Il governo greco insiste nella sua severa politica di lotta al Covid-19: dal primo settembre la vaccinazione è obbligatoria per i lavoratori sanitari, ma la resistenza al vaccino e alle altre misure di contenimento della pandemia restano forti. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [12 settembre 2021]
Proteste e scontri tra migliaia di dimostranti e polizia: ieri Salonicco, seconda città greca, è stata teatro di nuovi momenti di tensione tra le autorità e chi protesta contro l'obbligo vaccinale nel settore della sanità.
Dal primo settembre, infatti, chi lavora in ospedali, cliniche e case di cura deve vaccinarsi, oppure va incontro alla sospensione dal lavoro e dalla retribuzione, come già successo ad oltre seimila operatori sanitari.
I sindacati protestano, sostenendo di non essere contro i vaccini, ma contro l'obbligatorietà, e chiedono al governo più tempo per poter convincere i lavoratori scettici a vaccinarsi.
L'esecutivo di centro-destra del premier Kyriakos Mitsotakis replica però che il tempo dell'attesa è finito, e che le vaccinazioni sono oggi necessarie per far riprendere al paese una vita normale.
“Ora abbiamo una scelta e le nostre vite professionale, economica e sociale non possono più restare sospese, e vi assicuro che questo non succederà”, ha dichiarato recentemente il ministro della Salute Vassilis Kikilias.
Nonostante le resistenze, il governo ellenico sta prendendo in considerazione l'opportunità di allargare l'obbligo vaccinale anche ad altre categorie, come quelle degli insegnanti e dei sacerdoti.
Ulteriori misure entreranno poi in vigore a partire da lunedì: tutti i lavoratori non vaccinati o non guariti dal Covid dovranno sottoporsi ad un test rapido a settimana, che diventano due per chi è impiegato in settori come turismo, ristorazione o istruzione, esami che saranno a carico degli stessi lavoratori.
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