Pesaro è una città in equilibro tra Adriatico e Appennini, a misura d'uomo e di bicicletta. Il nostro Fabio Fiori ci invita a scoprirla a ritmo di pedali: non basta visitarne le piazze, bisogna avventurarsi nelle strade e sentieri che intorno alla città scendono fino al mare
Pesaro città della musica e della bicicletta. Una città in equilibrio tra Adriatico e Appennino, tra azzurro e verde, tra passato e presente. Equilibrio dinamico, come quello di chi suona e di chi pedala. Senza dimenticare che la bicicletta ha una sua musicalità e che ognuno sui pedali deve trovare il suo ritmo. Così come ogni musicista deve pedalare tanto, per esprimersi al meglio.
Perciò i pesaresi vanno in bici e gli ospiti dovrebbero fare altrettanto, considerando la comodissima opzione ferroviaria del trasporto bici o il noleggio, dedicando almeno un momento alla musica.
Teatro e Casa Rossini sono luoghi di culto, con ricchi calendari concertistici e culturali, ma ci sono altri luoghi che risuonano, nel rapporto con gli elementi naturali che a Pesaro sono molto vivaci.
Innanzitutto luci, venti e acque adriatiche, che richiedono attenzione meteorologica e predisposizione sentimentale. Per imbastire una relazione con la città non è sufficiente camminare in Piazza del Popolo e nelle vie del centro o affacciarsi al mare in Piazza della Libertà, lì dove la Sfera grande di Arnoldo Pomodoro restituisce un’idea di relazione con il mondo nell’eterno divenire di tre azzurri: della fontana, del cielo e del mare.
Per vedere e sentire meglio Pesaro, bisogna salire in sella o mettersi in cammino per ampliare gli orizzonti. Bisogna andare almeno fino al Faro del San Bartolo, per vedere dall’alto Baia Flaminia, la foce del Foglia e il portocanale, con la sua diga che è un invito alla scoperta del mare.
Ma il faro è anche la prima tappa della Strada Panoramica che di Pesaro è una delle due magnifiche ali marine. Un’ala naturalistica, la falesia viva del Monte San Bartolo che fa volare la fantasia sull’Adriatico, perché visto da lassù diventa ancor più etereo. Già al faro la città si dimentica e la natura riprende il sopravvento, almeno nelle nostre fantasie.
Dal faro a Gabicce Monte sono una ventina di chilometri all’interno del Parco Naturale del Monte San Bartolo, che è un fascinoso intreccio di macchie e coltivi. Così strade e sentieri del parco attraversano i gialli delle ginestre e del grano in primavera, gli ocra dei querceti e dei vigneti in autunno.
Strade e sentieri da cui a pettine si staccano deviazioni che scendono al mare, dove soprattutto fuori stagione le strette spiagge sassose sono piccoli paradisi popolati da creature lignee che regalano conforto ombroso d’estate e fiabesco d’inverno.
Strade e sentieri che conducono a piccoli paesi raccolti sul precipizio adriatico: Santa Maria, Casteldimezzo, Fiorenzuola di Focara, Gabicce.
Quattro tappe ricche di visioni sul mare e sulla storia, di questa falesia che segna il confine tra l’Adriatico fluviale-lagunare settentrionale e quello torrentizio centro-meridionale.
Ognuno troverà una panchina o un sasso, dove sedersi per guardare il mare e magari leggere una pagina, in quei silenzi che regala il parco.
L’altra ala di Pesaro è radente al mare, sulla stretta spiaggia che sta tra la battigia e l’altra falesia, quella morta del Monte Ardizio, che va in direzione sud fino a Fano. Una dozzina di chilometri che, oltre ad essere la prima indimenticabile finestra ferroviaria sull’Adriatico, sono uno dei tratti più belli della Ciclovia Adriatica.
Perché si pedala in tutta tranquillità a pochi metri dalla battigia e il mare è sempre lì che occhieggia e invita a una tappa rinfrescante d’estate o meditativa nelle altre stagioni.
In parte sono spiagge relitte alla balnearizzazione forzata che riguarda gran parte delle coste italiane e, nella loro selvatichezza, regalano una preziosa libertà marina. Sono spiagge dove fiorisce la silene colorata e la cakile marittima. Spiagge dove leggere i Fiori del mare, scritti da Gianni D’Elia che di queste rive è il poetico cantore contemporaneo. Sulla riva dell’epoca e Bassa stagione, sono altri due dei suoi titoli che restituiscono atmosfere adriatiche.
È una Pesaro onirica e senza tempo quella che, con altrettanta poesia, racconta da più di vent’anni Mauro Santini, un regista che fa film-paesaggi, parafrasando Italo Calvino. Perché nei film di Santini come nei libri di Francesco Biamonti, uno dei suoi scrittori preferiti, l’umano sfuoca nel paesaggio, le emozioni trasfigurano nell’ombra e nella luce, vuoti e silenzi pesano di più di pieni e parole.
Facciamoci accompagnare da questo flâneur visionario sul suo Lungomare adriatico, uno dei suoi piccoli grandi film visibili online, sette variazioni su un un’onda, per vivere quotidiane trascendenze.
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