Una televisione in Caucaso

Una televisione sulle montagne del Caucaso (goldenknabe/flickr )

“Pervyj Kavkazskij” (Primo Caucasico). Così si chiama il canale satellitare in lingua russa finanziato dal governo georgiano dedicato agli abitanti di tutto il Caucaso, ma non solo. Problemi di trasmissione, mancanza di giornalisti qualificati e l'opposizione di “Gazprom Media” non sembrano sufficienti a far desistere Tbilisi dal progetto

13/08/2010 -  Tengiz Ablotia Tbilisi

Secondo un recente annuncio, nei prossimi mesi riprenderanno a tutti gli effetti le trasmissioni del canale georgiano in lingua russa “Pervij kavkazskij” (PK, letteralmente, “Primo Caucasico”), nei fatti interrotte dal mese di maggio. L'obiettivo del canale non è comunque cambiato: fare informazione su quello che succede in Georgia e nel Caucaso non solo per chi abita nella regione, ma anche per tutti i Paesi dove ci sono persone che parlano russo.

Le origini

La convinzione della necessità di un canale in lingua russa indirizzato al pubblico estero aveva preso definitivamente forma dopo il conflitto russo-georgiano del 2008. Tbilisi non aveva avuto particolari problemi con l'opinione pubblica occidentale: i grandi media internazionali presentavano infatti anche il punto di vista georgiano, che in un modo o nell'altro aveva raggiunto il pubblico sia europeo che americano. Le cose erano andate molto diversamente nello spazio post-sovietico che, con l'eccezione dei paesi baltici, è dominato dai canali russi. Le regioni russofone hanno grande importanza per la Georgia, si tratti di Ucraina e Bielorussia, Asia Centrale o Caucaso meridionale, e a Baku e Yerevan, a raccontare ciò che si svolgeva in Georgia erano i canali russi NTV e ORT.

Inizialmente si era pensato semplicemente di estendere il segnale e portare sul satellite il preesistente canale “Alanija” (attualmente “Region TV”). Invece, su indicazione della dirigenza della radiotelevisione nazionale, si era poi deciso di creare una nuova rete che sarebbe diventata il terzo canale (dopo i due georgiani) dell'azienda televisiva statale. Indubbiamente l'obiettivo di questa operazione era una forma morbida, ma non per questo meno cristallina, di contro-propaganda (nonostante la direzione del nuovo canale abbia preso una netta posizione contro lo stesso termine “propaganda”). Così testimoniavano anche i programmi condotti da oppositori del potere russo come il giornalista Oleg Panfilov e la moglie dell'ex-presidente ceceno Alla Dudaeva.

In realtà, i programmi di entrambi erano di carattere umanitario-culturale e del tutto apolitici. Tuttavia, la loro stessa apparizione sugli schermi ha suscitato l'irritazione dei deputati della Duma. Le spiegazioni da parte georgiana non hanno sortito alcun effetto: anzi, in Russia si è rafforzata l'idea che PK sia un canale anti-russo, interamente dedicato a sabotare la pace inter-etnica e religiosa nel Caucaso del nord.

Problemi

Dopo l'avvio di PK il 4 gennaio, a partire dal 15 del mese erano iniziate anche le trasmissioni di prova sul satellite francese Eutelsat. Ma la prova non è durata molto: alla fine di gennaio, la direzione di Eutelsat ha deciso di chiudere PK che, assicurano i francesi, non aveva ancora firmato l'accordo per le trasmissioni permanenti. Motivazioni formali a parte, non vi è dubbio che sia stata la pressione esercitata dalla holding russa Gazprom Media a convincere Eutelsat a chiudere PK in cambio di un contratto molto più conveniente.

Per la rete georgiana, la diffusione del segnale su Eutelsat aveva un significato fondamentale: poiché i canali russi trasmettono sullo stesso satellite, gli spettatori di lingua russa avrebbero trovato il segnale di PK senza alcuna difficoltà e senza bisogno di reimpostare l'antenna. Inoltre, le tariffe offerte da Eutelsat erano più convenienti rispetto a quelle offerte da altri operatori satellitari.

La contesa giuridica fra la radio-televisione georgiana e Eutelsat si è conclusa il 12 luglio a Parigi, con la vittoria della compagnia francese. Di conseguenza, ora la rete georgiana sta cercando un nuovo satellite che, a parità di condizioni tecniche, sarà comunque più costoso.

Inoltre, a PK sono sorti seri problemi organizzativi e di palinsesto: dopo il successo iniziale, la programmazione è diventata sempre meno convincente, soprattutto perché in Georgia la tradizione giornalistica in lingua russa è praticamente sparita e il management soffre di un grave deficit di quadri qualificati. In conclusione, a maggio si è deciso di sospendere le trasmissioni fino all'insediamento di una nuova direzione. Formalmente la rete continua a lavorare con un piccolo gruppo che realizza montaggi d'informazione sul web, ma al momento senza un vero pubblico.

La situazione attuale

Al momento, la rete si trova in una fase di risoluzione di problemi tecnici e organizzativi. La direzione è passata in mano alla privata K1, fondata dall'attuale direttore generale, il giornalista britannico Robert Parsons. Fra i dirigenti ci sono altri due inglesi e un emigrato georgiano con cittadinanza britannica che ha lavorato 18 anni alla BBC.

Tutto fa sembrare che la direzione britannica abbia preferito che la gestione di PK fosse in mano a una compagnia privata per ottenere la massima indipendenza dall'azienda televisiva statale: agli inglesi, infatti, poco è piaciuta l'antica abitudine dei dirigenti televisivi georgiani di immischiarsi nell'attività redazionale. Ad oggi, PK rientra ancora ufficialmente all'interno delle strutture della televisione pubblica, che però nei fatti non ha voce in capitolo.

Fino a questo momento, il governo georgiano ha stanziato circa 4 milioni di dollari per il canale. I lavori di preparazione dovrebbero cominciare tra agosto e settembre, ma le trasmissioni vere e proprie, anche sul nuovo satellite, andranno probabilmente in onda verso fine anno.

Prospettive

Il problema principale della rete è la sostenibilità economica nel momento in cui, prima o poi, finiranno i 4 milioni già stanziati. Già ora l'opposizione e le ONG protestano contro questi investimenti in un canale che, secondo loro, non è indispensabile. Con un deficit pari al 12% del PIL, non è un'obiezione irragionevole.

Il secondo problema è la mancanza di quadri qualificati di lingua russa, lacuna che certo non sarà colmata dal management inglese. Le spese per PK saranno giustificate solo se il canale godrà di popolarità presso il pubblico a cui è destinato: gli abitanti del Caucaso del nord, delle altre regioni della Russia, dei Paesi della Comunità Stati Indipendenti e la popolazione russofona in Europa e America.

Tutte queste sono questioni che emergeranno senza dubbio più avanti. Ciò che è chiaro per il momento, è che il canale andrà in onda non appena saranno risolte una serie di questioni tecniche e amministrative, a partire da sede, studi, attrezzature, ecc.


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