Riportiamo la replica a firma della signora Jean Toschi Marazzani Visconti e l'intero scambio epistolare con il nostro direttore di testata a seguito della pubblicazione in data 16 maggio 2008 di un commento ad un articolo offensivo nei confronti della stessa
Il Direttore della testata
Due considerazioni sono doverose a chiusura di questo increscioso episodio:
1. La signora Jean Toschi Marazzani Visconti ha tutto il diritto di commentare l'articolo della nostra corrispondente Azra Nuhefendić, così come qualsiasi lettore/lettrice. Va ribadito, tuttavia, che non ci sono elementi per determinare che chi ha commentato l'articolo, assumendo un atteggiamento offensivo nei confronti della signora, possa essere identificato con la nostra corrispondente, come precisato nella nostra lettera inviata alla signora (vedi sotto).
2. Nel commentare l'articolo di Azra Nuhefendić la signora Marazzani Visconti ha scritto che: "Orić vive felicemente a Tuzla o lì presso e non ha subito alcun giudizio per i circa 3500 civili serbi depredati e uccisi per suo ordine nei villaggi della regione dal 1992 al 1995.". Si tratta evidentemente di un errore. Naser Orić è stato giudicato dal Tribunale penale internazionale dell'Aja per crimini di guerra nella ex Jugoslavia. La sentenza in primo grado del giugno 2006 lo aveva condannato a due anni di carcere. La sentenza di appello del luglio 2008 lo ha assolto. Pertanto Orić ha subito ben due gradi di giudizio, anche se infine è stato assolto. Per altro in questo momento Naser Orić si trova in carcere in Bosnia con l'accusa di estorsione di oltre 200 mila marchi e detenzione illegale di armi.
Cordiali saluti
Luca Rastello
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Al Direttore di Osservatorio Balcani
LUCA RASTELLO
Piazza S. Marco, 7
38068 Rovereto (TN)
Milano, 21 novembre 2008
Egregio Direttore,
prendo atto della sua lettera del 21 ottobre u.s. con le scuse della sua testata. Accetto che pubblichiate la mia lettera, la vostra risposta e la mia replica.
Apprezzo la vostra politica di favorire il dibattito aperto, quando questo, però, rimane nell'ambito dello scambio di opinioni e non si trasforma in un'aggressione personale, fantasiosa. Questa è una forma di reazione primitiva di fronte a tesi non conformi a quelle imposte ma pur sempre realistiche, parlo del /Dossier Srebrenica/ da me tradotto.
Ho letto /Gente di Srebrenica di Azra Nuhefendić,/ da voi inviatomi. Questo articolo ha apparentemente scatenato la polemica e il commento punitivo nei miei confronti. Mi sento quindi autorizzata a commentarlo. L'articolo, ovviamente soggettivo, ha un tono simile a quello che impiegherebbe un bosniaco serbo o un bosniaco croato. E' triste che tredici anni dopo la fine della guerra civile in Bosnia gli animi siano ancora pieni di rancore e rabbia verso l'altro, quando in realtà sono stati tutti pedine di una politica imposta da fuori.
Rilevo alcuni punti dell'articolo. Quando l'autrice parla del comandante Nenad, che ha abbandonato i Serbi di Ilijaš e si è comportato da profittatore di guerra, - curioso, è la stessa accusa fatta a me - dimentica che Naser Orić, comandante della 28a Legione Musulmana di stanza a Srebrenica ha abbandonato la città pochi giorni prima del fatidico 11 luglio 1995 con tutto il suo stato maggiore. La difesa di Srebrenica è stata lasciata ad ufficiali di grado inferiore spaventati ed impreparati. Orić vive felicemente a Tuzla o lì presso e non ha subito alcun giudizio per i circa 3500 civili serbi depredati e uccisi per suo ordine nei villaggi della regione dal 1992 al 1995.
L'autrice parla anche di fanatici ultrà serbi che sfilano per Srebrenica. E i gruppuscoli di violenti patrocinati dalla linea dura del SDA (Partito d'Azione Democratica di cui era presidente il defunto Aljia Izetbegović) come l'AIO (Aktivna Islamska Omladina - Gioventù Islamica Attiva)? E i wahabiti? E il sottogruppo dell'AIO chiamato Kvadrat formato da ragazzi orfani allenati alle tecniche d'assalto? Per ritornare a Srebrenica, sono convinta che, quando il vento della politica internazionale cambierà, avremo delle sorprese sulla storia di quel tragico avvenimento. Nel maggio del 1996 fui io ad essere sorpresa. A Milići gli americani della IFOR avevano arrestato dieci Musulmani armati, sospettati di aver trucidato tre Serbi. I dieci uomini erano stati consegnati alla polizia serba di Pale. Dato che non c'erano prove evidenti della loro colpevolezza vennero schedati e rilasciati. I dieci uomini risultarono appartenere a Laste, un gruppo di estremisti, e i nomi di otto di loro figuravano nella lista degli scomparsi di Srebrenica depositata dalla Croce Rossa Internazionale al Tribunale di Zvornik. Possiedo copia della documentazione.
