Pubblichiamo la relazione introduttiva di Agostino Zanotti, presidente della Associazione ADL a Zavidovici Onlus, all'assemblea ordinaria di sabato 18 gennaio 2003
L'appuntamento dell'assemblea annuale rappresenta sempre il momento appropriato per ripensare e rileggere quanto realizzato in questi anni e per aggiornare il mandato associativo.
No alla guerra.
Ancora una volta dobbiamo incontrarci sotto la minaccia di una nuova terribile guerra.
Dal '96 ad oggi il nostro faticoso impegno nei Balcani è stato scandito dal ritmo nefasto di nuovi conflitti: il Kossovo, l'Afghanistan, la Palestina e adesso l'Iraq, o da avvenimenti traumatici come l'11 Settembre e la crisi Argentina. Sembra davvero che il nostro agire rappresenti una goccia insignificante nel mare dell'incessante degradazione dell'umanità.I valori cui ci riferiamo: solidarietà, giustizia, uguaglianza, libertà, nonviolenza, democrazia sono quotidianamente calpestati in molte parti del mondo in una spirale di dolore e miseria.
Le ultime affermazioni di Giovanni Paolo II: " Dio non si manifesta più all'uomo" rappresentano un grido di allarme assolutamente non trascurabile."I feriti e le vittime dello sviluppo sono davanti alle nostre porte (oppure dentro se pensiamo alla crisi FIAT, nda); non c'è bisogno di andarle a cercare nelle periferie dell'Occidente; le si incontra nei nostri sobborghi " (Serge Latouche); "la guerra all'Iraq è solo la punta dell'iceberg; è la militarizzazione dell'economia e della finanza che porterà alla " guerra infinita" (Alex Zanotelli), sono queste alcune analisi importanti sul nostro tempo.
Tutti noi siamo convinti della necessità di bandire la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti (art.11 della costituzione) , per fare questo dobbiamo dare spazio a nuove forme della politica ; in questo senso ci aiuta Hannah Arendt: una politica ove possano brillare le qualità umane, non misurabile esclusivamente in base a tecniche istituzionali o amministrative (il bilancio partecipativo per esempio), e che richiede spirito d'iniziativa e una dote fondamentale: l'immaginazione. Agire politicamente e pensare politicamente rappresentano la forma di un dialogo incessante con il nostro tempo, nel quale si confrontano le grandi e piccole questioni umane.Lo strumento principale di questa politica è rappresentato dal dialogo come confronto tra luoghi diversi, identità e saperi diversi, tra culture diverse: dopo l'11 settembre sono davvero esigui gli esempi di politiche di dialogo tra Occidente e Oriente.
Il nostro compito, il compito del pacifismo, è quello di contrastare il passo alla guerra per fare posto ai conflitti politici (Simone Weil). In questa direzione andava l'importante convegno realizzato dall'Osservatorio sui Balcani dal titolo: Abitare il conflitto: c'è pace senza riconciliazione?Sappiamo bene che la guerra inizia con l'affermarsi di un linguaggio roboante, fatto di parole dense di nuovi e pericolosi significati: guerra umanitaria, giustizia infinita, guerra preventiva, bombe intelligenti.
A tutti noi spetta il compito di scrivere un linguaggio nuovo sul quale imperniare le nostre azioni le nostre relazioni con l'altro; il linguaggio di un agire politicamente e pensare politicamente che sia in grado di difendere gli elementi essenziali alla vita, nel raggiungimento di un equilibrio sociale ed ecologico, ove la felicità personale abbia una dimensione collettiva.
Da dove partire ? Come continuare?
Mi ritorna in mente la frase di S. Agostino: la speranza ha due figli lo sdegno e il coraggio, col primo affrontiamo il presente col secondo costruiamo il nostro futuro.
Speranza, sdegno e coraggio rappresentano il bagaglio essenziale del nostro impegno; sono gli elementi fondanti del nostro agire solidale, sono l'essenza del nostro cooperare.In questo senso possiamo pensare di operare per una solidarietà orizzontale e non verticale, una solidarietà senza un alto e un basso, ma che unisca luoghi e saperi diversi in un'equità dello scambio.
In precedenza ho cercato di riconsiderare il significato di politica , di sviluppo e di cooperazione ed è per quanto detto che va ripensato il concetto di cooperazione allo sviluppo per rinominarlo nel senso della "cooperazione alla solidarietà per una società sostenibile".
Mi scuserete se ho solo abbozzato concetti che meritano un approfondimento maggiore, non voglio tralasciare comunque un'ulteriore sollecitazione sapendo di inciampare nella semplificazione che può togliere lucidità e comprensione al ragionamento.Penso sia importante, soprattutto di questi tempi, rilanciare il concetto di democrazia inteso nel suo specifico significato di governo del " demos" popolo. In questa luce appare chiara la grande crisi della democrazia e quanto dietro questa " parola" si nascondano interessi di corporazioni multinazionali veicolati da meccanismi elettivi sempre meno partecipati.
