Il nuovo commissario europeo per la politica regionale e di coesione, Raffaele Fitto, è responsabile di un terzo del bilancio UE. Le sue priorità per gli investimenti da fare nel prossimo decennio: semplificazione, condizionalità, allargamento
Il 2028 è meno lontano di quanto si possa pensare, soprattutto se si parla della politica di coesione dell'Unione europea. Ancor più se la Commissione europea insediatasi il 1° dicembre di quest'anno è chiamata a presentare la sua proposta per il Quadro finanziario pluriennale 2028-2034 – ovvero il bilancio settennale dell'UE – entro la prima metà del 2025.
A fianco alla presidente Ursula von der Leyen e al commissario per il bilancio Piotr Serafin, un ruolo chiave lo svolgerà il membro italiano della Commissione: Raffaele Fitto, vicepresidente e responsabile per la politica regionale e di coesione e per le riforme. "La politica di coesione dovrà rimanere centrale ed essere adeguatamente finanziata, con un migliore allineamento alle priorità dell'Unione e preservando i suoi principi cardine: approccio territoriale, governance multilivello e partenariati", ha messo in chiaro Fitto durante la sua audizione di conferma al Parlamento europeo lo scorso 12 novembre.
Mentre si attende la proposta della Commissione sul nuovo bilancio e i nuovi fondi di coesione – su cui Fitto si è impegnato a lavorare fianco a fianco con gli eurodeputati – è utile osservare i temi più urgenti e le dichiarazioni rilasciate dal nuovo responsabile per questa politica europea, che coi suoi vari fondi muove attualmente circa un terzo del bilancio complessivo dell'Unione.
Le priorità per il futuro della coesione
Davanti al Parlamento europeo, Raffaele Fitto si è detto intenzionato a cercare un rapporto più stretto con le autonomie locali e le regioni, così da garantire "un ruolo centrale ai territori". Come indicato nella lettera d'incarico della presidente von der Leyen, il nuovo commissario per la politica regionale e di coesione dovrà prestare "particolare attenzione al dialogo con le parti interessate e al coinvolgimento delle autorità regionali e locali", per garantire che gli abitanti "di città, comunità costiere o aree rurali" abbiano "reali opportunità di guidare la crescita e la produttività" in tutta l'Unione.
Per arrivare a questo obiettivo, Fitto ha individuato nella semplificazione uno dei punti su cui si concentrerà maggiormente il suo lavoro, proprio nell'ottica del Quadro finanziario pluriennale 2028-2034.
"Ci serve una politica di coesione moderna e rafforzata per la crescita, con le regioni al centro, e questo significa che deve essere semplificata": vale a dire che "deve essere più flessibile e gli oneri amministrativi [devono essere] ridotti". In ogni caso il vicepresidente della Commissione ha assicurato il mantenimento di "metodi stringenti di valutazione e monitoraggio, per garantire efficienza, trasparenza e rendicontazione".
È qui che si inserisce uno dei punti più delicati per il futuro della politica europea di coesione. "È necessario imparare anche da altri strumenti, come il Next Generation EU [il programma alla base del PNRR, ndr]", ha anticipato Fitto. In altre parole la Commissione europea sarebbe propensa a estendere alla politica di coesione l’approccio usato per la definizione dei programmi e l’assegnazione delle risorse del PNRR, che ha portato a centralizzare le decisioni nelle capitali dei 27 paesi membri.
Al Parlamento europeo Raffaele Fitto ha però assicurato che pensa solamente a un collegamento più stretto tra gli investimenti europei e le riforme a livello nazionale: il Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Recovery and Resilience Facility), a suo dire, è stato "efficace nel supportare le priorità dell'Ue, le necessarie riforme strutturali, la coesione e la crescita per le prossime generazioni".
Consapevole di chi paventa il rischio di un'eccessiva centralizzazione della politica di coesione – da sempre caratterizzata, al contrario, da un forte coinvolgimento delle autorità regionali e locali –, Fitto ha dichiarato che "il coinvolgimento a livello locale e regionale deve essere migliorato" rispetto a quanto accaduto con i Piani nazionali di ripresa e resilienza.
L'allargamento a nuovi Paesi membri sarà una delle questioni più pressanti per la nuova Commissione e il nuovo Parlamento europei, anche per il suo eventuale impatto sul bilancio comune e sui fondi di coesione nello specifico. Già nella lettera di incarico di von der Leyen a Fitto compare l'invito a considerare il futuro della politica di coesione "in un'Unione più ampia" e a riflettere su come "accelerare la convergenza istituzionale per i Paesi candidati".
Nella sua audizione al Parlamento europeo Fitto ha parlato dell'allargamento dell'UE come "il tema più grande che abbiamo di fronte" nella sua area di responsabilità. L'ingresso di nuovi membri inciderà inevitabilmente sui criteri di ripartizione dei fondi di coesione, rischiando di penalizzare i Paesi che ne sono attualmente beneficiari. Servono allora "scelte decisive", ha dichiarato Fitto: "È inimmaginabile parlare di allargamento pensando di usare le risorse attualmente disponibili".
Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto "Cohesion4Climate" cofinanziato dall’Unione europea. L’UE non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto; la responsabilità sui contenuti è unicamente di OBCT.
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