Lo scorso 22 maggio a Bruxelles l'incontro tra il primo ministro armeno Pashinyan e il presidente dell'Azerbaijan Aliyev. È il secondo mediato da Bruxelles in vista di un trattato di pace tra i due paesi. Una lettura dell'incontro attraverso le dichiarazioni del presidente del Consiglio europeo Charles Michel
(Pubblicato originariamente da OC Media il 24 maggio)
“I leader dei due paesi hanno concordato di portare avanti i colloqui sul futuro trattato di pace che regola le relazioni interstatali tra Armenia e Azerbaijan. I team guidati dai ministri degli Esteri porteranno avanti questo processo nelle prossime settimane", si legge in una dichiarazione ufficiale di Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, che ha ospitato l'incontro il 22 maggio.
Secondo la dichiarazione di Michel, lui e i due leader del Caucaso meridionale hanno "concordato di rimanere in stretto contatto e si incontreranno nuovamente nello stesso formato entro luglio-agosto".
La dichiarazione di Charles Michel ha scatenato l'indignazione in Armenia, in particolare per il modo in cui si è riferito alla popolazione armena del Nagorno Karabakh. Nella sua dichiarazione Michel ha infatti scritto di aver "sottolineato a entrambi i leader la necessità di occuparsi dei diritti e della sicurezza della popolazione di etnia armena del Karabakh".
“L'uso di ‘Karabakh’ in contrapposizione a ‘Nagorno Karabakh’, come fatto in precedenti dichiarazioni di Michel, corrisponde all'agenda azera", ha dichiarato Tigran Grigoryan, analista politico di Yerevan, in un'intervista a RFE/RL. Dopo la seconda guerra del Nagorno Karabakh, il presidente dell'Azerbaijan Ilham Aliyev ha ripetutamente affermato che "non esiste alcun Nagorno Karabakh" e che la regione fa parte della "regione azera del Karabakh".
In una conversazione telefonica con il Presidente turco Erdoğan avvenuta il 23 maggio, Aliyev ha anche affermato che durante l'incontro trilaterale le parti hanno concordato l'apertura del "corridoio Zangazur" che attraverserebbe il territorio armeno e collegherebbe le regioni occidentali dell'Azerbaijan con l'exclave di Nakhichevan, nonché la costruzione di ferrovie e autostrade lungo quella tratta.
Dopo i commenti di Aliyev a Erdoğan, i funzionari armeni hanno pubblicamente contestato l'affermazione che sia stato raggiunto alcun accordo. “Non ci possono essere corridoi stradali o comunicazioni di trasporto sul territorio dell'Armenia - ha dichiarato il segretario del Consiglio di sicurezza nazionale armeno, Armen Grigoryan - tutti gli accordi raggiunti a Bruxelles riguardano la riapertura dei collegamenti di trasporto [al confine]".
Invece secondo la dichiarazione di Charles Michel, Pashinyan e Aliyev "hanno concordato i principi per regolare il transito tra Azerbaijan occidentale e il Nakhichevan". Non ha fornito ulteriori dettagli.
La commissione bilaterale per i confini, uno dei temi principali del precedente vertice tra Pashinyan e Aliyev a Bruxelles, si riunirà "nei prossimi giorni", si legge ancora nella dichiarazione. Lo staff della commissione sarà guidato dal vice primo ministro armeno Mher Grigoryan e dal vice primo ministro azero Shahin Mustafayev.
Continuano le proteste a Yerevan
L'incontro si è svolto in un contesto di proteste ininterrotte in Armenia, guidate dai partiti di opposizione e dai loro sostenitori. I manifestanti chiedono le dimissioni del primo ministro Pashinyan, che in parlamento ha affermato che l'Armenia deve "abbassare i toni" sullo status del Nagorno Karabakh nei negoziati internazionali. Il commento, pronunciato in un discorso del 13 aprile in parlamento, è stato interpretato da molti come un passo indietro rispetto alla richiesta di riconoscimento dell'indipendenza del Nagorno Karabakh.
“Ciò che sta accadendo è dovuto anche al fatto che il governo armeno ha costantemente indebolito le nostre tesi di rilevanza storica, a partire dal fatto che l'integrità territoriale dell'Azerbaijan non ha nulla a che fare con l'Artsakh [Nagorno Karabakh]", ha scritto su Facebook l'ex difensore dei diritti umani dell'Armenia, Arman Tatoyan, che ha criticato duramente il governo Pashinyan.
Anche le autorità armene del Nagorno Karabakh hanno criticato il vertice di Bruxelles e i commenti di Pashinyan sulla questione dello status della regione, affermando che "qualsiasi status" sotto il controllo azero è "inammissibile".
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