Aggiungo che importanti uomini di governo come Haris Silajdžić e Hasan Muratović hanno dichiarato pubblicamente il loro proposito di trasformare la Bosnia-Erzegovina in uno stato islamico dalla Croazia alla Drina. Questo non contribuisce certo a tranquillizzare le altre due nazionalità presenti nel paese! Come scrisse nel 1993 il giornalista francese Jacques Merlino /Le verità jugoslave non sono tutte belle da raccontare/ e chi cerca di riportarle nel modo più oggettivo finisce per essere calunniato.
Con i miei migliori saluti.
Jean Toschi Marazzani Visconti
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Il Direttore della Testata
Gentile signora
JEAN TOSCHI MARAZZANI VISCONTI
c/o Studio Avvocato Enzo Lepre
Corso Venezia 12
20122 MILANO
Rovereto, 21 ottobre 2008
Oggetto: Scuse per pubblicazione commento ad articolo "Gente di Srebrenica".
Raccomandata RR
Gentile signora Toschi Marazzani Visconti,
siamo costernati per aver commesso una grave svista pubblicando sul nostro portale un commento offensivo nei Suoi confronti.
Nel porgerLe le nostre sentite scuse ci permettiamo di ricordare che la nostra policy cerca di offrire ai lettori ampi margini di libertà nei commenti - che sono opinioni personali degli autori e non rappresentano in alcun modo la posizione di Osservatorio sui Balcani - sostenendo l'orizzontalità della rete. Invitiamo chi ci scrive ad inserire il proprio nome e cognome ma nella maggior parte dei casi i nostri lettori preferiscono utilizzare pseudonimi. Per questa ragione, non siamo in grado di identificare la persona che ha fatto riferimento a Lei, personalmente.
Vorremmo inoltre precisare che mentre Azra Nuhefendić firma, in qualità di nostra corrispondente, l'articolo "Gente di Srebrenica", l'autore/autrice del post collegato al medesimo articolo usa un generico pseudonimo "azra" che comunque non lo/la identifica con Azra Nuhefendić.
Poiché da parte di Osservatorio sui Balcani non c'è stata e non c'è alcuna intenzione offensiva o calunniatoria nei Suoi confronti, abbiamo cancellato in data odierna il post in questione e siamo pronti a pubblicare contestualmente con il massimo risalto la Sua replica, nella speranza che ciò incontri la Sua approvazione e ponga rimedio al nostro errore.
Colgo l'occasione per porgerLe i miei più distinti saluti.
Luca Rastello
Allegati:
- copia pagina web con articolo "Gente di Srebrenica" dd. 21/10/2008
- copia pagina web con commenti collegati dd. 21/10/2008
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Al Direttore di Osservatorio Balcani
LUCA RASTELLO
Piazza s. Marco, 7
38068 Rovereto (TN)
Milano, 12 ottobre 2008
Egregio Direttore,
ho appreso casualmente un commento che tale Asra Nehufendic, a me sconosciuta, ha fatto su di me sulla sua testata il 16 maggio 2008 e tutt'ora in rete (*):
Autore: azra
Data e ora: 16.05.2008 14:18 gente di Srebrenica
Sulla credibilità di J. T.J. Visconti: T.Visconti fu pagata dai serbi Bosniaci per fare la propaganda per i loro scopi. Fu molto amica di Radovan Karadjic e Ratko Mladic e altri accusati per i crimini contro l'umanità. Girava per la Serbia e la parte occupata della Bosnia insieme con un giovane, un tale Daniel Shifer, che si presentava come "umanista". I loro "datori" di lavoro erano scontenti. Furono licenziati presto. Di loro due scriveva in modo peggiorativo persino la stampa Serba. I giornalisti italiani che "coprivano" la guerra in Bosnia, anche loro, ne sanno qualcosa su questi due "umanisti". J.T. Visconti non ha mai messo piede ne a Sarajevo, ne in nessun altra parte della Bosnia che non era controlatta dai Serbi. Questo tipo di gente, di solito, si definisce come approfittatori dalla guerra.
Reputo fuori luogo che la sua testata permetta simili sfoghi dettati da odio cieco ed ottuso verso qualcuno che ha semplicemente tradotto il Dossier Srebrenica dal francese, testo a sua volta tradotto dall'associazione Verité Justice dall'originale del gruppo di ricercatori statunitensi.
Ho scritto per diverse testate italiane ed estere fra cui Il Manifesto e Limes. Sono arrivata a Sarajevo la prima volta con Elie Wiesel nel novembre 1992.
Ritengo il contenuto dell'allegato altamente calunnioso e mendace. Ho conferito mandato ai miei legali di procedere nelle sedi opportune contro la sua testata. Attendo comunque scuse ufficiali per lettera e sull'Osservatorio Balcani da quanti si sono resi responsabili del commento in questione.
Jean Toschi Marazzani Visconti
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