Due persone in bici presso la Marina di Ravenna - Jan Cattaneo/Shutterstock

Marina di Ravenna - Jan Cattaneo/Shutterstock

Anticipiamo una parte dell'intervento che Fabio Fiori proporrà al “Green Talks”, organizzato nell'ambito del Festival ItineRA 2021 www.trailromagna.eu , che si terrà sabato 2 ottobre 2021 al Teatro Almagià di Ravenna

30/09/2021 -  Fabio Fiori

Ravenna città di mare? Ci siamo chiesti in questi mesi, condividendo la nostra domanda con amici, intellettuali, marinai, portuali e tutti coloro che hanno a cuore passato, presente e futuro della città, nel suo storico rapporto con l'Adriatico, porta acquea per relazioni mediterranee e oceaniche. Sì perché l'Adriatico è sempre stata la principale highway ravennate, nelle sue antiche relazioni con Bisanzio e in quelle altrettanto floride con l'Oriente. Ma questa domanda ha anche una connotazione più legata al quotidiano, al buon vivere che l'Adriatico offre oggi. Perché questo è un fatto oggettivo. Il mare, la nostra foresta blu, ogni giorno si offre nella sua magnificenza a chi vive o è ospite lungo le sue rive.

Oggi la sfida delle città adriatiche non riguarda solo la riqualificazione del waterfront, ma anche e soprattutto il watersoul, l'anima del mare.

Perciò indispensabili sono momenti di riflessione partecipati per pensare e ripensare, organizzare e riorganizzare la relazione tra le città e il mare, tra i cittadini e il mare.

L'Adriatico è una 'Pianura liquida", scriveva Fernand Braudel alla metà del Novecento, non immaginando forse che così come in Pianura Padana, le sue rive occidentali, e non solo, sarebbero diventate un'unica città o forse sarebbe meglio dire un'unica periferia. E allora la sfida oggi, declinando per altro l'invito al "rammendo" di Renzo Piano, è proprio quella di lavorare non solo sul waterfront ma anche, soprattutto, sul watersoul. Perché forse oggi c'è ancor più bisogno di cultura, esperienza ed ecologia del mare che di urbanistica, architettura ed economia. O almeno tutti questi aspetti devono essere presi in considerazione perché i rammendi siano ben fatti; i fili devono essere eleganti e tenaci, gli intrecci articolati e duraturi. Perché i progetti e le opere non si realizzeranno appieno se chi vive lungo le rive non troverà o ritroverà una relazione sentimentale con il mare, con le pratiche del mare, con le esperienze del mare. Anche quelle semplici, ma indispensabili al buon vivere, del cammino e del nuoto lungo le rive del nostro mare quotidiano. Una foresta blu (e quella adriatica è spesso anche verde!) da proteggere, conoscere, vivere ogni giorno.

Cosa significa questo nello specifico per Ravenna? Ne parliamo e ci confrontiamo da più di dieci anni, anche pubblicamente con Predrag Matvejević che amava Ravenna, come tanti altri intellettuali, di ieri e di oggi. Come dissi proprio con Predrag io sogno un Canale Candiano funzionale non solo alle necessità portuali, indispensabili, ma anche a quelle civili, cioè percorribile a piedi o in bici e, perché no!, navigabile, a remi o a vela dai bambini di tutte le età. Sogno una meravigliosa via d'acqua salata risanata anche da un punto di vista ambientale, dove tuffarsi e nuotare. Una via d'acqua salata che, riprendendo idee e genialità delle installazioni di Chisto, non si fermi alla "strada ferrata" ma arrivi in Piazza del Popolo. Un filo d'acqua salata. Lì chi, come me e Matvejević, ama bagnarsi almeno le mani e la faccia con l'acqua salata potrà farlo, rinnovando quotidianamente la relazione carnale con l'Adriatico. Lì i bambini potranno varare le loro barchette di carta, cariche di sogni e speranze, in direzione dell'Adriatico. Allora potremmo dire "Ravenna città d'acqua!", aggiungendo anche salata!


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