Il governo greco annuncia un piano di crescita e uscita dalla crisi. Ma i cittadini, la ripresa, sembrano non vederla. Reportage
(Pubblicato originariamente da Courrier des Balkans il 28 maggio 2018)
"La Grecia va vanti, esce dall'epoca dei memorandum ed entra in una nuova fase della sua storia", ha assicurato Alexis Tsipras presentando il suo "Piano di crescita e uscita dalla crisi" al Parlamento greco, lo scorso 23 maggio. Secondo il primo ministro "la Grecia si ritrova ora in una posizione nella quale può iniziare a fissare degli obiettivi per il futuro (…) è in marcia. Al centro del grande sforzo per uscire dalla crisi piazzeremo i lavoratori, coloro i quali hanno sofferto, i ricercatori e il mondo della cultura".
È un piano di un centinaio di pagine, negoziato da Atene con i suoi partner europei a metà aprile durante una riunione dell'Eurogruppo a Sofia e dovrebbe entrare in vigore dopo il 20 agosto e la fine del programma di aiuti finanziari accordato alla Grecia nel luglio 2015. Ritorno alle contrattazioni collettive, rivalutazione del salario minimo, creazione di una banca dello sviluppo per aiutare le piccole e medie imprese e le start-up greche, investimenti nell'energia verde: il piano è ambizioso e contemporaneamente promette che non vi saranno altri deficit di budget per non scontentare i creditori del paese.
Nonostante gli annunci di uscita dalla crisi e le previsioni di crescita attorno al 2% del Pil nel 2018 e nel 2019, i greci continuano a stringere la cinghia e vedono ancora lontana la luce in fondo al tunnel. Nikos Germanos ha aperto un negozio di calzature tre mesi fa, nel centro di Atene. "Non l'ho fatto perché pensassi che la situazione economica stava migliorando ma dopo aver perso, in successione, otto posti di lavoro dall'inizio della crisi mi sono detto: perché non provare in proprio?", racconta questo quarantenne. Ma le tasse, che rimangono molto alte, non lo fanno guardare al futuro in modo ottimista. "Non so se riuscirò a farcela. Magari, entro un anno, chiudo...". In media, secondo l'Ocse, un salariato greco con due figli deve versare allo stato il 39% delle sue entrate, una percentuale più alta di paesi come Finlandia e Svezia.
A qualche centinaia di metri dal negozio di Nikos, Vassilis lavora in una gastronomia per un salario mensile di 700 euro. Vicino ai 40 anni, dopo un lungo periodo di disoccupazione, è tornato a vivere dai genitori perché non era più in grado di pagarsi un affitto. “Per ora la crisi ha cambiato talmente il nostro quotidiano che è difficile pensare un ritorno alla normalità, ad una normalità come quella prima della crisi”, sottolinea con tristezza. 'La vita di prima', per Vassilis, era il suo appartamento di 70m2, un'assicurazione privata alla quale ha dovuto rinunciare, una macchina che ora utilizza solo saltuariamente, le vacanze d'estate sulle isole, le uscite al fine settimana ai ristoranti e il suo abbonamento ad un club sportivo... “Ho perduto più del 40% delle mie entrate, ora non faccio più spese superflue. Nessun piacere, solo sopravvivenza”, spiega l'ex commerciale.
Come nel caso di Vassilis, l'ambito famigliare rimane spesso un elemento cruciale per resistere alla crisi. I nonni di Yannis, che studia al Politecnico di Atene, sono stati in grado di prestargli un appartamento in centro città. “La mia pensione si è ridotta del 50% dal 2010 e, con quegli 800 euro che ricevo ogni mese, non posso aiutare quanto vorrei i miei quattro nipoti, di cui uno è in disoccupazione”, spiega Katerina, la nonna di Yannis.
In Grecia, secondo i dati ufficiali forniti dal ministero delle Finanze sulla base di dati Helios, la pensione media è di 833 euro. In sette anni è diminuita del 40% e Atene si è impegnata coi creditori a diminuirla ancora entro il 2019. “Come posso credere che la crisi è finita se l'hanno prossimo mi taglieranno ancora la pensione di un 10%?”, constata Katerina.
Come i 350.000 giovani greci emigrati tra il gennaio 2008 e il giugno 2016, anche Yannis pensa di andarsene all'estero per trovare lavoro una volta terminati gli studi. La disoccupazione tra i giovani resta molto alta: colpisce il 40% di coloro i quali hanno meno di 30 anni. Qualcuno di chi è emigrato sta però iniziando a ritornare a seguito della crescita del turismo negli ultimi anni.
Dina ha vissuto un periodo nel Regno Unito ed ha deciso di ritornare in Grecia per aprire un bar sull'isola di Santorini. Anche Christina vuole rientrare, anche se non ha un piano preciso. “Dopo aver vissuto a Parigi e Bruxelles vorrei tornare in Grecia dove penso che la qualità della vita è, nonostante tutto, migliore: abbiamo il sole tutto l'anno, famiglie che ci aiutano e un costo della vita meno elevato che altrove in Europa. Anche se si ha uno stipendio basso si può trovare un appartamento adeguato in affitto”, afferma questa ex studentessa di psicologia.
Per Maria Stratigaki, consigliera aggiunta del comune di Atene e specializzata su questioni politico-sociali “il morale dei greci sta pian piano migliorando, ma negli ultimi anni, era molto basso. Ora si sente un po' più di ottimismo, perché il turismo sta andando bene e l'economia si sta stabilizzando. Abbiamo toccato il fondo tra il 2012 e il 2013. Ormai Atene sta rinascendo, stanno aprendo bar e ristoranti contribuendo a ridare un'immagine giovane e dinamica alla città. Purtroppo però le grandi aziende faticano a ripartire...”. Ad Atene, riporta la consigliera aggiunta, il numero di persone che ricevono sostegni sociali è in continuo aumento. Nel 2017 erano 40.000 le famiglie ad avere un reddito annuale inferiore ai 2400 euro.
Hai pensato a un abbonamento a OBC Transeuropa? Sosterrai il nostro lavoro e riceverai articoli in anteprima e più contenuti. Abbonati a OBCT!