Un recente studio di Greenpeace conferma che viaggiare in aereo è spesso molto più economico che viaggiare in treno. La colpa ricade principalmente sulle compagnie aeree low cost (e sui governi che ne agevolano l’azione), che con pratiche scorrette scaricano costi ambientali, economici e sociali su lavoratori e cittadini
Se chiediamo a un amico o un parente quale mezzo utilizzerà per il prossimo viaggio, è molto probabile che la risposta sia l’aereo. Il motivo di questa scelta è quasi sempre dovuto a offerte che stracciano qualsiasi alternativa, in particolare il treno. Nonostante i collegamenti ferroviari tra paesi europei siano parecchi e in aumento, e per molte tratte medio-brevi esistano valide alternative ferroviarie al viaggio in aereo, spesso il prezzo del biglietto convince il viaggiatore a optare per quest’ultimo.
Un recente studio di Greenpeace ha confrontato i prezzi dei biglietti aerei e ferroviari per 112 tratte campione all’interno dell’Europa. Per ciascuna tratta, sono stati analizzati i prezzi per viaggi da realizzare in tre diverse giornate nel breve termine, tre nel medio termine e tre nel lungo termine. Nel 71% dei casi il prezzo del viaggio in aereo risulta mediamente più economico. Solo su 23 tratte (il 21%) i treni hanno un costo quasi sempre più accessibile rispetto alla controparte aerea, ma nella metà dei casi i tempi di percorrenza o il numero di cambi rendono il viaggio sproporzionatamente lungo.
La principale preoccupazione di Greenpeace riguarda il grave impatto dei viaggi in aereo sull’inquinamento atmosferico e la crisi climatica. Our World in Data stima che l’impronta climatica prodotta da un passeggero di un volo domestico sia sei volte più alta rispetto a quella relativa allo stesso viaggio fatto in treno. Il rapporto cresce addirittura a 26:1 se si confrontano le emissioni generate per i voli brevi e per i viaggi ferroviari internazionali. L'inquinamento di un volo breve, se misurato in base alle emissioni per chilometro percorso, è superiore anche a quello di un volo a lungo raggio, poiché decollo e atterraggio sono le fasi di volo più inquinanti. Proprio per colpa dei voli brevi, il trasporto aereo è la fonte di emissioni di gas serra legata ai trasporti che sta aumentando di più all’interno dell'Ue. Molta responsabilità ricade sulle compagnie aeree low cost: Ryanair è infatti la compagnia aerea europea che ha inquinato di più nel 2022 .
Le low cost inquinano tanto perché la loro rete di collegamenti brevi è fittissima: l’80% delle tratte ferroviarie coperte dalla ricerca di Greenpeace è servito anche da un volo diretto. Esistono poi dei casi (circa il 12% tra quelli analizzati) in cui persino i voli brevi che includono uno scalo rimangono più convenienti della ferrovia. Si parla ad esempio di Lussemburgo-Milano via Londra, o di Budapest-Parigi via Bergamo. Secondo Greenpeace, questo tipo di soluzioni causano emissioni di gas serra fino a 10 volte superiori ai già molto inquinanti voli brevi diretti.
Il vero prezzo dei biglietti aerei
Se si compra il biglietto il giorno stesso del viaggio, il treno per viaggiare tra Barcellona e Londra costa 384 euro. Quello aereo 12,99. È questa la tratta tra quelle analizzate da Greenpeace dove la differenza di prezzo tra biglietto aereo e ferroviario è più alta: ben 30 volte tanto. A fronte di tale differenza, anche l’ambientalista più accanito rischia di trovarsi di fronte a una scelta piuttosto forzata. La differenza di prezzo media non arriva a toccare rapporti così sproporzionati, ma è comunque sbilanciata: un viaggio in treno tende a costare il doppio dello stesso viaggio in aereo. Se il biglietto è acquistato con un mese di anticipo, il treno arriva a costare, in media, 2,5 volte più dell’aereo.
Ma com’è possibile che i biglietti aerei costino così poco? Le cause sono molteplici. Innanzitutto, le compagnie aeree godono di vantaggi fiscali non indifferenti: l’ONG Transport and Environment ha stimato che nel solo 2022 le compagnie aeree europee abbiano risparmiato complessivamente 20,5 miliardi di euro per l’esenzione dall'imposta sui carburanti e dall'ETS (l’Emission Trading Scheme dell'Unione europea), più 18,8 miliardi per l’esenzione dalle imposte sul valore aggiunto. Per di più, molte compagnie aeree low cost eludono il fisco mettendo in piedi strutture societarie intricate o registrando la propria società in Paesi a bassa tassazione come Malta e Irlanda. Le compagnie ferroviarie, invece, pagano normalmente le tasse sull'energia, l’IVA e pedaggi ferroviari molto costosi nella maggior parte dei Paesi in cui operano.
