Tbilisi, Georgia, proteste anti governative © k_samurkas/Shutterstock

Tbilisi, Georgia, proteste anti governative © k_samurkas/Shutterstock

Desiderio di cambiamento, accompagnato dal fondato timore di un'ulteriore stretta sulla società civile. Così la pensano i leader del sindacato indipendente Labor, in Georgia, che abbiamo incontrato a Tbilisi dopo le elezioni dello scorso 26 ottobre

05/11/2024 -  Francesco Brusa Tbilisi

Dalla piazza di fronte al parlamento su viale Rustaveli alle tende degli impiegati dell’azienda Evolution Gaming in sciopero nel quartiere Didube di Tbilisi: per il sindacato indipendente Labor , in Georgia, lotte sul lavoro ed elezioni sono in stretta connessione.

“Molta gente non se ne rende conto, ma la legge sugli agenti stranieri [con riferimento a un provvedimento che impone numerose restrizioni alle organizzazioni della società civile che ricevono almeno il 20% dei propri fondi dall’estero, ndr] non avrà conseguenze solo per le Ong”, dicono i due leader sindacali Tamar Ansiani e Giorgi Diasamidze dalla loro roulotte in presidio permanente su via Mekanizatsia, dove dal luglio scorso sono presenti centinaia di dipendenti a protestare davanti all’ingresso della fabbrica.

La sera prima, invece, avevano risposto alla chiamata della presidente del paese Salomé Zourabichvili e si sono uniti alle decine di migliaia di persone che per le strade del centro contestano i risultati del contro il voto di domenica scorsa, che ha visto trionfare nuovamente Sogno Georgiano in mezzo ad accuse di brogli e intimidazioni.

“Abbiamo fatto campagna contro il partito di governo nei contesti in cui siamo presenti”, spiegano Ansiani e Diasamidze, specificando tra l’altro che alcuni membri del sindacato si sono registrati come osservatori presso i seggi. “Da una parte, le politiche repressive come la legge sugli agenti stranieri limitano le nostre iniziative sindacali. Dall’altra, siamo anche convinti che un maggiore avvicinamento all’Europa potrebbe portare benefici sui luoghi di lavoro, dall’aumento dei salari a una maggiore garanzia di negoziazione fino a un miglioramento del codice vigente”.

Un problema sullo sfondo

La situazione del mercato del lavoro in Georgia non si può definire rosea: il tasso di disoccupazione è un problema costante fin dagli anni ‘90 (in diminuzione nell’ultimo decennio ma comunque attorno al 14%, un numero significativamente alto anche in ottica globale), un salario medio che è andato crescendo ma che non sta al passo con l’inflazione e una forte dipendenza dalle rimesse dei cittadini all’estero (che costituiscono circa il 15% dell’economia totale).

L’invasione russa in Ucraina ha rimescolato un po’ le carte, portando a un netto incremento dell’immigrazione, dunque di potenziale manodopera, e a un boom di aperture di nuove imprese spesso da parte di chi arriva dall’estero.

“Purtroppo per la maggior parte della popolazione georgiana le questioni economiche e lavorative non vengono interpretate come questioni politiche”, afferma un altro leader del sindacato Labor, Giga Bekauri, impegnato negli ultimi tempi a sostenere lo sciopero della fame portato avanti dagli abitanti del villaggio di Shukruti (dove l’attività di una delle più grandi miniere di manganese al mondo sta provocando pesanti danni sociali e ambientali), che per circa due mesi sono rimasti in presidio davanti al parlamento.

“Qualcosa almeno a livello retorico sta cambiando (alcuni partiti hanno inserito nel loro programma sussidi per la disoccupazione e misure di protezione dell’ambiente), l’opposizione parla poco di questi temi e Sogno Georgiano ha buon gioco ad accusare i suoi avversari: dice che non si interessano delle difficoltà della gente comune. Invece, è proprio sul piano sociale e dello sfruttamento lavorativo che andrebbe contestato il governo”, afferma Bekauri.

Il fondatore e leader di Sogno Georgiano Bidzina Ivanishvili è l’uomo più ricco del paese e possiede un patrimonio pari al 20% del Pil nazionale. Secondo diverse inchieste tra cui i report di Transparency International, grazie a una rete di compagnie off-shore a lui legate controlla, direttamente o indirettamente, più di 70 associazioni e imprese presenti sul territorio della Georgia a cui si aggiunge l’influenza su una fetta delle istituzioni.

Uno stato di fatto che non solo pone dubbi sul grado di democraticità della vita politica nella repubblica caucasica, rispetto al quale infatti si consuma un perenne scontro fra governo, piazze e opposizioni, ma che ha anche conseguenze sulla possibilità d’azione di sindacati e lavoratori.

“Tantissimi datori di lavoro hanno connessioni con Sogno Georgiano”, confermano Ansiani e Diasamidze, aggiungendo che in molti dei settori in cui sono presenti (tessile, corrieri del cibo e agricoltura, oltre all’industria videoludica) non è raro ricevere minacce d’arresto o subire intimidazioni da parte di gruppi violenti, probabilmente al soldo delle aziende. “Ma, soprattutto, siamo oggetto di continue diffamazioni: cercano di screditarci agli occhi dei dipendenti, dicendo che siamo pagati da qualcuno e che non facciamo le cose nei loro interessi. È anche per questo che pensiamo che un cambio di leadership nel paese sia importante”.

Incognite sul futuro

Dalle centinaia di impiegati in sciopero dell’azienda svedese Evolution Gaming alle proteste contro il progetto di impianto idroelettrico della turca Enka Renewables nella valle del Rioni, fino ai minatori e abitanti di Shukruti o alle ipotesi di speculazione che gravano sullo storico mercato Dezeerter Bazar a Tbilisi: ragionando ancora sul voto e sulla crisi politica che si è aperta, Bekauri ripercorre come in una sorta di cahier de doléances i diversi conflitti che attraversano il paese.

“Credo che una volta consolidato nuovamente il potere, inizieranno ad aumentare la pressione su tutti questi contesti”, dice, lamentando il fatto che la capacità di contrastare tali processi da parte della popolazione sembra al momento limitata, sia perché i movimenti sociali sono talvolta ancora a uno stato embrionale sia perché anche l’opposizione spesso non vede di buon occhio questo tipo di lotte.

Ansiani e Diasamidze, dal canto loro, raccontano di come non sempre sia semplice organizzare dipendenti e lavoratori: le persone, oltre a subire il ricatto di una possibile perdita del posto, tendono a essere diffidenti verso le forze sindacali. In questo senso, la partita che si sta giocando ai cancelli della Evolution può certamente rappresentare un esempio virtuoso per il futuro.

Prosegue Bekauri: “Abbiamo bisogno di tempo, ci serve dello spazio per respirare. Può essere che Sogno Georgiano, anche se dovesse essere confermata la sua vittoria alle elezioni, faccia qualche passo indietro e si trovi costretto a rinegoziare alcune delle sue posizioni più intransigenti. Ma, guardando a ciò che è successo negli ultimi due anni, è probabile che la stretta sulla società civile sia destinata a intensificarsi. La si sente arrivare”.

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