Tre giornalisti Rai morirono a Mostar nel 1994 e in loro ricordo venne istituito il Premio Giornalistico Marco Luchetta. Premiati nel 2017 lavori che danno voce ai profughi che bussano alle porte d'Europa
Fonte: Premio giornalistico Marco Luchetta
Il 28 gennaio 1994, a Mostar Est, una troupe della Rai di Trieste che stava realizzando uno speciale per il TG1, per proporre i bambini vittime della guerra balcanica come candidati al Premio Nobel per la Pace, veniva colpita da una granata: Marco Luchetta, Alessandro Ota e Dario D’angelo sono stati i primi inviati Rai a perdere la vita mentre svolgevano il proprio lavoro. Nel ricordo loro e di un altro operatore triestino, Miran Hrovatin, assassinato a Mogadiscio con la giornalista Ilaria Alpi, è stato istituito, su promozione della "Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin" il Premio Giornalistico internazionale Marco Luchetta .
I riconoscimenti vengono assegnati a giornalisti, fotografi e tele cineoperatori di tutto il mondo che raccontano, con particolare sensibilità, la difficile tematica delle violenze e delle sopraffazioni sui bambini. Giovedì, 22 giugno, si terrà a Trieste al Politeama Rossetti (alle 20.30) la premiazione dei vincitori dell'edizione 2017, ripresa e trasmessa da Rai1, “I Nostri Angeli” .
Guerre, terrorismo, sfruttamento sessuale, lavoro minorile, migrazioni, fame, povertà, siccità: lo slalom per la sopravvivenza dei bambini ha paletti strettissimi su questa Terra matrigna. Lo ha raccontato per immagini Lyse Doucet, reporter di BBC News, ripercorrendo la storia di Bara’aa, nella Siria occidentale: un racconto esemplare delle giovani generazioni siriane, perché tornare finalmente a scuola non cancella i segni indelebili degli anni nel fuoco della guerra.
Le parole di un bambino e soprattutto i suoi occhi possono spiegarci cos’è diventato il confine d’Europa: Aziz, respinto per cinque volte con suo padre, ha raccontato la sua storia a Valerio Cataldi, Premio Luchetta 2008, autore del reportage vincitore prodotto da Tg2 Dossier con il patrocinio dell’Unicef. E’ la storia di un bambino in trappola sui confini d’Europa: Aziz viene dall’Afghanistan e ha sfidato i cani della polizia di confine ungherese. Ma sogna di raggiungere Londra e “diventare insegnante, anzi dottore”.
Anche lo Yemen non è un pianeta per giovani: su Left Magazine Laura Silvia Battaglia ha illuminato la quotidianità dei bambini yemeniti, vittima di traffici a scopo sessuale o impiegati come forza militare nella guerra fra i ribelli del Nord e i governativi. Dal porto di Mukalla i bambini trafficati salpano verso località del Golfo. Le famiglie sono “invitate” a fornirli per la causa, molti vengono rapiti se le famiglie non acconsentono, e non faranno ritorno. Sul Daily Mirror un’altra storia ‘maledetta’, quella raccontata da Tom Parry che ha visitato la Somalia in gravissima siccità.
Le fragili vite dei bambini malnutriti sono state spezzate dalla fame e dalla guerra. Come nel caso della piccola Hamdi, incontrata nell’ospedale di Garowe: l’ennesima vittima africana di siccità e carestia. Testimonianza visiva dei milioni di bambini in fuga dal ‘male’ delle guerre è lo scatto vincitore della sezione fotografia dedicata a Miran Hrovatin: il fotoreporter Khalil Ashawi firma per Huffington Post l’immagine di una giovane sfollata siriana con una gamba amputata. In un momento di sosta l’adolescente controlla il cellulare, nel campo rifugiati di Bab Al-Salam, vicino al confine con la Turchia, a nord di Aleppo.
Proprio agli esodi e alle migrazioni, emblema del nostro tempo, è intimamente legato il Premio Speciale 2017 assegnato dalla Fondazione Luchetta a “Mediterranean hope ”, il progetto “corridoi umanitari: l’accoglienza oltre l’emergenza” avviato con Protocollo d’intesa dalla Comunità di Sant’Egidio con la Federazione delle Chiese Evangeliche e la Tavola Valdese . «Quest’anno la Fondazione premia un sogno che può e deve diventare realtà – spiega la Presidente, Daniela Luchetta – E’ il sogno dei corridoi umanitari, modalità sicure attraverso le quali i rifugiati possono arrivare in Europa senza rischiare di morire nei viaggi della disperazione - 5000 i morti in mare solo nel 2016 – al sicuro dalle organizzazioni criminali. In una società aperta e giusta la possibilità di arrivare attraverso sicuri canali dovrebbe essere la strada principale per soccorrere le persone che fuggono dalla persecuzione e dalla violenza. Mediterranean Hope ha già portato in Italia 1.000 rifugiati siriani, accolti attraverso reti di ospitalità privata. Un modello per tutti i Paesi europei. Attraverso il Premio Speciale Luchetta a questa coraggiosa esperienza vogliamo infatti lanciare un appello all’Europa perché finalmente si renda protagonista di una vera accoglienza, abbattendo i muri e cominciando, finalmente, a costruire dei ponti».
“Mediterranean Hope è un progetto, autofinanziato dai soggetti che lo promuovono senza interventi pubblici, intende contribuire ad affrontare il fenomeno dei flussi migratori via mare aprendo in sicurezza veri e propri corridoi aerei umanitari dietro verifica del Ministero dell’Interno, che rilascia visti umanitari con Validità Territoriale Limitata , validi dunque solo per l’Italia. Una volta arrivati in Italia legalmente e in sicurezza, i profughi potranno presentare domanda di asilo. Parole di apprezzamento e sostegno per il progetto sono già state pronunciate da Papa Francesco e dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
L'edizione 2017 del Premio gode, tra gli altri, del sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e alla realizzazione hanno collaborato inoltre la Federazione Nazionale Stampa Italiana e il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti.
Mostar 28 gennaio 1994
Nel gennaio del 1994 Marco Luchetta, Dario D'Angelo e Alessandro Ota vengono uccisi a Mostar da una granata. Riproponiamo l'intervista a Daniela Schifani, moglie di Marco Luchetta
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