Non bastava il coronavirus, ci si è messo pure il terremoto. Zagabria ieri mattina si è svegliata bruscamente con una forte scossa di magnitudo 5.3 con epicentro a 7 km dalla capitale. Numerosi gli edifici crollati, circa un migliaio di persone senza tetto e 17 i feriti
La prima scossa ci ha buttati giù dal letto alle 6:24, quando il sole si stava appena alzando su Zagabria e fuori, sorprendentemente, cadevano alcuni fiocchi di neve. Il tempo di capire cosa succedeva e siamo usciti di casa, per ritrovare il nostro vicino, un arzillo 80enne, affacciato al suo balcone e con un espressione di stupore ancora dipinta in volto. “Šta još?”, ci ha detto. “Cos’altro” deve ancora arrivare? Ed è un po’ quello che abbiamo pensato tutti ieri, mentre le scosse si susseguivano fino a scemare e circolavano le immagini di facciate sbriciolate, camini abbattuti, tetti sfondati e, poi, pian piano, i messaggi degli amici che lasciavano Zagabria per tornare dai genitori sulla costa o trasferirsi in quella seconda casa che fuori stagione è sempre vuota. “Siamo di fronte a due crisi tra di loro contraddittorie”, ha ammesso nel pomeriggio di ieri il primo ministro croato Andrej Plenković. “Restate fuori dalle abitazioni ma evitate gli assembramenti”, ha ripetuto per tutta la mattinata la protezione civile. Se non fosse successo davvero sembrerebbe uno scherzo.
Ingenti danni e diversi feriti
Tutto è iniziato dunque alle 6:24 di ieri mattina, quando una forte scossa di magnitudo 5,3 e con epicentro a 7km a nord di Zagabria ha fatto tremare per 10 secondi tutto il centro storico e l’area attorno alla città. 17 persone sono rimaste ferite. Il caso più grave è quello di una ragazza di 15 anni, ricoverata d’urgenza dopo il crollo parziale dell’abitazione in cui viveva. Data inizialmente per morta, è stata rianimata e versa tuttora in gravi condizioni. Nessuno è rimasto ucciso.
I primi dati, annunciati ieri dalla polizia croata, parlano di 66 edifici danneggiati e 23 automobili colpite dalla caduta di facciate, tetti e balconi. Ma per il quotidiano Jutarnji List, che cita fonti governative, più di 600 palazzi e abitazioni a Zagabria e dintorni hanno subito danni rilevanti e 1000 persone sono rimaste senza un tetto. E il quadro non è ancora completo, perché per valutare i danni delle scosse di ieri, sono state dispiegate 55 squadre di esperti che stanno tuttora valutando lo stato degli edifici.
L’area più colpita è quella del centro e della città alta, con i palazzi di inizio Novecento o addirittura di epoca Austro-ungarica che hanno visto le proprie - spesso vetuste - facciate sgretolarsi. Lo stesso edificio del parlamento è stato danneggiato (ha ceduto una parte del tetto) e considerato inagibile al punto che i parlamentari si riuniranno altrove, mentre la cattedrale - in ristrutturazione da trent’anni - ha perso la punta di una delle due guglie. L’esercito è intervenuto nella giornata di ieri per sgomberare le strade dai detriti.
Ospedali evacuati e fuga da Zagabria
Un terremoto per fortuna non gravissimo, dunque, ma che pone una sfida supplementare in questi tempi di pandemia. Alle sei e mezza di ieri, infatti, tutta la popolazione di Zagabria (oltre 800mila persone) si è riversata in strada. La protezione civile ha immediatamente avvertito di rimanere lontano dagli edifici, ricordando però di “mantenere una distanza di due metri tra le persone”, onde evitare di facilitare la diffusione del virus. Un messaggio però difficile da rispettare in quel momento.
Oltre alle abitazioni private, poi, sono stati evacuati anche gli ospedali, con il reparto di maternità di Petrova ulica, che si è ritrovato interamente per strada, con decine di neo-mamme con i neonati in braccio, costrette a uscire in fretta e furia e in pigiama, mentre l’ospedale era scosso dal sisma. Sempre in mattinata, da questo stesso ospedale (considerato in parte inagibile), sono state trasferite anche tutte le incubatrici. Un’operazione portata avanti con l’aiuto di oltre mille ultras della Dinamo Zagabria, i Bad Blue Boys, equipaggiati con guanti e mascherine. Anche il centro di Klaićeva ulica, adibito alle malattie infantili, ha deciso una parziale evacuazione e lo spostamento di alcuni pazienti in un nuovo edificio. “C’erano 37 ragazzi in ospedale, ora ne rimangono 18, gli altri sono stati trasferiti”, ha dichiarato ieri il dott. Ante Ćorušić, direttore del centro ospedaliero di Zagabria.
