Durante quest'ultimo mese, molti giornali italiani, croati ed europei hanno parlato della "scalata" da parte di Unicredito, in consorzio con l'Allianz AG, alla Zagrebacka banka. Inizialmente la scalata era prevista - in attesa del "via libera" da parte delle banche centrali croata e italiana - per il prossimo luglio, ma è stata "rinviata" dopo che il 6 giugno la Banca centrale croata ha comunicato "con le buone", cioè senza un aperto rifiuto, che stava "valutando le garanzie sull'indipendenza monetaria e valutaria della Croazia".
Articolo di Aleksandra Sasa Sukur.
Ai croati non è bastato il "niet" della Banca d'Italia al progetto "UnIntesa" per superare la paura che gli italiani, avendo in mano i primi tre istituti del paese (Unicredito-Zagrebacka, Comit-BCI-Privredna Banka Zagreb e Unicredito-Splitska banka) che insieme rappresentano circa il 60% del mercato croato, possano creare un monopolio bancario nel paese. Il giorno dopo, il gruppo italiano ha comunicato che "se sarà obbligato a scegliere tra una delle due banche, la scelta cadrà sulla Zagrebacka, mentre Splitska potrebbe essere ceduta". Ha conferma inoltre la convocazione il prossimo 13 luglio dei propri azionisti, per deliberare in ordine all'aumento di capitale con cui sostenere la scalata. Ma perché per l'Unicredito la Zagrebacka è tanto "preziosa" da cedere la Splitska, sulla quale in questi anni ha già investito parecchi sforzi?Per rispondere alla domanda è necessario vedere questo "accordo strategico" (come è stata definita l'offerta sui giornali croati) sia nell'ottica interna croata, sia nel quadro dei riposizionamenti finanziari europei. L'offerta pubblica concordata d'acquisto e scambio (Opas) riguarderebbe il 50,03% delle azioni totali con diritto di voto (cioè, sia le azioni ordinarie quotate alla Borsa di Zagabria sia le GDRs quotate sul mercato regolamentato di Francoforte), quota che permetterebbe alle due consorziate - Unicredito e Allianz, già presenti nell'azionariato della Zagrebacka con circa il 10% ciascuna - di ottenere la maggioranza del 75% del capitale votante. Ricordiamo anche che il prezzo offerto per ogni azione/GDR è pari a 252 US$, e che il valore complessivo dell'operazione è di circa 1.100 miliardi di lire, cifra che la renderebbe la più importante operazione finanziaria mai effettuata in Croazia! Gli azionisti locali sarebbero pagati in contanti, mentre agli esteri spetterebbe il 20% in cash e l'80% in azioni Unicredito di nuova emissione (se ciò sarà approvato dall'assemblea del 13 luglio).
Passiamo all'oggetto della transazione. La Zagrebacka è il più grosso istituto bancario croato: da sola detiene un terzo del mercato nazionale (27% per l'attività creditizia e 36% per depositi e risparmi), e il totale dei suoi assets ammonta a 4,9 miliardi di Euro... I valori complessivi, la strategia adottata ormai globalmente del "leader piglia leader", nonché gli apporti tecnologici e di strumenti bancari che una tale operazione potrà dare alla Zagrebacka, sono senz'altro le ragioni per cui la Banca centrale croata non si è opposta completamente all'operazione. Se paragonata ad altri istituti croati, la Zagrebacka è un colosso che detiene numerosi primati: è stata la prima banca del paese a diventare società per azioni (1989), la prima a essere quotata sulla Borsa di Zagabria (1995), ad emettere Eurocard e MasterCard (1995), ad essere quotata presso la SEAQ International della London Stock Exchange con il programma GDR (1996), la prima in Europa centrale ad emettere opzioni per i dipendenti (1997), addirittura è stata la prima banca europea che ha emesso le GDR in Euro (1998)! Niente a che vedere con una Splitska banka che detiene, sì e no, il 9% del mercato, territorialmente concentrato in Dalmazia (chissà se i lettori del sito ricorderanno l'aria stantia di tabacco che aleggiava attorno ai suoi sportelli, dove cambiavano i soldi di primo mattino dopo lo sbarco a Spalato?)...
La Zagrebacka è avvantaggiata poi da altri molteplici fattori: la sua privatizzazione è stata conclusa prima e con l'assistenza di numerosi organismi internazionali, la presenza capillare sul territorio è accompagnata dal primato d'acquisizione di quote di maggioranza in un'altra banca croata, etc... Se ciò non bastasse, l'Istituto bancario si distingue anche per un'intensa attività "espansiva" fuori dai confini: nel 2000 ha acquisito le bosniache Mostar e Universal banka, e ha fondato una propria sede (Zagrebacka banka BH) a Sarajevo. Anche questi - oltre alla primaria politica risparmi e depositi privati (36%), ad una discreta attività come banca d'affari, nelle partecipazioni immobiliari e nelle società su tutto il territorio del paese - sono gli assets che Unicredito si attende da Zagrebacka, che vanta inoltre giovani manager piuttosto ambiziosi e aggressivi.
