personali e della famiglia a quelli dello stato, oltre ad avere abusato dei servizi segreti. Milanović naturalmente ha rigettato tutte le accuse, si è scusato coi croati perché costretti ad ascoltare cose del genere e ha annunciato una discussione del “caso Linić” con i più alti organi del partito.
I suoi più stretti collaboratori, quelli che sono rimasti con lui, affermano invece che Milanović è rimasto molto sorpreso nel vedere i risultati della votazione sul “caso Linić”. Si aspettava che a favore dell’estromissione di Linić avrebbe votato una gran maggioranza del Comitato centrale. Per questo, con l’intento di mettere in mostra la sua forza, aveva proposto che la votazione su Linić si svolgesse con voto segreto. L’esito del voto lo ha però scioccato: al Comitato centrale è stato solo per un soffio – tre voti di differenza – che si è presa la decisione di estromettere Linić dal partito, dopo tutto quello che aveva dichiarato.
I contrari e l’opposizione
Contro l’estromissione di Linić dal partito c’era anche il presidente del Comitato centrale e pure presidente del Parlamento (Sabor) croato, anch’egli veterano dell’SDP, Josip Leko. Oltre a due ministri, Mirando Mrsić, ministro del Lavoro, e Rajko Ostojić, ministro della Salute, che dopo la seduta non hanno nascosto di aver votato contro la fuoriuscita di Linić. Subito si è iniziato a parlare della possibilità di silurare i due ministri. Questa informazione, a differenza di quella secondo cui Milanović sarebbe pronto a sciogliere l’organizzazione fiumana dell’SDP che ha guidato la “rivolta”, non è stata ancora smentita.
Tutti concordano sul fatto che con la vittoria di Pirro di sabato scorso, Milanović ha vinto una battaglia e non certo la guerra. Linić è stato buttato fuori dal partito, ma questo non ha risolto nulla. Anzi, ha solo risvegliato il dramma esperito dall’SDP. Fra un mese è fissata una nuova seduta del Comitato centrale. In agenda non ci sarà il caso Linić, si discuterà di Milanović. È molto probabile che entro quella data sia maturata in seno al partito l’idea di andare ad eleggere anticipatamente i nuovi organi interni.
L’opposizione, ovviamente, è contenta delle divisioni che hanno colpito l’SDP, e che si sono ripercosse anche sulla stabilità del governo, persino con un possibile problema di maggioranza al parlamento. Anche se non si sa con certezza quanti sono i deputati dell’SDP al Parlamento dalla parte di Milanović e quanti contro, si suppone che tra loro (dopo l’estromissione d Linić l’SDP ha 59 deputati) l’equilibrio delle forze sia simile a quello del Comitato centrale. Ciò significa che Milanović potrebbe perdere la maggioranza ad ogni votazione, se una parte dei membri dell’SDP rifiutassero di seguirlo.
Possibili elezioni anticipate
A questo punto, le elezioni anticipate, anche senza che il governo vada sotto nelle votazioni in parlamento, sono un’opzione sempre più realistica. La possibilità che Milanović, in un mese, perda il sostegno del partito, sarebbe un asso nelle mani del più forte partito di opposizione, l’HDZ, che insiste sempre più sulle elezioni anticipate. L’HDZ dalla sua ha tre forti argomenti: una convincente vittoria alle elezioni di maggio per il Parlamento europeo, i sondaggi sull’orientamento politico dell’opinione pubblica e, cosa più importante su cui hanno pienamente ragione, Milanović nelle ultime settimane si sta occupando sempre più del suo partito invece di concentrarsi sulle attività del governo e sugli enormi problemi dello stato.
In queste circostanze piuttosto turbolente Milanović va in Brasile, all’inaugurazione dei Mondiali di calcio dove la squadra ospitante gioca la prima partita proprio con la Croazia. Ma in pochi credono che la posizione di Milanović possa migliorare, persino se la Croazia tornasse dal Brasile alzando la Coppa del Mondo.
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