La Grecia scrive la storia, diventando il primo paese a maggioranza ortodossa a legalizzare i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Un passo che arriva dopo un lungo percorso, segnato dalla forte opposizione della Chiesa e delle forze conservatrici nel paese
Il Parlamento greco era al completo la sera di giovedì 15 febbraio 2024. Prima del voto, il primo ministro Mitsotakis aveva pronunciato un discorso colmo di emozione: “Persone finora invisibili saranno finalmente rese visibili intorno a noi. E con loro, tanti bambini avranno finalmente il posto che meritano. Per ogni cittadino democratico oggi è un giorno di gioia”.
Dopo l'approvazione della legge il pubblico presente, tra cui molti noti artisti e attivisti per i diritti umani della comunità LGBT+, è scoppiato in un forte applauso. La Grecia era appena entrata nella storia come il primo paese a maggioranza ortodossa a legalizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Fuori dal Parlamento, due gruppi ben distinti comunicavano messaggi opposti. Da un lato, i manifestanti conservatori contrari al disegno di legge brandivano icone cristiane, crocifissi e bibbie, gridando: “Voce del popolo, ira di Dio”. Dall’altro, una folla entusiasta di sostenitori LGBT+ sventolava bandiere arcobaleno e striscioni del Pride, dando vita ad una celebrazione spontanea in piazza Syntagma cantando, ballando e abbracciandosi in lacrime di sollievo.
Poche ore dopo, il quotidiano greco Ta Nea ha pubblicato il primo annuncio di matrimonio tra persone dello stesso sesso in Grecia. Stavros Gavriliadis e Dimitris Elefsiniotis, partner da sempre e genitori di tre figli, da anni sostengono pubblicamente il matrimonio egualitario. La coppia era presente in Parlamento durante la votazione.
La legge in cifre
Il disegno di legge è stato votato da una maggioranza trasversale di 176 deputati su 300, mentre 76 si sono opposti, due si sono astenuti e 46 non erano presenti. Questo storico sviluppo rende la Grecia il 16esimo paese dell’UE e il 35esimo nel mondo a legiferare sul matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Questo è il risultato di quasi un decennio di riforme volte ad allineare gradualmente il Paese agli standard UE in materia. Il primo passo importante è stato fatto nel 2015, quando sono stati introdotte le unioni civili per le coppie dello stesso sesso.
Questa legge è stata prorogata nel 2016, ma senza disposizioni sull'adozione: la tutela legale è affidata solo al genitore biologico. Nello stesso anno, la Grecia ha vietato la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale sul lavoro e nella fornitura di beni e servizi.
Due anni dopo, nel 2017, i parlamentari greci hanno approvato una legislazione che consente alle persone di ottenere il riconoscimento legale della propria identità di genere, aprendo la strada alla “formazione su genere e sessualità per i dipendenti pubblici”, introdotta nel 2022, e alla nomina di un comitato responsabile della stesura di una strategia nazionale per migliorare il rispetto dei diritti LGBT+.
Solo un paio di anni fa, nel 2022, la Grecia si è unita a Malta, Germania e Francia nel vietare le “terapie riparative ” per i minori, una controversa pratica progettata per sopprimere l’orientamento sessuale o l’identità di genere attraverso una serie di “trattamenti”.
Nonostante i ripetuti appelli dell’UE agli Stati membri affinché vietino tali pratiche “degradanti e discriminatorie”, mettendo in guardia sui “danni fisici e psicologici permanenti”, le terapie riparative esistono ancora in tutta l’Unione.
La legge prevede l’adozione dei bambini, ma non la genitorialità surrogata
L'opinione pubblica greca si è divisa fin dal 24 gennaio, quando il disegno di legge è stato pubblicato e reso disponibile per la consultazione.
Gli oppositori hanno risposto con feroci critiche, accusando il governo di mettere a repentaglio i valori greco-ortodossi. Rifacendosi al triangolo ideologico “Patria, Religione, Famiglia” (uno slogan intrecciato con il conservatorismo ultra-ortodosso greco, il cui inizio risale alla “Riforma morale” della fine del XIX secolo), figure politiche principalmente di destra hanno manifestato la propria ferma opposizione sui canali televisivi, negli editoriali e sui social media, concentrandosi in particolare sulla disposizione che consente l'adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso.
Il modello della “famiglia greca tradizionale, composta da un padre e una madre” è stato l’argomento principale portato avanti dalla Chiesa greco-ortodossa. La circolare del Santo Sinodo, letta dai sacerdoti di tutto il Paese durante la liturgia domenicale che ha seguito la pubblicazione del disegno di legge, ribadisce che la Chiesa si oppone fermamente al matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Commentando specificamente l'adozione di bambini da parte di coppie omogenitoriali, identificate nel disegno di legge come 'genitore 1' e 'genitore 2', il Sinodo si è infuriato: "Ciò condanna i futuri bambini a crescere senza padre e senza madre in un ambiente di confusione dei ruoli genitoriali", avvertendo che un simile sviluppo "minaccia la sacra istituzione del matrimonio".
Il diritto all’adozione delle coppie LGBT+ è uno degli aspetti più controversi della nuova legge. Intervistata da OBCT, la psicologa dello sviluppo Irini Makridou dà una diversa interpretazione di questo dibattito:
“La questione non dovrebbe essere chi crescerà un bambino, ma come. Non è una questione di persone, ma piuttosto di contesto. Ci sono bambini che crescono in famiglie cosiddette 'tradizionali', ma in condizioni inaccettabili, da madri e padri violenti o negligenti”.
Makridou spiega che i bambini cresciuti in una famiglia dello stesso sesso da genitori che hanno lavorato sulle loro capacità genitoriali possono ricevere l'affetto e le cure di cui hanno bisogno per sentirsi completi e felici nella vita. Inoltre, esprime il suo scetticismo riguardo ad uno degli argomenti più ambigui che dominano i media nazionali:
“Non ci sono prove scientifiche a sostegno delle affermazioni secondo cui un bambino cresciuto in una famiglia dello stesso sesso è più incline a diventare omosessuale rispetto ad un bambino cresciuto con genitori eterosessuali. Vivendo e lavorando in un’area periferica, all’interno di una società relativamente più conservatrice rispetto ai grandi centri urbani, posso dire che la società greca non è ancora pronta ad accettare e abbracciare questi sviluppi cruciali. Il cambiamento sociale dovrebbe iniziare dal sistema scolastico. La diversità, però, è ancora un tabù nelle scuole greche”.
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