La Grecia non riesce ad uscire dalla crisi economica. E se l'UE non firma più "assegni in bianco" per il suo salvataggio, molti ellenici iniziano a guardare alla Cina come possibile salvagente. Nel frattempo le relazioni economiche Atene - Pechino crescono in fretta, anche se non mancano punti d'attrito
“L’unica via di salvezza per la Grecia? Farci prestare soldi non dall’Unione Europea e dal Fondo monetario internazionale (Fmi), ma dalla Cina o dalla Russia, ovviamente a tassi d’interesse sostenibili”. A parlare così all’immensa folla degli “indignados”, riuniti per la dodicesima giornata di seguito davanti al Parlamento di Atene, domenica 5 giugno, non è stato né un economista né un politico di professione.
E’ stato il grande musicista Mikis Theodorakis, conosciuto in Italia per le colonne sonore dei film “Zorba il greco” (1964) e “L’orgia del potere” (1969) e per il fatto di essere stato più volte imprigionato e relegato in esilio coatto in isolette dell’Egeo come Ai Stratis (a sud di Lemnos) durante la dittatura dei colonnelli fra il 1967 e il 1974.
Theodorakis non ha mai smesso né di comporre musica né di occuparsi dei problemi sociali del suo Paese, non rinunciando mai a dire la sua e a prendere posizioni che gli sono valse spesso gli strali sia della sinistra (dove ha militato nel partito comunista KKE fino al 1981) che della destra (dalla quale, durante il governo di Nuova democrazia di Kostas Mitsotakis nel 1990, ha accettato la nomina a ministro della Cultura, per poi tagliare di nuovo i ponti con i conservatori).
Un padre della patria, che a 86 anni è definito da tutti “un capitale nazionale”. I capitali liquidi, però, lui li vorrebbe in yen, o in rubli.
La Cina in Grecia, la Grecia in Cina
Slogan di un vecchio visionario? Non tanto. Perché Pechino, a intervenire nell’economia greca in crisi, ci pensa davvero. Coi fatti, non solo a parole. Tanto per cominciare, dal 22 maggio Air China ha inaugurato il primo volo di linea diretto da Pechino-Atene (con scalo a Monaco), durante la visita nella capitale cinese del ministro degli Esteri ellenico Spyros Kouvelis, che ha poi stretto con il governo cinese un patto per facilitare il rilascio dei visti ai cittadini dei rispettivi i Paesi.
“Nel 2010 solo 10mila turisti cinesi hanno visitato la Grecia”, ha detto Kouvelis. “Vogliamo aumentare in modo significativo questo numero”. Tanto più che il turismo in Grecia costituisce il 15% del Pil, e in un Paese che ora sfiora i 16 disoccupati su cento, e 36 senza lavoro su cento fra i giovani, un boom del settore vacanziero, aiutato anche dalla situazione politica instabile di Paesi come Egitto e Tunisia, tradizionali rivali dell’Ellade nel settore “mare-spiagge-sole”, sarebbe il benvenuto.
Il nuovo feeling sino-ellenico è cominciato dai 13 contratti bilaterali che lo scorso ottobre il premier cinese Wen Jiabao, volato ad Atene per l’occasione, ha firmato con il governo greco per approfondire la partnership riguardo settori strategici come la cooperazione nei trasporti marittimi, il credito, le telecomunicazioni, gli scambi culturali e commerciali. “L’avvio di voli diretti Atene-Pechino è importante, perché diventa realtà nel momento in cui i greci hanno capito che la Cina è per noi un amico in questi momenti difficili”, ha sottolineato Kouvelis.
Tanto è vero che le esportazioni elleniche verso Pechino sono aumentate negli ultimi mesi del 56%. Sì, proprio dall’Ellade “appestata dell’Ue” per il suo enorme debito pubblico, che si aggira intorno ai 360 miliardi di euro, e per un deficit statale che non accenna a scendere sotto il 10%, partono alla volta degli sterminati mercati orientali sempre più latticini, cereali e pellame.
“E le nostre esportazioni si estenderanno anche a prodotti più elaborati e di alta qualità, perché la domanda cinese di prodotti ellenici è in aumento”, ha dichiarato a fine maggio Michalis Chrisochoidis, ministro dello Sviluppo e della Competitività, annunciando la firma di altri due trattati di collaborazione economica fra la Grecia e la Cina, riguardanti rispettivamente il settore agricolo e industriale.
