A un mese dal prestito Ue-Fmi, tra forti aumenti dei beni essenziali e stipendi ridotti del 20%, i greci non smettono di sentirsi europei. Per un recente sondaggio, il 77% crede anche nell'euro, pur senza farsi illusioni sulla crisi, che sarà lunga. Dagli altri 26 partner dell'Unione vorrebbero però un trattamento meno sprezzante

22/06/2010 -  Gilda Lyghounis Atene

«L’Europa? L’abbiamo inventata noi!» dicono con orgoglio i greci. Il riferimento è all’antico mito ellenico di Europa, figlia di Agenore, re di Tharros, cittadina fenicia dell’odierna Sardegna nel Mediterraneo occidentale. Zeus, signore dell’Olimpo, si innamorò della ragazza, vedendola insieme alle sue coetanee mentre raccoglieva fiori in riva al mare.

Che fare per sedurla? Zeus, grande esperto di stratagemmi erotici, ordinò a Ermes, dio messaggero, di guidare i buoi del padre di Europa verso quella spiaggia. Lì il signore degli dèi prese le sembianze di un candido toro, si avvicinò alla principessa e si stese ai suoi piedi.

L'Europa nata in Grecia

Appena Europa, affascinata, salì sul dorso del toro, lui la portò attraverso il mare fino all’isola di Creta. Dalle coste del Mediterraneo occidentale all’estremo sud del Mare nostrum. Un periplo che delinea in gran parte i limiti del nostro Continente come era allora conosciuto. Non per niente già gli storici antichi lo indicarono con il nome Europa, per distinguerlo dall’Asia e dall’Africa.

Ed Europa lo chiamiamo tutti ancora oggi, a cominciare da Bruxelles fino alla Germania e all’Inghilterra. Proprio le due nazioni che hanno più criticato il diritto di Atene di fare parte a pieno titolo dell’euroclub, quando è scoppiata la crisi economica più grave dalla nascita dell’Ue, con il deficit ellenico oltre il 14% del Pil e un debito pubblico record che veleggia intorno al 130% del Pil: circa 240 miliardi di euro.

Ad un mese dal megaprestito Ue-Fmi, stipendi ridotti del 20%

Un rischio bancarotta che ha minacciato- e continua a fare traballare- la stabilità della moneta unica europea. Oggi,a un mese dal megaprestito di 110 miliardi dato ad Atene dall’eurogruppo e dal Fondo monetario internazionale, in cambio di un pacchetto anticrisi del governo greco che ha ridotto del 20% circa pensioni e stipendi e aumentato l’Iva al 23%, giungono dalla Grecia segnali preoccupanti: la sua inflazione nell’ultimo mese è la più alta non solo dell’eurozona, ma dell’intera Unione europea.

La copertina del magazine tedesco "Focus" durante la crisi ellenica, con la Venere di Milo resa come una mendicante, grazie ad un colpo di fotoshop. Ha sollevato dure repliche ad Atene. Il titolo: "La Grecia e i nostri soldi"

La copertina del magazine tedesco "Focus" durante la crisi ellenica, con la Venere di Milo resa come una mendicante, grazie ad un colpo di fotoshop. Ha sollevato dure repliche ad Atene. Il titolo: "La Grecia e i nostri soldi"

A maggio è salita al 5,3%, contro il 4,7 di aprile. Mentre ad Atene l’aumento dei prezzi è stato dello 0,7%, nel resto del Vecchio Continente si è fermata allo 0,2%. Gli aumenti più alti in Grecia si registrano nel settore dei trasporti (a causa del più elevato costo della benzina) e si ripercuotono sulla distribuzione dei prodotti nei negozi e nei supermercati.

L’Iva schizzata al 23%, insomma, sta presentando il conto perché fa aumentare il prezzo di molti beni, anche di prima necessità. Eppure i greci non solo non pensano di uscire dall’Europa, dalla quale pure si sono sentiti «bastonati».

Fatta eccezione per i partiti dell’estrema sinistra e del KKE veterocomunista, che gridano al «complotto capitalista globale» e indicano come unica via di salvezza l’uscita dall’Ue, la maggioranza della popolazione permane tenacemente europea nell’animo.

L'Europa e la moneta unica, scelte irreversibili

«Non solo per motivi storici e culturali» ci dice Nassos Vaghenas, docente di letteratura greca all’università di Atene, poeta lui stesso e grande conoscitore degli umori della sua gente «Ma anche perché tornare alla dracma sarebbe una follia: la svalutazione che ne conseguirebbe subito brucerebbe tutti i risparmi delle famiglie greche. Allora sì saremmo allo sfascio!».

Una delle copertine del magazine tedesco "Focus" con la Venere di Milo sullo sfondo della crisi greca, con il titolo "Imbrogliati all'interno della famiglia dell'euro"

Una delle copertine del magazine tedesco "Focus" con la Venere di Milo sullo sfondo della crisi greca, con il titolo "Imbrogliati all'interno della famiglia dell'euro"

Parole confermate da una recente indagine fatta dall’istituto Kappa Reserch per il quotidiano To Vima. Secondo la quale 77 greci su cento credono nell’euro e rifiutano l’uscita dell’Ellade dall’euroclub. Circa 58 su cento affermano di sentirsi più sicuri come membri dell’Unione europea.

La Kanzlerin e la Venere di Milo

Anche se non si aspettano miracoli, almeno a medio termine, riguardo alla fine della crisi: 39 su cento valutano almeno in 5 anni il tempo necessario al risanamento delle finanze del Paese, mentre per 27 su cento occorreranno dieci anni per uscire dal tunnel.

Anche se otto greci su dieci vedono di pessimo occhio uno dei più forti leader europei: la cancelliera tedesca Angela Merkel, principale avversaria del concedere un aiuto alla Grecia in panne.

Proprio dalla Germania sono arrivati i peggiori insulti all’orgoglio ellenico: nessuno ha scordato le copertine della rivista Focus, in cui la Venere di Milo tendeva la mano come una mendicante, e quella del quotidiano popolare Bild Zeitung che incitava i greci «fannulloni» a «Vendere le vostre isole, vendete l’Acropoli».

Proprio quell’Acropoli simbolo dell’arte e degli ideali classici, alle radici della cultura europea.


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