Centinaia di persone, poi, hanno deciso di lasciare la capitale croata per dirigersi altrove. È successo tutto nelle prime ore del mattino, tra code alle stazioni di benzina in direzione dell’autostrada, traffico sostenuto in direzione di Fiume e l’intervento della polizia per controllare chi parte da Zagabria e imporre il rispetto di una quarantena di 14 giorni una volta a destinazione. “Il mio appartamento aveva delle crepe importanti e con un bambino di pochi mesi non me la sono sentita di tornarci”, racconta ad esempio Ružica, una trentenne partita con il compagno e il figlioletto alla volta di Traù (Trogir), dove abitano i genitori di lei. “Per strada, abbiamo passato 3 o 4 stazioni di benzina prima di trovarne una dove non ci fosse coda”, aggiunge. Non ha paura di portare con sé il virus? “No, ho fatto molta attenzione negli ultimi giorni e non sono praticamente mai uscita”, assicura.
Sanja, invece, è partita per paura del caos che seguirà. “Le mie figlie si sono spaventate molto, ma il nostro appartamento è nuovo e non ci sono stati grandi danni”, spiega questa quarantenne, madre di due bambine di 4 e 6 anni e partita ieri per Karlovac. “Quando siamo usciti di casa, abbiamo visto molte persone per strada, in gruppi, e nei prossimi giorni molte altre saranno accolte d’urgenza nella Casa dello studente di Zagabria. Questo faciliterà la diffusione del virus”, aggiunge. Per evitare un’ulteriore impennata nel numero dei contagiati, la polizia è intervenuta subito per seguire i flussi in partenza da Zagabria. Sulla via per Fiume, le uscite autostradali di Delnice e Vrata sono state chiuse e il traffico è stato diretto verso Grobnik, dove gli agenti e gli ispettori sanitari hanno provveduto a controllare tutte le auto in arrivo da Zagabria, imponendo ai viaggiatori di impegnarsi a rispettare un regime di auto-isolamento di 14 giorni all’indirizzo indicato come luogo di arrivo. Ma nessun controllo, è stato invece predisposto per chi partito verso la Slavonia o Spalato.
E la pandemia?
Anche se ieri è sembrato fuori luogo dirlo, la priorità anche in Croazia rimane la lotta al virus. E nel pomeriggio di ieri il governo ha annunciato nuove misure sia per il post-terremoto che contro la pandemia. Misure spesso contraddittorie. Per garantire un tetto a chi ha la casa inagibile a causa del terremoto, il governo ha ad esempio messo a disposizione la Casa dello studente, dove le persone saranno inevitabilmente esposte a un contatto maggiore. Per valutare i danni in centro, poi, lavoreranno le squadre sopracitate (150 persone in tutto). Un via vai inevitabile. Contro il virus, si è decisa invece la chiusura dei mercati (che si aggiunge a quella di bar, ristoranti e negozi non alimentari) e, da oggi, il divieto di uscire dal proprio comune di residenza. Chi ha lasciato ieri Zagabria, dunque, lo ha fatto appena in tempo. Per darvi un quadro della situazione, la Croazia conta ad oggi appena 254 casi di coronavirus, ma in costante aumento ogni giorno e il palasport della capitale, l’Arena, è già stato attrezzato con letti supplementari.
Insomma, Zagabria (e la Croazia in generale) è ora alle prese con due emergenze simultanee e per il morale della popolazione è certamente un colpo duro. Per questo hanno fatto molto piacere i gesti di solidarietà di Belgrado e Sarajevo, dove in serata si è applaudito agli zagabresi. Un gesto che ha certamente riscaldato il cuore di tanti qui in Croazia. Ieri pomeriggio, peraltro, anche il nostro anziano vicino di casa aveva in parte ripreso il suo solito buonumore e ricordava il terremoto di Skopje del 1963 e le nuove regole per l’edilizia che furono allora approvate in Jugoslavia. Sono certo che oggi, come se non fosse successo nulla, si rimetterà a costruire la ringhiera che sta montando in giardino. Un paio di giorni fa, in tutta trasparenza, ha detto a me e mia moglie, facendoci l’occhiolino: “Devo rendere questo spazio più sicuro, perché mi aspetto che arrivi un bambino qui presto!”. La tenacia degli zagabresi è insomma dura a morire e passerà anche il terremoto, ai tempi della pandemia.
AGGIORNAMENTO 24 marzo 2020: Dopo la pubblicazione di questo articolo, l'ospedale di Zagabria ha fatto sapere che purtroppo la ragazza di 15 anni rimasta gravemente ferita durante il terremoto è deceduta. il numero complessivo dei feriti è salito a quota 27.
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