Per siglare gli accordi è volato ad Atene il ministro cinese per l’ Ispezione generale sulla qualità, per la Gestione del controllo e della quarantena doganale Zhi Shuping. A loro volta i greci hanno sottolineato, all’interno della collaborazione bilaterale, l’obiettivo che anche le merci importate dalla Cina in Grecia siano di qualità sottoposta ad accertamenti certificati. Questi accordi avranno durata quinquennale, rinnovabile automaticamente per ulteriori cinque anni, e prevedono una Commissione ispettiva mista.
Il Pireo, porto cinese
La Cina vede la Grecia come una testa di ponte per contare sempre di più nell’eurozona?
A dire il vero il dragone cinese è già arrivato sulle coste elleniche: “ingoiando” il padre di tutti i porti, quello ateniese del Pireo, primo in Europa e terzo al mondo per numero di passeggeri, il più grande del Mediterraneo orientale per il traffico di container.
Nel novembre 2009 (quindi quando era già al potere il governo del socialista Papandreu) due delle tre maxi-banchine sono state date in concessione per 35 anni ai cinesi della Cosco con tutto il movimento merci. In parole povere: sono i cinesi a decidere cosa sbarca in Grecia e cosa no. E anche per questo gli scioperi, fra i camalli del Pireo sono durati mesi.
Ma tutto il mercato ellenico è in subbuglio: i container orientali inonderanno i negozi e i supermercati di paccottiglia a basso costo made in China, mandando in rovina i bottegai di prodotti locali. Non basta: la goccia che ha fatto traboccare il vaso dell’inquietudine è stato l’annuncio, in una visita lampo sempre a fine 2009 di “Mr.Cosco”, Guei Zian Fu (che ama farsi chiamare “Captain Guei”): “Datemi il porto del Pireo per investire nel settore crociere e lascerò tutti gli altri porti europei!”
Sembrerebbe un affare, ma non lo è: gli abitanti del Pireo ricordano l’attracco della supernave crociera “Splendida” nel gennaio 2010, lunga come la torre Eiffel e alta 28 piani. Speravano che sciami di gitanti scendessero a terra per visitare Atene e fare shopping. Ma in maggioranza i passeggeri sono rimasti a bordo a guardare il panorama dal ristorante. E addio incassi.
Altre 7 società cinesi son già attive in Grecia, per estendere i loro tentacoli su tutti i Balcani.
Investimenti e finanziamento del debito pubblico
Ora, a un anno e mezzo di distanza, c’è molta meno diffidenza verso le offerte in arrivo dalla Cina. Anche perché la quinta tranche de megaprestito UE-Fmi alla Grecia verrà sì concessa in questi giorni, ma al prezzo di ulteriori tagli alla spesa pubblica, dell’aumento delle tasse su tutti gli immobili (anche quelli piccoli) e di nuovi licenziamenti. “Non daremo un assegno in bianco alla Grecia”, ha sottolineato la cancelliera tedesca Angela Merkel.
Poche settimane fa Song Zhe, ambasciatore di Pechino presso l’Unione europea, ha ribadito che “l’Ue è il principale partner commerciale della Cina, che ha tutto l’interesse nella stabilità dell’economia europea e in una veloce ripresa dalla crisi”. Sottolineando che Pechino ha già comprato miliardi di euro del debito pubblico greco e portoghese, Song ha aggiunto che “questo è solo l’inizio. E’ possibile che investiremo ancora di più”, pur sottolineando che “la nostra speranza è che i singoli governi possano garantire sicurezza ai nostri investimenti”.
“Comprare il debito pubblico europeo”, osserva in proposito un recente editoriale di Athens News, autorevole quotidiano ellenico in lingua inglese “e agitare l’intenzione di farlo, può anche aiutare le aziende cinesi a rendere più competitivi ed economici i propri prodotti, una volta risollevato il valore dell’euro”.
La Cina è vicina? Lo vedremo già quest’estate, contando i turisti orientali che scenderanno dalla scaletta dei due voli settimanali di Air China verso l’aeroporto di Atene.
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