Nuove minacce di morte al nostro corrispondente Drago Hedl. Tollerare minacce ad un giornalista equivale a partecipare all'uccisione della libertà di espressione. I fatti e il comunicato della redazione di Feral Tribune
A seguito delle nuove minacce di morte ricevute dal nostro corrispondente e redattore del "Feral Tribune" Drago Hedl, la redazione di Osservatorio sui Balcani esprime piena solidarietà a Drago e si unisce alla condanna espressa dalla redazione del Feral e dall'Associazione dei giornalisti croati per il grave fatto, che intende limitare fortemente la libertà individuale, la libertà di espressione e il lavoro di inchiesta dei giornalisti.
Riportiamo il comunicato della redazione del Feral Tribune
La Redazione del Feral Tribune, pubblicato sul settimanale Feral Tribune, 11 maggio 2006 (tit. orig. Glavašev Boras za lavež)
Traduzione a cura di Osservatorio sui Balcani
"Ti ucciderò come un cane!" - annuncia la terribile minaccia che oggi 9 maggio, verso le 14 e 40, è stata indirizzata al redattore del Feral Drago Hedl nel centro di Osijek da parte di Davor Boras, presidente della Gioventù del parlamento democratico croato della Slavonia e Baranja, associazione ai cui vertici siede Branimir Glavas.
Drago Hedl, alcuni minuti prima, passando per la terrazza del caffè "Aroma" aveva sentito urlare delle parolacce, ma non gli aveva prestato attenzione, considerando che non fossero rivolte a lui direttamente. Quando, di ritorno dalla vicina banca, è passato di nuovo accanto allo stesso bar, il nostro redattore si è scontrato con una serie di imprecazioni e offese che - non c'erano più dubbi - erano rivolte a lui, proprio come la morbida minaccia: "Ti ucciderò come un cane!".
Drago Hedl è andato fino alla sua automobile e ha denunciato alla polizia che lo aveva offeso e minacciato un ragazzo coi capelli rasati, dell'età di circa 30 anni, con una maglia a righe e occhiali da sole scuri, che sulla terrazza dell'"Aroma" sedeva in compagnia di altri due ragazzi. Un amico di Hedl, che passava in quel momento, ha riconosciuto chi aveva lanciato le offese: Davor Boras.
Presto è giunta la pattuglia della polizia, ha raccolto la denuncia e i dati di Drago Hedl, poi lo ha inviato alla Prima stazione di polizia. Dopo che Hedl ha rilasciato la sua dichiarazione e si è avviato verso l'uscita della stazione di polizia, si è trovato di fronte uno dei compari di Boras che erano presenti all'"Aroma" che gli ha rivolto ulteriori offese.
Questa, purtroppo, non è la prima volta che dobbiamo informare l'opinione pubblica croata e internazionale di minacce e offese che in questa città colpiscono Drago Hedl, a causa dello svolgimento coraggioso e onorevole del suo lavoro giornalistico. Speriamo che questa volta, a differenza delle precedenti, i facinorosi subiscano conseguenze legali e che nessuno in questo paese possa minacciare di morte altri, e quindi nemmeno i giornalisti, rimanendo impunito.
Abbiamo il ragionevole timore di credere che chi ha fatto queste minacce, che non per caso provengono dai circoli vicini a Branimir Glavas, sui cui crimini Drago Hedl ha scritto in modo argomentato e documentato, nel caso non venisse sanzionato, non si fermerà alle sole parole. Con ciò chiediamo che verso coloro i quali sono pronti ad uccidere una persona come un cane, si proceda come previsto dalla legge e dalla ragione. La legge è chiara, e pure la ragione dovrebbe esserlo. Tollerare minacce di morte indirizzate ad un giornalista equivale a partecipare all'uccisione della libertà di espressione in Croazia. Dopo di che non resta che il mero latrato.
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