Un pezzo importante dell’informazione indipendente italiana chiude i battenti. Amisnet confluirà nell’associazione Echis, con cui si intende valorizzare l'esperienza di 18 anni di intenso lavoro
Fonte: Amisnet
L'agenzia ha dato la notizia dalle pagine del proprio sito raccontando cos'era Amisnet quando nel 1998 occupava un piccolo scantinato vicino la stazione Tiburtina a Roma, e cos'è diventata col tempo dai Social Forum a Radio GAP nel 2011, dall'apertura di Ammannet in Giordania al trasferimento a Strike spa Roma, fino all'esperienza "Una radio in valigia" con la quale parte oggi alla volta del nuovo progetto Echis - Incroci di suoni .
Echis è un’associazione, non più agenzia, che continuerà a lavorare per la creazione di spazi di comunicazione, informazione e confronto, ma che lo farà con tempi e modalità diverse, mettendo da parte la produzione quotidiana.
Dal 1998 al 2016 Amisnet è stata una fucina di produzioni radiofoniche, realizzando quotidianamente interviste, programmi e speciali di approfondimento che (usciti dagli studi di Roma) potevano essere ascoltati sulle frequenze di Brescia, Udine, Bologna, Taranto, Firenze, Cosenza, Messina, Torino e tante altre città e radio indipendenti.
Prima che la parola podcast fosse di uso comune, dal sito di questa piccola agenzia si potevano scaricare programmi del calibro di Passpartù, che per otto anni di fila ha denunciato e parlato di migrazioni e diritti; trasmissioni come Radio Kalima e Scirocco, che attraverso l’informazione hanno lavorato per un’idea di Mediterraneo come comunità e luogo di scambio; appuntamenti come quelli con Radio Carta (in collaborazione con il settimanale); Paese Europa (realizzato a braccetto con Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa) Laser, Babush, l’Alchimista, Terranave.. (fare un elenco di programmi e rubriche è davvero difficile..)
Indipendente da tutto, ma non dall’idea di un’altra informazione e di un’altra società possibile, Amisnet ha sempre tentato di scovare voci e opinioni lontane da quelle abitualmente ascoltate sui media (più o meno) tradizionali. Ha provato costantemente a coniugare la pratica di un’informazione senza pubblicità (ma disponibile gratuitamente) a quella di un’informazione di qualità, ottenendo premi e riconoscimenti giornalistici a livello nazionale e internazionale.
Ma soprattutto ha messo insieme l’idea di fare informazione e di essere giornalisti a quella di essere attivi promotori di cambiamento. Nel 2001 l’agenzia è stata tra le maggiori promotrici di radio GAP, la radio della controinformazione che ha unito le forze di molte emittenti libere per seguire il G8 di Genova. Un’esperienza formidabile di informazione in rete, che in tempo reale ha permesso di seguire gli avvenimenti convulsi di quei giorni, di denunciare la brutalità, ma anche di testimoniare una ricchezza politica e sociale particolarmente viva.
Di base, al centro del cratere, il magma che ha alimentato l’attività di questa piccola agenzia è stato sempre l’idea di aprire canali di informazione libera là dove di spazio ce n’era poco o non c’era.
Come nella Tunisia del regime di Ben Alì: nel 2009 Amisnet forniva il supporto logistico e la propria presenza per il lancio di Radio Kalima, emittente che da Tunisi provava a rompere la cappa dell’informazione di regime. Una scintilla che sarebbe stata spenta dopo solo 5 giorni e un intervento brutale della polizia di regime, ma che sarebbe rinata subito dopo grazie al ponte radio che attraverso gli studi di Amisnet a Roma avrebbe trasmesso per tutta la Tunisia usando un canale televisivo satellitare.
Anni prima c’era stata la Giordania, con il supporto per la nascita di Ammanet, la prima emittente comunitaria in Medio Oriente e subito dopo ci sarebbero stati paesi, progetti e radio in Palestina ; Capo Verde, in Burkina Faso e di nuovo in Tunisia dove Amisnet ha dato il proprio sostegno tecnico per allargare il più possibile il panorama delle radio libere e ha contribuito alla nascita di Radio 3R.
Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto