Lo scorso 8 marzo il parlamento greco ha approvato una legge che rende possibile la creazione di università private: un provvedimento che divide il paese, riportando al centro del dibattito diritto all’istruzione e democrazia
Poche ore prima dell’approvazione della legge sulle università private senza scopo di lucro, migliaia di persone provenienti da tutto il paese si erano radunate in piazza Syntagma ad Atene, di fronte al Parlamento, per protestare contro il controverso disegno di legge con il motto “istruzione gratuita per tutti".
Studenti provenienti da diverse città, associazioni di insegnanti e sindacati hanno partecipato ad una grande manifestazione che ha paralizzato la capitale della Grecia, culmine di 11 settimane di proteste in corso non solo ad Atene, ma anche in altre “città universitarie”, come Salonicco e Larissa.
Nonostante la forte opposizione, il partito di governo Nuova Democrazia, forte dei suoi 158 deputati, ha votato in blocco a favore del disegno di legge, spalleggiato da un deputato indipendente, H. Katsivardas, che ha portato a 159 il totale dei voti a favore [il parlamento greco è composto da 300 deputati].
Il principale partito di opposizione di sinistra, SYRIZA, ha votato contro. Una posizione simile è stata adottata dal partito socialdemocratico di centrosinistra PASOK, che non si è opposto in linea di principio al disegno di legge, ma ha citato l’articolo 16 della Costituzione greca che vieta le università private.
Istruzione pubblica e privata in Grecia: una storia di aspettative disattese
La Grecia è l'unico paese europeo che vieta le università private. L'equivalente, sebbene inferiore in termini di riconoscimento e convalida, è il cosiddetto "college privato", che offre corsi post-secondari in collaborazione con università europee riconosciute e porta ad una laurea triennale in tre anni (invece dei quattro previsti nelle università pubbliche).
Sebbene molti college abbiano compiuto notevoli sforzi per migliorare i propri servizi educativi, reclutando personale accademico esperto o fornendo strutture e opportunità di alta qualità, non sono riusciti a sfatare la propria reputazione di istituzioni costose destinate a studenti benestanti o a basso rendimento, che non sono riusciti a superare gli esami nazionali per accedere all'università.
Proprio come il riconoscimento dei titoli di studio universitari nel 2020, la legge appena approvata ha suscitato forti controversie per i seguenti motivi: crescente concorrenza in un mercato del lavoro già piccolo e saturo, degrado dei titoli universitari pubblici, ingiustizia sociale causata dal dominio di un’élite socio-economica che può “comprare e vendere” titoli di studio, emarginazione degli studenti svantaggiati e graduale declino delle università statali periferiche, molte delle quali già a corto di personale e sotto-finanziate.
L'istruzione superiore in Grecia versa ormai da anni in gravi difficoltà, a causa di numerosi e complessi fattori, tra cui la progressiva diminuzione dei finanziamenti statali (soprattutto dalla crisi finanziaria in poi), le frequenti occupazioni degli spazi universitari con conseguenti perdite di lezioni e di appelli di esame, nepotismo, corruzione e favoritismi radicati, fortemente intrecciati con gli interessi interni dell’università e con la politica.
Si teme che gli investimenti universitari privati stranieri si trasformino in un “franchising” che peggiorerà ulteriormente la situazione e creerà un sistema educativo a due marce definito da ricchezza, potere e ideologia.
A queste preoccupazioni, Nuova Democrazia risponde promettendo un sistema meritocratico che garantisca servizi eccellenti in sinergia, e non in competizione, con le università statali. Il governo cita anche i vantaggi della crescita socio-economica e dell’innovazione che possono derivare da nuovi investimenti nel paese e dalla prevenzione o addirittura dall’inversione della massiccia fuga di cervelli che flagella la Grecia da anni.
Articolo 16 della Costituzione greca
Chi si oppone alla legge definendola “anticostituzionale” cita l'articolo 16 su “istruzione, arte e scienza”, che consacra l’istruzione come bene pubblico e “la missione principale dello Stato”, garantendo “a tutti i cittadini greci il diritto all’istruzione gratuita” a tutti i livelli nelle università statali. L'ottavo paragrafo afferma esplicitamente che “è vietata la creazione di istituti di istruzione superiore da parte di soggetti privati”.
Parte della comunità pedagogica greca ha protestato negli ultimi mesi, bloccando settimanalmente le strade centrali o dibattendo sui media. In passato, però, alcuni studiosi avevano espresso opinioni diverse. In un articolo del 2002, George Psacharopoulos aveva messo in guardia contro il “costo sociale” derivante dalla restrizione di una “domanda insaziabile di istruzione”, incoraggiando così l’esodo degli studenti all’estero.
Nel 2018, un gruppo di accademici greci aveva firmato una lettera aperta invitando l’allora governo di sinistra a rivedere l’articolo 16, citandone la presunta incoerenza con gli attuali “bisogni educativi, sociali e culturali” del popolo greco e facendone “una questione di democrazia”.
Per una parte della popolazione, l’approvazione della legge è una vittoria che può portare ad una tanto necessaria riforma dell'istruzione, ma gli oppositori si impegnano a continuare i loro sforzi per contestare la legge.
Il governo greco dovrebbe fare del suo meglio per garantire che l’attuazione della nuova legge sia pienamente in linea con le normative esistenti dell’Unione europea e che vengano adottate misure, sotto forma di borse di studio e altri programmi di sostegno, per garantire un accesso basato sul merito agli studenti, soprattutto quelli che hanno difficoltà finanziarie.
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