Passando agli interessi - molto meno noti - del gruppo assicurativo tedesco Allianz AG, vale la pena di sottolineare che il commento della banca centrale croata si è concentrato sulle preoccupazioni di natura valutaria (poco probabili, data la prossima "materializzazione" dell'euro e l'allineamento della kuna croata all'euro annunciato dallo stesso istituto) e sulla possibile aggregazione tra gruppi italiani, accentuando forse troppo la chiave nazionale nell'interpretazione degli eventi. Non ha tenuto conto invece delle più probabili aggregazioni italo-austriache - con la Erste, la Reiffeisenbank... e che dire delle voci che vedrebbero il gruppo Hypo di Klagenfurt, a capo della Hypo e Slavonska, acquisito dal gruppo San Paolo... - o italo-tedesche, ad esempio con la Bayerische Landesbank, proprietaria della Rijecka,con la Bank Austria Croazia, già comprata dalla HypoVereinsbank, quest'ultima partecipata per oltre il 25% dalla Münchener Rückvers, a sua volta già posseduta per il 23% dalla stessa Allianz.
Contro le fusioni, che senz'altro avverranno al di fuori e indipendentemente dagli eventi croati, il governatore Zeljko Rohatinski non potrà fare davvero nulla; ed inoltre, nell'attuale contesto croato, l'uno o l'altro accorpamento ha lo stesso valore. Esiste però un altro "elemento", sul quale sinora non si è soffermato nessuno: è il mercato assicurativo, che in Croazia abbonda di dettagli interessanti. Proprio in questi giorni il Ministero dell'Economia (Fizulic) ha indetto il tender per la privatizzazione della "Croatia osiguranje", che detiene il 60% del mercato assicurativo in Croazia. Voci di corridoio dicono che tutto sia stato fatto in fretta e all'insaputa del Vicepremier Linic, cosa che ha ulteriormente accentuato la frattura tra Fizulic e Linic. Se aggiungiamo che la Zagrebacka possiede l'Allianz Croazia (l'Allianz tedesca, dunque, con questa scalata si ripiglia il suo marchio in Croazia) e che il resto è in mano a Hypo-Alpe-Adria di Klagenfurt, le cose sono molto più chiare. In ogni caso, staremo a vedere se la temuta "italianizzazione" del mercato bancario troverà il suo contraltare in un futuro allarme per la "germanizzazione" del mercato assicurativo.
E arriviamo così ad osservare l'affare dal punto di vista della "ristrutturazione finanziaria in Europa", nella quale batte il "cuore finanziario tedesco" - citazione da "Assetti proprietari e mercati finanziari europei", Mulino, Bologna, 2001, di cui si condivide con gli autori (Gros-Pietro, Reviglio e Torrisi) l'osservazione che gli assetti proprietari e i mercati finanziari europei si trovano sotto l'attacco del sistema delle "grossen Banken". I protagonisti del sistema finanziario tedesco sono i principali propugnatori non solo delle MeA, ma anche della loro trasformazione secondo i modelli anglosassoni di banche d'affari e di gestione del risparmio.
I falliti tentativi di fusione dello scorso anno - Deutsche con Dresdner, e poi quest'ultima con la Commerzbank - costringono gli azionisti istituzionali a prendere l'iniziativa in prima persona, e il 31 maggio scorso l'Allianz AG ha lanciato un'offerta sulla Dresdner ricomponendo contemporaneamente i propri rapporti azionari con la Muenchener Rückvers (rispettivamente, 22% e 23%, ripartendo alcune attività e permettendo alla seconda di consolidare un nuovo gruppo di bankassurance insieme alla Bayerische Hypo Vereinsbank). La Dresdner ha una notevole esperienza in acquisizioni all'Est: dopo l'accordo del 1989 con la Deutsche Kreditbank, l'ex banca centrale della Germania orientale, ha stabilito un accordo con la francese BNP-Paribas in base al quale i due istituti hanno condotto le loro espansioni in Europa centrale e orientale ripartendosi, al termine dell'accordo nel dicembre 2000, le banche tra Polonia, Ungheria, Bulgaria (ai francesi) e Russia, Repubblica Ceca e Croazia (ai tedeschi). Nel 1995 la Dresdner entra nel settore della banca d'investimento, con l'acquisizione dell'inglese Kleinwort Benson, ultimata nel 2000 con l'acquisto di Wasserstein Perella.
E nonostante Unicredito sia l'acquirente di maggioranza, la mente (o se preferite, l'advisor) dell'operazione "Zagrebacka" proviene dall'orbita Allianz, essendo proprio la Dresdner Kleinwort Wasserstein! A questo punto, forse, abbiamo un'idea più precisa del ruolo centrale del grande gruppo tedesco negli equilibri finanziari del continente...
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