E' stata riscoperta da pochi anni. Ma la corsa - soprattutto la maratona con il suo sapore di antiche gesta - è diventato uno sport molto popolare tra i greci
Corri greco corri. Corri dietro alle tasse che si continuano ad accumulare, nel tentativo di uscire dai debiti imposti dalla crisi e dalla Troika. Corri dietro all’ultimo taglio delle pensioni, fino a 300 euro in meno a partire dal 2019 per chi ha versato, in passato, meno di 35 anni di contributi e oggi prende fra i 900 e i 1200 euro al mese.
Ma corri soprattutto per orgoglio. Partecipare all’annuale Maratona di Atene, svoltasi il 12 novembre, è soprattutto questo: “Noi greci dobbiamo sostenere l’unica autentica maratona originale” ha detto la vincitrice dei 42,195 km nella categoria donne, Rania Rembouli (parliamo della categoria donne greche, perché alla corsa hanno partecipato anche le super professioniste da cento paesi del mondo: la vittoria è stata tutta africana visto che la prima a tagliare il traguardo è stata l’etiope Badarou Badane, seguita da due colleghe keniote, mentre anche fra i maschi il vincitore assoluto è stato un kenyota, Samiulé Kalalei).
La riscoperta della maratona
Domenica 12 novembre hanno invaso in 51mila il percorso che dalla piana di Maratona, di fronte all’isola Eubea, attraverso l’Attica porta fino al cuore di Atene nello stadio Kallimarmaro, sotto il sole di una splendida giornata, tanto da sembrare estate.
È stato il record assoluto da anni. Certo, non tutti riescono a portare a termine il glorioso percorso inaugurato per la prima volta nell’estate del 490 a.C. dall’araldo Fidippide, spedito dal generale Milziade ad annunciare a vecchi, donne e bambini rimasti asserragliati ad Atene la vittoria sui persiani sulla piana di Maratona. Tutti gli uomini in età da combattere erano lì, schierati sulla spiaggia su cui sbarcavano orde di asiatici, per difendere da distruzione sicura la loro città. Bilancio della battaglia: 192 morti ateniesi, 6400 fra i persiani, secondo lo storico Erodoto che forse esagera un po’ nel celebrare la valenza ellenica e le sue scarse perdite. Fra i morti ateniesi anche il povero Fidippide, che dopo avere corso a perdifiato 42 km e rotti, fece appena in tempo a gridare “Nenikamen” “Abbiamo vinto!” che cadde a terra stroncato da un infarto.
Anche oggi arrivare in fondo all’autentico percorso della maratona è cosa da eroi. Il 12 novembre ci hanno provato in 18.500, il resto, ossia la stragrande maggioranza dei dilettanti, si sono accontentati di partecipate alle gare minori dei 10 km o dei 5 km, o alla minicorsa di 1000 metri per bambini. Faccende da supereroi anche per le strane mises indossate da molti corridori: c’era chi aveva il fiatone vestito da Batman, chi da fantasma e chi, ovviamente, sfoggiava l’armatura d’ordinanza degli antichi opliti ateniesi.
Sta di fatto che da cinque-sei anni a questa parte, correre in Grecia è diventato uno sport di massa: ci si allena nei parchi cittadini, sulle spiagge, sui monti. Se un vecchio adagio diceva “I greci corrono solo quando si mette a piovere e non hanno un ombrello”, ora non più. Basta dare un’occhiata al calendario delle gare a cui partecipano, annualmente, corridori dilettanti e non solo professionisti: circa 600 sparse da Creta all’Epiro.
Fino a due anni fa, il signor Ghiannis, impiegato, si svegliava alle 8, indossava il completo giacca cravatta e pantaloni e andava in ufficio. Ora si sveglia due ore prima, si infila una maglietta fluorescente e si avvia dinoccolato verso il campetto dei giardini del vicinato per allenarsi. Mentre la dottoressa Olga, pneumologa di professione, ha cominciato a correre nel 2012 per sfuggire al tran tran quotidiano dell’ospedale: “Ora che macino chilometri e respiro meglio, sono diventata anche più brava sul lavoro” ha raccontato al quotidiano Ta nea, che come molti giornali greci hanno ormai una rubrica fissa dedicata alla corsa.
Corri, corri
Ma perché si corre di più? Anche a causa della crisi economica. “Una volta avevamo soldi e riempivamo il nostro tempo libero di shopping, divertimento e ritrovandoci a bere insieme al bar o in una taverna - spiega lo psicologo dello sport Ghiannis Zarotis - oggi corriamo. È gratis e fa bene alla salute”. Fa bene anche al portafoglio turistico di Atene, che quest’anno ha ospitato per l’occasione 6500 stranieri arrivati apposta per la gara e ha avuto gli hotel pieni in bassa stagione.
Per non parlare dei benefici della socializzazione sportiva: ci si dà appuntamento per correre insieme, molti vogliono partecipare alle gare appena infilate le prime scarpette sportive e poi via, con complimenti reciproci sui social in Internet.
Il boom nel boom della maratona appartiene però alle donne. Se nel 2005 solo 357 di loro erano arrivate in fondo al mitico percorso, giudicato “particolarmente difficile” anche dalle straniere professioniste, ieri a tagliare il traguardo sono state più di 2500. La prima donna a farlo fu, nel lontano 1974, la 23enne Zozò Christodoulou, che impiegò cinque ore ad arrivare alla meta. Alla vincitrice del 2017 ne sono bastate due e 49 minuti.
Dicevamo che non si corre solo ad Atene ma anche in provincia. Sempre privilegiando le tappe storiche della grecità. Che dire degli emuli dei 300 spartani che marciarono da Sparta alle Termopili per cercare di fermare l’armata persiana nella stretta gola montana, nel lontano 480 a.C.? Ci sono anche loro. E c’è pure l’ufficiale ultrarace Spartathlon, che ripercorre invece la corsa di Fidippide (sì, sempre l’araldo che corse anche da Maratona ad Atene pochi giorni dopo) da Atene a Sparta per convincere gli spartani a battersi sulla piana dell’Attica insieme agli ateniesi perché la flotta persiana stava per sbarcarvi, cosa che gli spartani invece non fecero, al contrario di quando si decisero a combattere dieci anni dopo nella seconda guerra greco-persiana.
“La strada per Sparta” è il libro autobiografico scritto dal greco-americano Costantino Karnazi, appena uscito in Grecia per le edizioni Key Books. Dove il 55enne atleta residente a San Francisco, che vanta medaglie nelle gare podistiche più ardue del mondo, dal passaggio della Valle della Morte negli Usa sotto temperature di 50 gradi Celsius fino alla Maratona del Polo Sud, racconta di avere trovato se stesso solo correndo i 245,3 km fra Atene e Sparta, perché lì ha ritrovato le proprie radici.
“La Maratona ormai è diventata uno sport olimpico - racconta Karnazi - è anzi uno sport chiave per la resistenza e il fiato che richiede. Ma la maggior parte della gente al mondo non sa la vera origine di questo percorso di 42 km. Che non sono 42 km qualsiasi! Anche per questo ho scritto il mio libro. Lo stesso vale per la Spartathlon, la conoscono in pochissimi. Ma io facendolo sono rinato. Perché la Spartathlon è l’essenza della grecità. È difficile: e i greci hanno sempre vissuto questa battaglia fra il bene e il male, fra il buio e la luce. Non penso che debbano nascondere questa loro caratteristica neppure ora, perché gli elleni hanno sempre affrontato questa lotta: c’è bellezza in questo essere sul baratro della decadenza. Per poi rialzarsi”.
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