Sali in macchina e vai al supermercato. Riempi il baule di pasta, riso, pomodori, insalata, costate di manzo, branzino, latte e cioccolato. Poi vai in discarica e getta via tutto. Una follia? Secondo uno studio europeo, lo stiamo già facendo.
Quasi 1 miliardo di persone malnutrite e una popolazione mondiale proiettata verso i 10 miliardi di individui nel 2050: bastano questi due dati a dimostrare come il problema dell’accesso al cibo sia preoccupante, sia nell’attualità sia in prospettiva. In un recente rapporto, il Parlamento Europeo ha voluto sottolineare come una delle possibili strade per aumentare la disponibilità mondiale di cibo sia ridurne drasticamente lo spreco nei paesi “sviluppati” e “in via di sviluppo”.
Il concetto teorico di spreco di cibo non è definito in modo univoco nella comunità scientifica. La FAO distingue tra “perdite alimentari” e “spreco alimentare”: il primo è il cibo perso nella filiera di produzione e trasformazione, il secondo è il cibo gettato dalla distribuzione e dai consumatori.
Mentre nei paesi di sviluppo lo spreco avviene per lo più proprio a livello di produzione/trasformazione, soprattutto a causa delle condizioni climatiche e del suolo, di epidemie e parassiti, e dell'inadeguatezza dei sistemi di conservazione, nei paesi sviluppati invece, dove un migliore sistema di stoccaggio/trasporto permette ad una più grande quantità di alimenti di raggiungere il mercato, sono i consumatori finali a sprecare la maggior quantità di cibo.
Siamo tutti colpevoli
Nella fase finale dell’economia alimentare, quella del consumatore, gli esperti individuano tre grandi tendenze globali alla base dello spreco di cibo:
- La migrazione della popolazione dalle campagne alle città, che allunga la catena produttiva e il numero di passaggi tra produzione e consumo.
- Il cambiamento del regime alimentare dovuto all’aumento della disponibilità economica, con il passaggio da una dieta basata sui cereali ad una composta da carne, pesce e frutta e verdura fresca, alimenti che deteriorano più rapidamente.
- L’aumento del commercio su vasta scala, anche mondiale, e la diffusione della grande distribuzione a scapito dei piccoli rivenditori.
Inoltre, la cultura consumistica moderna ha imposto più elevati standard estetici delle merci, con il risultato che una maggior quantità di cibo risulta indeguata e diventa scarto. Infine, si sono diffuse cattive abitudini tra i cittadini stessi, quali la preparazione di porzioni eccessive rispetto al reale bisogno o l’acquisto di quantità superiori dettate dalle offerte promozionali.
Spazzatura UE
Secondo le stime del rapporto, in Europa si sprecano annualmente circa 89 milioni di tonnellate di cibo, circa 180kg pro capite. Le famiglie sono le prime responsabili dello spreco di cibo (42% del totale), seguite dal comparto della produzione/trasformazione agroalimentare (39%), dalla ristorazione (14%) e, infine, dalla distribuzione (5%). Tra i membri UE, i paesi più negligenti sono Paesi bassi, Belgio, Cipro ed Estonia, mentre Slovenia, Malta, Romania, Grecia e Repubblica Ceca i paesi più virtuosi.
Sebbene la tendenza generale abbia indicato negli ultimi anni una diminuzione dello spreco di cibo totale (-24% tra il 2004 e il 2010), peggiora il dato dello spreco domestico (+58%) che, combinato con l’aumento della popolazione, induce gli studiosi a prospettare un record negativo di cibo sprecato pari a 126 milioni di tonnellate nel 2020.
Impatto sull’ambiente e sull’economia
Lo spreco di cibo non significa solo alimenti destinati a marcire, ma anche dispersione di energia, acqua e superficie produttiva. Si calcolano essere 170 milioni le tonnellate di CO2 immesse nell’atmosfera per la produzione e lo smaltimento di cibo destinato alla discarica invece che alla tavola. 440.000 chilometri quadri di superficie coltivabile può essere salvata riducendo del 30% la quantità di cibo sprecato nei paesi in via di sviluppo. Stime del rapporto indicano in 183 miliardi di euro il potenziale risparmio mondiale globale entro il 2030.
UE: obiettivi e interventi
L’obiettivo dichiarato è dimezzare lo spreco entro il 2020. L’Unione spinge i suoi paesi membri ad intervenire attraverso:
- Campagne di consapevolezza rivolte ai cittadini
- L’avvio di collaborazioni con produttori e distributori per ottimizzare il sistema e ridurre così gli sprechi.
- L’avviamento di circuiti virtuosi di recupero del cibo altrimenti destinato alla spazzatura (ad esempio attraverso il progetto 5000 meals o l’italiano Last Minute Market).
Il Parlamento Europeo ha dichiarato il 2014 “Anno della lotta allo spreco alimentare”.
Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea, nel quadro dei programmi di comunicazione del Parlamento Europeo. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto BeEU - 8 Media outlets for 1 Parliament.
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