Immagine tratta da "Avé" di Konstantin Bojanov

Nonostante tagli di contributi e pochi spazi di proiezione si apre la 23ma edizione del Trieste Film Festival. Senza perdere la voglia di scoprire si conferma il principale appuntamento italiano per fare il punto sulla produzione cinematografica dell’est Europa

19/01/2012 -  Nicola Falcinella

Il macedone “Majki – Madri” di Milcho Manchevski in apertura giovedì sera e “Odchazeni – Partire” (2010) - esordio alla regia del grande drammaturgo e politico ceco Vaclav Havel, scomparso di recente - in chiusura mercoledì prossimo. Nel mezzo un’intensa settimana di Trieste Film Festival.

La manifestazione triestina raggiunge la 23° edizione con qualche patema, dovuto ai tagli nei contributi e a pochi spazi cittadini per il cinema, ma senza perdere la voglia di scoprire e far scoprire nuove immagini. Il Festival si conferma il principale appuntamento italiano per fare il punto sulla produzione cinematografica dell’est Europa, anche se le due sole sale – Teatro Miela e Cinema Ariston – che lo ospitano dopo la chiusura dello storico Excelsior lo costringono a limitare la programmazione.

Manchevski porta tre storie di donne, riunite in un film strano diviso in tre parti che sfida i confini tra la verità e la menzogna. Sulla fine (di un uomo, di un’era, di un amore) si concentra invece il lungometraggio di Havel, il suo tardivo esordio alla regia tratto da una delle sue pièce teatrali di maggior successo.

Concorso lungometraggi

Il concorso lungometraggi si presenta di alto livello con otto film, tutti in anteprima italiana anche se già passati in altri festival europei. Il favorito può essere forse considerato “Elena” del russo di Andrej Zvjagincev, ma alla giuria toccherà una scelta ardua. Oltre infatti al terzo film del cineasta de “Il ritorno”, già premiato a Venezia e Cannes, ci sono tre opere prime notevoli: lo slovacco “Dom – La casa” di Zuzana Liová, lo sloveno “Izlet – Un viaggio” di Nejc Gazvoda e il bulgaro “Avé” di Konstantin Bojanov.

In più lo straniante e selvaggio “The Loneliest Planest – Il pianeta solitario” dell’americana d’origine russa Julia Loktev. Completano la selezione il romeno “Loverboy” di Catalin Mitulescu, primo amore sul Danubio, il greco “Adikos kosmos – Mondo ingiusto” di Filippos Tsitos e il polacco “Kret – La talpa” di Rafael Lewandowski.

Cortometraggi e documentari

Un po’ da tutti i Paesi dell’area provengono i 17 lavori del concorso cortometraggi e i 18 documentari in gara, entrambe sezioni molto seguite. Tra i documentari di autori affermati da segnalare “33 zvēri ziemassvētku vecītim – I 33 animali di Santa Claus” della lettone Laila Pakalnina, “Aleksandrinke - Le donne di Alessandria” dello sloveno Metod Pevec, “The Boy Who was a King - Il ragazzo che era re” del bulgaro Andrej Paunov e “Epochální výlet pana Třísky do Ruska - L’epocale viaggio in Russia del signor Tříska” del ceco Filip Remunda.

Le scoperte

Anche se meno rispetto ad anni fa, il festival di Trieste resta luogo di scoperte. La retrospettiva di quest’anno è dedicata a Grzegorz Królikiewicz, “forse il regista più sorprendente e misconosciuto del cinema polacco”. Un cineasta prolifico che dagli anni ’60 in poi si è cimentato con tante forme e generi diverse (dai film per la tv a quelli sperimentali) diventando un punto di riferimento per l’avanguardia, ma è praticamente sconosciuto in Italia.

Sempre dalla Polonia arrivano i lavori della scuola di Andrej Wajda, cui è dedicato un omaggio. Ai minimi termini è ridotta invece “Walls of Sound”, interessante panoramica sui film musicali che riserva sempre piacevoli sorprese: stavolta ci sono soltanto il bosniaco “Bijelo Dugme” di Igor Stojmenov sulla storica band jugoslava e “Freakbeat” di Luca Pastore con Freak Antoni che fa da guida in un road-movie sulle tracce del Beat italiano.

Completano il programma l’omaggio in due film al grande cineasta ceco Otakar Vavra, scomparso da poco, e la sempre ricca programmazione delle “Zone di cinema” riservata alle produzioni tra Friuli, Trieste e l’Istria. Infine la seconda edizione del Premio Corso Salani, con un premio in denaro al miglior progetto di documentario, alla memoria del regista e attore scomparso nel 2010. Saranno mostrati “Palazzo delle Aquile” di Stefano Savona, Alessia Porto ed Ester Sparatore, vincitore un anno fa, e “Lasciando la Baia del re” di Claudia Cipriani, finalista nella scorsa edizione.

Informazioni e programma www.triestefilmfestival.it.


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