Anche la Federazione europea dei giornalisti (EFJ) appoggia l'appello di FNSI e Usigrai per concedere l'accesso delle riprese alle udienze del maxi processo di Lamezia Terme, mentre la denuncia arriva sulla piattaforma Mapping Media Freedom
AGGIORNAMENTO: l'11 marzo il Tribunale di Vibo Valentia ci ripensa e dà l’ok per le riprese audio-visive del maxi-processo “Rinascita-Scott” prima di allora vietate all’interno della nuova aula bunker di Lamezia Terme.
È stato definito il più grande processo alla criminalità organizzata degli ultimi trent'anni, e l'afflusso di giornalisti da tutta Europa rende l'esclusione delle telecamere dall'aula bunker di Lamezia Terme una questione che riguarda la libertà di informazione a livello europeo.
Sono passati quasi due mesi dall'appello dei sindacati italiani FNSI e Usigrai del gennaio scorso, cui si era unito il presidente dell'Ordine dei giornalisti: «È il più grande processo alla 'ndrangheta. I cittadini hanno diritto a essere informati. Per questo è sbagliata la decisione del giudice, che così impedirà una completa documentazione del processo Rinascita Scott che vede imputate oltre 300 persone», avevano dichiarato i rappresentanti della Federazione Nazionale Stampa Italiana e del sindacato Rai.
E due mesi dopo, mentre il processo prosegue senza che le telecamere possano riprendere le udienze, all'appello degli italiani si unisce la Federazione europea dei giornalisti: «Questo processo non riguarda solo l'Italia, ma tutta l'Europa, viste anche le infiltrazioni in altri Paesi. Anche per questi motivi, il processo ha attirato l'attenzione di giornalisti europei. Ma, nei fatti, la decisione di impedire la ripresa delle udienze limita fortemente il diritto di cronaca».
Nella dichiarazione diffusa dal sindacato europeo si sottolinea l'importanza del processo, "frutto di quattro anni di indagini nella rete della 'ndrangheta calabrese e tra i suoi affiliati in Italia e all'estero". Per cui "si condanna la decisione dei giudici di lasciar fuori le telecamere dalle udienze".
Negare l'accesso alle telecamere, prosegue la nota, equivale a negare l'accesso a una parte fondamentale della cronaca e proibire che venga costruita una parte di memoria storica in una circostanza cruciale per l'Italia e per l'Europa. Il processo è stato denominato Rinascita Scott, dove Scott è il cognome di un agente statunitense antidroga che ha trascorso otto anni in Italia a combattere contro le organizzazioni narco-‘nranghetistiche, poi morto al rientro negli Stati Uniti in un incidente stradale. Sul banco degli imputati 355 persone, compresi politici e funzionari pubblici, e le accuse variano da associazione mafiosa a omicidio, estorsione, traffico di droga, abuso d'ufficio e riciclaggio di denaro.
La vicenda è arrivata all'attenzione del consorzio MFRR che ha per il momento pubblicato una segnalazione sulla piattaforma Mapping Media Freedom , la piattaforma di monitoraggio che funge da termometro della libertà di stampa in Europa registrando violazioni e attacchi ad ogni livello.