Il concetto va aggiornato e riqualificato proprio all'interno dell'attuale crisi dello Stato-Nazione, crisi che sembra togliere il " luogo" nel quale esercitare la democrazia.La cooperazione alla solidarietà per una società sostenibile è alimentata dalla democrazia (post-democrazia) sia come strumento di difesa/ garanzia della vita/individui e dei diritti umani sia come strumento di partecipazione attiva alla cittadinanza per l'autogoverno locale degli uomini e delle donne che abitano i territori (cittadini, popolo).
La cooperazione alla solidarietà e l'ADL a Zavidovici (noi).
In base alle premesse vanno riconsiderati i "campi tradizionali" della cooperazione allo sviluppo: diritti umani, sviluppo economico, educazione e salute/servizi sociali.
Diritti umani
La questione della promozione dei diritti umani va ripensata a partire dalla difesa della vita umana in qualunque luogo e circostanza. Non è possibile appoggiare guerre per la difesa dei diritti umani; non si uccidono innocenti per difendere altri innocenti.
La nostra attività rivolta ai rifugiati (gruppo Dedalo), oppure il lavoro sulle minoranze, va intesa proprio in questa direzione. La difesa della " persona che scappa" e dei suoi diritti ci permettere di conoscere la sua storia, il suo dramma e di confrontare , attraverso l'incontro, i diversi saperi.... dovremo deciderci ad abbandonare senza riserve i concetti fondamentali in cui abbiamo finora rappresentato i soggetti del politico (l'uomo e il cittadino coi loro diritti, ma anche il popolo sovrano, il lavoratore ecc.) e ricostruire la nostra filosofia politica a partire dalla figura del rifugiato, la sola , forse, pensabile figura di popolo del nostro tempo. (Giorgio Agamben)
Mantenere attivo questo campo d'intervento ci permette di guardare alle nostre origini associative che sono rappresentate dall'incontro/accoglienza delle tante vittime della guerra bosniaca.
Sviluppo economico
Le importanti sollecitazioni proposte da Michele Nardelli e dall'Osservatorio sui Balcani (allegate alla presente) ci permettono di interpretare il concetto di sviluppo economico attraverso un approccio locale/territoriale rapportandolo alla critica al concetto di sviluppo in precedenza accennata (Latouche).L'approccio territorialista assume come referenti gli abitanti e come fine la promozione delle loro capacità di autorganizzazione del territorio, anche in qualità di produttori. (Aberto Magnaghi)
Il progetto dei microcredito (CED) in atto da oltre tre anni a Zavidovici dovrà evolversi proprio nella direzione sopra esposta.
Educazione
L'educazione interpretata nel suo significato originale di ex ducere (tirare fuori) è l'ambito d'intervento principale nel quale far emergere e incontrare i diversi saperi degli uomini e delle donne che abitano i nostri territori; è il " luogo " nel quale esaltare la narrazione. In questo senso i materiali prodotti in questi anni sono forme diverse che insistono in questa direzione: Europa Srebrenica, lo spettacolo Graffiti , il libro "Storie di vita bosniaca " (anche se non prodotto da noi, ma da Cicsene e Pianeta Possibile), il materiale fotografico di Christian , di Renato e Federico.Molto importante e da ampliare è anche il progetto " Educare alla cittadinanza plurale " che ci accompagnerà, con l'aiuto di William e Maria , anche quest'anno. Così come tutti i progetti di scambio realizzati in questi anni e che hanno coinvolto, scuole, associazioni sportive tra Alba, Brescia e Cremona.
Salvaguardia dell'ambiente.
Il "progetto locale" di cui parla Magnaghi si basa sulla valorizzazione del patrimonio territoriale tra sostenibilità ambientale (valorizzazione dell'ambiente) e sostenibilità territoriale (qualità dell'abitare).
Il progetto ambientale che abbiamo in corso a Zavidovici, cerca di andare in questa direzione: salvaguardare l'ambiente dall'impatto dei rifiuti valorizzando i " saperi" di abitanti (i ROM) che dai rifiuti traggono "ricchezza". Lo stiamo facendo mettendo in campo una rete di relazioni, CINSA, CeTamb, Coop, Cauto, Istituto Golgi, e altri soggetti bosniaci: saperi che scambiano saperi.Interessanti prospettive sta assumendo anche "l'esperimento" di turismo responsabile che tende a stimolare progettualità, aggregazione ed autorganizzazione nel tessuto sociale bosniaco soprattutto tra i giovani, tutto questo in un'ottica di rispetto dei luoghi e delle persone. Giorgio e Elena ne sono i referenti.
Salute e servizi sociali.
La definizione dei bisogni di un territorio è un momento fondamentale nel percorso di cooperazione alla solidarietà; la risposta a questi bisogni deve, in primo luogo, mettere in campo le risorse/saperi presenti sul territorio e quindi accrescerle/li attraverso lo scambio orizzontale tra soggetti diversi.
