Dall'inizio della crisi economica in Grecia l'automobile è diventata un lusso. Spinti dalle imposte sempre più pesanti, molti cittadini hanno deciso di restituire le targhe di circolazione. O di contraffarle, come l'ex ministro dei Trasporti Michalis Liapis
Come un antico Centauro: a cavallo, a ricordare i guerrieri mezzi uomini e mezzi equini che scorrazzavano da queste parti tremila anni fa, almeno secondo i miti, ma con la targa della sua automobile in mano.
Così il signor George Panutsopulos, agricoltore del paesino di Marathià, sul lungomare della regione Elide nel Peloponneso, non lontano da dove un tempo si svolgevano gli antichi giochi olimpici (là dove ancora sorgono le rovine dell’antico santuario panellenico) si è presentato all’inizio dell’anno al locale ufficio delle tasse.
Nostalgia delle antiche gare equestri? No, impossibilità a mantenere la propria quattroruote, fra i crescenti costi della tassa di circolazione, dell’assicurazione auto e della benzina. “Il cavallo sarà d’ora in poi il mio mezzo di trasporto”, ha esclamato agli impiegati attoniti il signor Panutsopulos.
George forse può permetterselo, perché si deve spostare nei dintorni campestri e boschivi di Olimpia. Ma attraversare Atene, Salonicco o Patrasso, le più grandi città greche, in sella a un destriero o a un ronzino è complicato. Quindi gli almeno 100mila greci che fra la fine del 2013 e l’inizio del 2014 hanno restituito agli uffici della Motorizzazione civile le targhe delle loro auto, perché non riescono a sostenerne i costi, dovranno accontentarsi di metropolitana, autobus e lunghe scarpinate a piedi. Forse si abbasseranno i tassi d’inquinamento da polveri sottili, ma l’umore dei greci è nero.
Corsa a restituire le targhe
Negli ultimi quattro anni, segnati dalla Grande crisi, sono più di 200.000 le targhe abbandonate dai legittimi proprietari. Solo dal 2013 giacciono sugli scaffali della Motorizzazione 70mila targhe dismesse, secondo una recente indagine dell’edizione domenicale del quotidiano ateniese “To Vima”.
Ma non ci sono solo le famiglie sull’orlo della povertà, che si disfano delle spese voluttuarie, come è ormai considerata una macchina, anche se utilitaria. Anche molte persone abbienti hanno deciso di sbarazzarsi delle macchine di cilindrata superiore ai 2000 cc, acquistate prima della crisi economica, fra il 2004 e il 2009, per lo più a rate, per evitare anche il salasso della nuova tassa sul lusso.
“Ci arrivano anche dieci Suv da rivendere al mese”, racconta un concessionario di auto usate di Larissa, in Tessaglia. “Molte vecchie Cherokee riusciamo a venderle in Bulgaria, quelle che però hanno tanti chilometri sul contatore trovano un mercato ricettivo in Libia o in Romania, altre ancora in Georgia. Solo le jeep seminuove, dal 2007 in poi e comunque in ottime condizioni, le acquistano i tedeschi”. L’interesse locale rasenta lo zero: una Cherockee diesel del 2006 si vende a 5900 euro, una del 2004 a benzina a 2800 euro, una KIA Sportage del 2005 Diesel sui 4500 euro. “Chi vende la macchina più grande lo fa per acquistarne una più piccola”, conclude il concessionario.
Su una popolazione di circa dieci milioni di abitanti, in Grecia circolano complessivamente cinque milioni e mezzo fra automobili familiari, motociclette o auto aziendali, grazie alle quali il ministero dell’Economia ha incassato un miliardo e 81 milioni di euro solo in tasse di circolazione per il 2014. Non bisogna dimenticare, tuttavia, che ben 95mila proprietari sono ancora debitori della tassa di circolazione arretrata per il 2013, mentre per il 2014 non hanno ancora saldato circa 200mila guidatori.
E anche il ministro tenta di farla franca...
Porteranno tutti la macchina dal venditore di auto di seconda mano, o la chiuderanno in garage in attesa di tempi migliori le migliaia di greci che hanno restituito le loro targhe automobilistiche? La domanda si pone, perché in un panorama così desolante c’è chi tenta di farla franca.
Paradossale che a guidare il drappello dei furbi sia un ministro dei Trasporti (!) dell’ex governo di centrodestra guidato da Kostas Karamanlis fra il 2004 e il 2008. Il 17 dicembre scorso, infatti, Michalis Liapis è stato fermato dalla polizia di Loutsa, nel grande hinterland ateniese, a bordo della sua Touareg nera perché correva troppo e non si è fermato a uno stop di un incrocio.
Dopo un rapido controllo, Liapis risultava anche sprovvisto di patente, di assicurazione e, qui sta il grande inghippo, con targhe false fai da te. Una volta esaminati i documenti, l’amara verità è emersa dal cervellone elettronico della motorizzazione ellenica: Liapis aveva riconsegnato nel 2012 le targhe della sua auto per evitare di pagare circa 1400 euro di tassa di circolazione e di assicurazione. E subito dopo aveva applicato davanti e dietro la sua jeep due targhe false. Non solo.
Oltre a non aver rinnovato la polizza, aveva lasciato anche scadere la patente per evitare di pagare il bollo annuale. Pratiche purtroppo comuni in un Paese dove la gente in maggioranza non riesce a pagare neppure le spese di riscaldamento, e dove l’inquinamento delle città non è più dovuto tanto al traffico automobilistico ma a quello prodotto dai caminetti e dalle stufe a legna dove vengono bruciati pezzi di legno provenienti anche da mobili trattati con vernici tossiche.
Drammatico che a dare l’esempio delle “targhe false” sia un (ex) ministro dei Trasporti, legato da vincoli di parentela a una delle più ricche Dinasty della politica ellenica (quella dei Karamanlis) e che nella dichiarazione dei redditi del 2011 aveva dichiarato 109mila euro di entrate. “Avevo bisogno della macchina, anche se ero senza patente e senza assicurazione”, si è giustificato Liapis, che ora non gode più dell’immunità parlamentare essendosi ritirato dalla politica nel 2009, mentre veniva accompagnato al processo che l’ha visto condannare a quattro anni di carcere. “Sapete”, ha poi aggiunto, “la crisi ha colpito anche me”.
I greci e la classe politica, un rapporto sfortunato
E dire che Liapis è l’autore di saggi dal titolo-sermone "Per un rinnovo radicale", "Una nuova etica", "Per una rivoluzione creativa". Peccato che, appena rilasciato con la libertà condizionale, Liapis abbia riempito le prime pagine dei giornali ellenici con le sue ultime prodezze in materia fiscale: ha usato fondi pubblici per ristrutturare (quando ancora era al governo) uno chalet nella regione montuosa di Evritania e non ha pagato di recente la dovuta supertassa sulla casa. E via truffando.
Quanto a classe politica, è evidente, la Grecia è stata per decenni davvero poco fortunata. Saranno di migliore esempio i leader attuali, che chiedono lacrime e sangue ai loro conterranei?
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