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Il “Sogno georgiano” di Ivanishvili ha il controllo del governo, ma Saakashvili rimane presidente e il suo Movimento nazionale unito controlla molte amministrazioni locali. Tre mesi di governo, tra riforme e non-riforme, un'amnistia e arresti contestati

16/01/2013 -  Tengiz Ablotia Tbilisi

Nei tre mesi scarsi trascorsi dall'avvento al potere del "Sogno georgiano" guidato da Bidzina Ivanishvili sono successe molte cose nuove e interessanti. L'euforia post-elettorale è finita e il "Sogno georgiano" ha cominciato ad amministrare lo stato. Il sistema istituito dal Movimento Nazionale Unito di Saakashvili non ha subito cambiamenti; il nuovo governo sta cercando di mantenere il controllo del paese ed evitare il caos. I nuovi ministri hanno lasciato il sistema praticamente invariato, facendo anche alcune delle cose per cui avevano fortemente criticato il Movimento Nazionale: ad esempio, il ministero delle Finanze sta portando avanti le verifiche fiscali sulle piccole e medie imprese che tanto aveva criticato durante la campagna elettorale.

Le agenzie governative sono rimaste le stesse: ad esempio, durante la campagna elettorale il "Sogno georgiano" aveva promesso di scindere il ministero degli Interni in due ministeri (Interni e Sicurezza statale). Questo perché, si diceva, la combinazione di queste due strutture dal 2004 aveva reso il ministero talmente potente da farlo assomigliare all'NKVD staliniano. Tuttavia, una volta giunto al potere, il nuovo ministro ha mantenuto la precedente struttura, senza neppure eliminare le sezioni maggiormente accusate di spiare la popolazione, fare pressioni sull'opposizione, interferire nel mondo degli affari e così via: il Dipartimento di sicurezza costituzionale e il Dipartimento operazioni speciali hanno cambiato solo il nome.

Simile la situazione negli altri enti statali. Quel che è cambiato è che il sistema è diventato meno rigido, il governo interviene meno nell'imprenditoria, la polizia si comporta con maggiore criterio rispetto al passato, nelle prigioni vi è più rispetto per i diritti dei detenuti e così via.

Dal punto di vista politico, invece, la situazione è molto meno tranquilla.

La coabitazione impossibile

La parola attualmente più alla moda in Georgia è ”coabitazione”, ovvero una situazione in cui il potere è principalmente in mano a una forza politica, ma ve ne un'altra che continua ad avere il controllo a vari livelli. Una situazione che per il momento in Georgia non sta funzionando.

Il "Sogno georgiano" controlla governo e parlamento. Nonostante secondo la Costituzione attuale il capo di stato sia il leader dell'opposizione Mikheil Saakashvili, in realtà quest'ultimo non partecipa al governo. Questo perché la legittimazione del suo "Movimento nazionale" è molto bassa dopo la sconfitta alle parlamentari d'ottobre e il presidente è percepito come una "anatra zoppa", che deve solo arrivare alla fine del suo mandato presidenziale nell'ottobre del 2013. Negli ultimi due mesi e mezzo, ha usato una volta sola i propri poteri costituzionali per porre il veto alla legge sull'amnistia che prevede il rilascio di 3500 carcerati, veto che il Parlamento ha quindi dovuto superare.

Il sindaco di Tbilisi Gigi Ugulava, alleato di Saakashvili, è stato eletto nel 2010 e il suo mandato scade solo nel 2014. Le nuove autorità hanno cercato di fargli dare volontariamente le dimissioni, tentando di scovare elementi per comprometterlo e aprendo procedimenti penali nei confronti di funzionari e uomini d'affari a lui vicini. Ma a quanto pare non hanno trovato niente di abbastanza grave, e Tbilisi è ancora controllata dal Movimento nazionale.

Più complessa la situazione delle regioni, dove i “sognatori” protestano di fronte alle sedi delle autorità locali per ottenere la sostituzione delle amministrazioni controllate dal Movimento nazionale unito. Il governo si astiene dimostrativamente dall'intervenire, per lo scontento di opposizione e comunità internazionale: il fatto che il "Sogno" di Ivanishvili abbia vinto le elezioni parlamentari del 2012 non può automaticamente annullare il risultato delle elezioni locali del 2010.

Amnistia politica

Una delle promesse del "Sogno georgiano" durante la campagna elettorale è stato il cosiddetto ripristino della giustizia, ovvero l'arresto dei funzionari coinvolti in pressioni su imprese e avversari politici, arresti illegali, corruzione e così via. Una volta salito al potere, il nuovo governo ha avviato questo processo con numerosi arresti, ma fin da subito ci sono stati problemi seri.

In primo luogo, i reati in questione si sono rivelati di marginale importanza: una rissa tra ubriachi in un ristorante, abusi sui subordinati, appropriazione indebita di tre tonnellate di benzina, e altri comportamenti senz'altro nocivi alla reputazione degli imputati, ma non così gravi da giustificare un arresto. Infatti, su oltre 100 ex funzionari interrogati, solo una quindicina sono ora agli arresti, mentre gli altri sono stati rilasciati su cauzione. Allo stesso tempo, proprio per la scarsa consistenza delle accuse, i rappresentanti del Movimento nazionale unito accusano il governo di persecuzione politica.

Nel contesto attuale quindi, benché stiano emergendo alcuni scandali relativi al precedente governo, la situazione non sta giovando al “Sogno georgiano” di Ivanishvili, che non sta riuscendo a confermare in sede legale l'immagine del regime sanguinario che ha saccheggiato miliardi di dollari, al centro della campagna elettorale. Inoltre, gli arresti hanno goduto di breve popolarità nell'elettorato moderato del “Sogno”, che ora dimostra una certa stanchezza verso la questione: alla maggior parte degli elettori stanno a cuore soprattutto le questioni sociali.

Il primo ministro Ivanishvili ha lanciato una nuova iniziativa: un'amnistia politica per tutti i funzionari del precedente governo che non hanno avuto parte in reati contro la persona come tortura, omicidio e così via. Chi ha commesso reati finanziari dovrà rifondere i danni, ma non andrà in galera.

Si lavora anche su modifiche costituzionali che permettano al presidente di sciogliere il parlamento, ma non il governo: ad oggi, in determinate circostanze, il presidente può sciogliere sia governo che parlamento, e quindi nominare un nuovo governo a sua discrezione. Per il Movimento nazionale questi cambiamenti sono solo una perdita di tempo, perché ad ottobre si terranno nuove presidenziali e Saakashvili non avrebbe nessun interesse a indire nuove parlamentari in una fase in cui comunque "Sogno georgiano" potrebbe vincere facilmente. I “sognatori” stessi sono convinti che Saakashvili non abbia questa intenzione, ma preferiscono tutelarsi, per ogni evenienza.


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