In questo senso la risposta ai bisogni tende al miglioramento della qualità della vita dei cittadini, partendo da quelli più disagiati.Il progetto del centro collettivo di Doborovci e Gornja Orahovica e la costituzione del gruppo LSD (si veda progetto allegato) va in questa direzione, grazie al prezioso e stimolante aiuto di Valentina Pellizzer e di Marco e Elena; così come il progetto "prevenzione dei tumori al seno" coinvolge attivamente le donne di Zavidovici e dintorni. Nel campo dei servizi sociali mi preme richiamare le attività della playroom di Vozuca e di Lovnica e la prospettiva di "centri estivi" animati dai giovani di Alba, Brescia e Cremona.
Un'altra democrazia è possibile.
Cittadinanza attiva, autogoverno locale, bilancio partecipativo sono stimoli per accrescere e evolvere il nostro impegno di cooperazione.
Lo possiamo fare con i giovani di Kraljevo o di Zavidovici, con i componenti del comitato cittadino, oppure dialogando con il movimento dei forum sociali, con la rete Lilliput, con Attac, con i tanti "naufraghi di questo sviluppo" e quanti altri si impegnano per la costruzione di un "mondo migliore". La nostra goccia diventerà allora la pioggia rigenerante per questo nostro Pianeta.
Quest'ultimo anno.
Non è possibile fare un rapporto esaustivo di quanto realizzato in quest'ultimo anno e tanto meno delle energie impiegate, posso dire che ogni mese abbiamo sollecitato i nostri territori con vari appuntamenti: incontri pubblici, spettacoli, mobilitazioni, seminari.... Penso sia giusto ringraziare coloro che hanno sostenuto tutto questo, in modo particolare Andrea e Sladjo, grazie alle loro competenze e capacità l'associazione riesce a mantenere un importante livello di qualità progettuale e operativa.
Prospettive
In precedenza ho cercato di illustrare brevemente le nostre attività mettendole in relazione con un ragionamento più generale attraverso il quale caratterizzare il nostro impegno.
Rifacendomi a quanto detto, penso sia importante impegnarci per una definizione condivisa delle prospettive dell'ADL e questo potrà emergere dall'incontro dell'assemblea.Vorrei abbozzare alcuni spunti per la discussione:
- Organizzazione interna
a) aggiornamento del consiglio direttivo in modo che diventi effettivamente il luogo di discussione politico operativa;
b) consolidare i gruppi territoriali: lo scorso anno sono emerse buone prospettive per la costituzione o aggiornamento dei gruppi territoriali di Alba e Cremona;
c) riprendere i contatti con tutti gli enti pubblici e associazioni che in questi anni ci hanno sostenuto per allargare la nostra base associativa;
d) accrescere la capacità di raccolta fondi a sostegno delle attività e della struttura.
- Operatività progettuale
a) dobbiamo definire maggiormente gli ambiti d'intervento cercando di rafforzare progetti "ponte", che ci permettono cioè di mettere continuamente in comunicazione i diversi territori. In questo senso il tema dei rifugiati, dell'intercultura, dell'ambiente e dell'economie dei territori offrono grandi possibilità di impegno e di coinvolgimento;
b) è importante che siano definiti chiaramente i referenti per ogni singolo progetto e che ciascun referente sia in grado di seguire il progetto autonomamente;
c) dovremo riprende la questione della formazione sia interna sia esterna all'ADL, in modo da mantenere sempre attiva una capacità di analisi critica fortemente condivisa anche con altre realtà e soggetti non direttamente coinvolti nell'associazione;
d) sarà importante che la nostra associazione rimanga all'interno delle reti nazionali o internazionali che operano in questa direzione, ICS, Osservatorio sui Balcani, Associazione delle ADL .......;
e) dovremo definire meglio la nostra proposta formativa nei confronti delle scuole e di altri ambiti della società civile; a tale proposito stiamo realizzando un documentario sull'ADL che ci permetta una presentazione stimolante; sono inoltre sempre disponibili i diversi materiali proposti in questi anni;
f) dall'ultima assemblea di Strasburgo ci è stata fatta la proposta di rilevare l'ADL di Tuzla perché inattiva da più di un anno. Questa proposta ci sembra molto interessante in considerazione del fatto che stiamo già operando in quella zona e che potremmo valorizzare ulteriormente la collaborazione con Valentina Pellizzer. E' sicuramente necessario avviare una riflessione con tutte le persone coinvolte e interessate a questa ipotesi, ritengo comunque fondamentale che l'assemblea si esprima sulla possibilità di avviare un percorso in tale senso.
"Magari cominciasse con voi giovani questa nuova cultura della pace, come fosse una nuova aurora.
Perché oggi la terra è una cosa sola, una nave sulla quale siamo tutti imbarcati e non possiamo permetterci che affondi, perché non ci sarà più un'altra arca di Noè a salvarci. Il mondo è uno, la terra è una; e tutti insieme ci salveremo o tutti insieme ci perderemo.
Deve scomparire il concetto di nemico, perché una civiltà fondata sul concetto di nemico, non è una civiltà, ma una barbarie. La civiltà è solo quella della pace". Padre David Maria Turoldo
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