Inoltre, il vero prezzo di un biglietto aereo dal costo stracciato è in molti casi pagato dai lavoratori delle compagnie low-cost. Quest’ultime infatti riducono gli staff all’osso, pagano salari inadeguati, offrono contratti di lavoro freelance invece che fissi, se assumono lo fanno in Paesi che offrono scarse tutele in tema di diritti dei lavoratori e si oppongono veementemente a qualsiasi rappresentazione sindacale. Ma a volte sono gli stessi clienti a ritrovarsi a pagare un prezzo più alto di quello che li aveva inizialmente spinti ad acquistare il biglietto aereo, per via dell’imposizione ad esempio di tariffe extra per ogni tipo di servizio aggiuntivo o delle politiche di tolleranza-zero nel caso di errori spesso insignificanti - come quelli che riguardano il peso del bagaglio - commessi dal cliente.
Dove il treno costa di più (e dove meno, con l’inghippo)
Per quanto riguarda il mercato ferroviario la situazione cambia: scarsa concorrenza e costi di investimento sulla rete sono spesso scaricati direttamente sul cliente, facendo lievitare il prezzo del biglietto. Secondo i dati raccolti da Greenpeace, i paesi dove il treno costa di più se comparato agli aerei si trovano principalmente in Europa occidentale. Nel Regno Unito e in Spagna prendere un treno costa in media quattro volte tanto quanto prendere un aereo; in Belgio, Francia, Italia e Austria almeno due volte. Pur rimanendo quasi sempre meno convenienti rispetto all’aereo, i treni nei paesi dell’Europa centrale e orientale sono più economici - a fronte, tuttavia, di servizi più lenti e scadenti e tratte mal collegate.
I paesi del sud-est europeo, in particolare, presentano una situazione piuttosto singolare rispetto al resto del continente. Dal 2019 la Grecia ha sospeso tutte le connessioni ferroviarie con l’estero e la rete interna è economica ma poco estesa, segno dell’isolamento del paese e degli scarsi investimenti nel sistema ferroviario. In Bulgaria i treni transfrontalieri diretti sono solo due, ovvero quelli che collegano la capitale con Istanbul (per il quale non è possibile prenotare biglietti online) e con Bucarest. Quest’ultimo è attivo solo tra giugno e settembre e i prezzi sono abbordabili anche rispetto alle alternative via aereo, ma negli altri mesi dell’anno sono necessari due cambi e 10 ore di viaggio per percorrere poco più di 300 km.
Nel suo report, Greenpeace fa notare come la Bulgaria rappresenti uno dei casi più significativi per i quali tariffe ferroviarie basse siano funzionali a offrire una valida alternativa all’aereo, ma insufficienti se la qualità del servizio è scadente e incostante. Infine, la Romania ha un sistema ferroviario economico ma al contempo antiquato e lento. I voli low cost rimangono comunque più economici del treno per quanto riguarda la maggior parte dei collegamenti transfrontalieri, mentre i treni domestici costano poco rispetto all’aereo ma comportano tempi di percorrenza lunghissimi, anche di oltre 12 ore per attraversare il paese.
Cosa deve cambiare
Nonostante in Europa le alternative via rotaia per molte tratte aeree esistano , e in molti casi comportino tempi di percorrenza ragionevoli, se i prezzi rimangono quelli di oggi i turisti e i cittadini europei continueranno a prediligere il mezzo di trasporto più economico, ovvero l’aereo. Il viaggio in treno comporta poi alcuni altri ostacoli, su tutti la difficoltà di prenotare viaggi transfrontalieri da compagnie ferroviarie diverse dato che non esiste un sistema unico di prenotazione a livello europeo.
Perché cambi davvero qualcosa i governi dovrebbero smettere di sostenere il traffico aereo a discapito di quello ferroviario (e dei diritti di lavoratori delle compagnie low cost), rendendo quest’ultimo più accessibile. Oltre a una netta inversione di tendenza per quanto riguarda sussidi ed esenzioni fiscali, Greenpeace propone l’introduzione di un “biglietto climatico” che permetta ai cittadini europei di viaggiare agevolmente e a basso costo nel proprio Paese e in tutta Europa. Germania, Austria, Ungheria e Slovenia hanno già adottato soluzioni simili, con successo, a livello nazionale, ma perché si riducano davvero traffico aereo ed emissioni sono necessarie soluzioni su ampia scala.
Questo articolo è pubblicato in associazione con lo European Data Journalism Network ed è rilasciato con una licenza CC BY-SA 4.0
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