Nonostante la crisi si è assistito ad anni di investimenti e alla costruzione di 139 parchi eolici distribuiti sull'intero territorio. Il vento della Grecia è oggi una delle risorse energetiche più attraenti d’Europa. E il trend è destinato a proseguire
Pare proprio che la crisi economica, che ha colpito la Grecia più e peggio di ogni altro paese dell’Eurozona, non si stia riflettendo in maniera negativa sugli investimenti e sullo sviluppo delle energie rinnovabili nel paese ellenico. Al contrario, proprio l’energia “verde”, in primis l’eolico, potrebbe dare il proprio contributo a quella ripresa economica che è comune obiettivo sia di Atene e sia di Bruxelles.
È l’energia ottenuta dal vento quella che sta dando risultati migliori. Attualmente il vento copre il 6% del fabbisogno energetico della Grecia. Questo dato colloca il paese in prossimità dei vertici della classifica della virtuosità eolica europea, guidata dalla Danimarca (dove il 27% delle energie totali proviene dal vento) seguita da Portogallo (17%), Irlanda (13%), Germania (11%) e Spagna (10%). La Grecia precede Regno Unito e Italia, ferme al 5% (due paesi che, in termini di potenza assoluta, cioè non relazionata al consumo energetico totale, figurano tra i produttori più grossi al mondo, nelle posizioni alte di una classifica che vede la Cina leader incontrastato) ma anche l’Olanda, a dispetto dello stereotipo del mulino a vento come marchio di riconoscimento dei Paesi Bassi.
Dopo anni di investimenti, la Grecia oggi dispone di 139 parchi eolici distribuiti sia in diverse zone dell’entroterra, sia sulle isole. Si tratta di un settore che è destinato a espandersi ulteriormente, specie se si considerano gli obiettivi fissati dalla Commissione europea nel settore clima-energia che spingono ogni paese membro a coprire, entro il 2020, almeno il 20% del fabbisogno energetico con fonti rinnovabili. Andamento confermato anche dalla dichiarazione del Parlamento europeo, nel febbraio scorso, a favore di una normativa che implichi, entro il 2030, che il 30% dell'energia consumata nell'UE arrivi da fonti rinnovabili (rispetto ai livelli del 1990).
La Grecia potrebbe farcela davvero. Il paese è uno tra i più soleggiati e ventosi in Europa e i dati dimostrano che la potenza eolica erogata sta aumentando di anno in anno, tanto che il vento in futuro potrebbe addirittura essere sufficiente per il consumo interno e assicurare in questo modo l’indipendenza energetica del paese.
Nel 2009 gli impianti eolici greci producevano 1.087 MW, ma già nel 2010 si era registrato uno straordinario incremento del 21,9% (la media europea era all’epoca del 15,6%) con 1.323 MW prodotti. Nel 2011 la crescita è stata anche maggiore, un +23% rispetto al 2010 e 1.627 MW in più. Lo sviluppo è proseguito anche nel 2012 (1.749 MW, +7,5% rispetto all’anno prima e investimenti pari a 150 milioni di euro) e nel 2013, con una produzione di 1.865 MW e un’ulteriore crescita del 6,7%.
Ciò vuol dire che in Grecia in quattro anni l’eolico è cresciuto dell’80%. E gli obiettivi sono ancora più ambiziosi: il piano d’azione greco per le energie rinnovabili, che rispetta il target RES 20-20-20 stabilito dalla Commissione europea, si pone l’obiettivo di raggiungere entro il 2020 i 7.500 MW di capacità eolica, 300 MW dei quali attribuiti a parchi eolici offshore (sul mare). Di fatto, il governo di Atene ha stabilito che ben il 77% delle energie pulite deve provenire dal vento, l’11% dall’acqua e il 12% dal resto, fotovoltaico in primis. Di conseguenza, il ritmo di installazione di nuovi impianti (wind farm) dovrebbe essere destinato ad aumentare ancora.
È facile quindi intuire come le potenzialità energetiche di cui dispone la Grecia nel settore dell’eolico stiano attraendo molti investitori da tutto il mondo. Il territorio greco, da questo punto di vista è uno dei più interessanti d’Europa perché in grado di assicurare più 2.500 ore di vento in molte aree del paese.
Da parte sua il governo ha realizzato un quadro legislativo piuttosto snello, attivando pure degli incentivi: 89 euro per MWh (99 euro se la wind farm si trova nelle isole), diminuiti del 10% dalla tassa d'austerità. In questo modo si è guadagnato la fiducia di importanti investitori che hanno risposto all’appello. Tra questi i collossi mondiali come la Endesa e l’Iberdola spagnole, le francesi EDF e Veolia, le tedesche WPD e WRE e l’italiana Enel Green Power.
Quest’ultima - operante in Grecia dal 2008 e oggi oltre che nell’eolico, è presente anche nel solare (27 impianti) e dispone anche di 5 minicentrali idroelettriche - sta costruendo un nuovo parco eolico da 144 MW sull'isola di Evia, la seconda isola più popolata del paese. Nel 2013 le richieste presentate dal DEI (Ente energetico pubblico) hanno riguardato nuovi impianti in ben 9 isole (Astypalaia, Milos, Kimolos, Amorgos, Kithnos, Kos, Sikinos, Folegandros e Tilos) per una capacità totale di 1.047 MW. Altri soggetti si sono candidati per per un totale di ulteriori 550 MW.
Per un paese in cui solo pochi anni fa il 60% dell’energia proveniva dalla lignite (uno tra i più inquinanti carboni fossili), lo scarto in avanti è importantissimo. E sono numeri che non riguardano soltanto la tutela ambientale, ma anche il risanamento delle casse dello stato, la crescita economica e, in ultima analisi, un ulteriore passo per tentare di uscire dalla crisi.
Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea, nel quadro dei programmi di comunicazione del Parlamento Europeo. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto BeEU - 8 Media outlets for 1 Parliament.
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