"Sierranevada" di Cristie Puiu

Il 20 gennaio al via la rassegna cinematografica sull'est Europa. Numerosi gli ospiti, tra cui Monica Bellucci e il regista rumeno Cristi Puiu. Una rassegna

18/01/2017 -  Nicola Falcinella

Quando nacque a fine anni '80, Alpe Adria Cinema ora Trieste Film Festival era una delle rare occasioni per vedere film provenienti dalla ex Jugoslavia e dall'Europa dell'est. Oggi che è tutto cambiato, le distanze si sono accorciate e le opportunità per visionare le opere moltiplicate, la manifestazione triestina resta un punto di riferimento per chi si interessa a queste aree.

La 28° edizione del Tff torna dal 20 al 29 gennaio, diretta da Fabrizio Grosoli e Nicoletta Romeo, con un programma ricco. 
Apre l’anteprima fuori concorso di “The Teacher” del ceco Jan Hřebejk (candidato all'Oscar nel 2000 con “Divided We Fall”), in uscita nelle sale italiane distribuito da Satine Film, con Zuzana Mauréry premiata come migliore attrice all’ultimo Festival di Karlovy Vary.
 Chiuderà “On The Milky Road” di Emir Kusturica, già in concorso alla Mostra di Venezia, storia d'amore su sfondo bellico interpretata dallo stesso Kusturica con Monica Bellucci, che sarà presente e riceverà l'Eastern Star Award.


Tra gli ospiti, il regista Cristi Puiu, capofila con Cristian Mungiu del nuovo cinema romeno che nell'ultimo decennio abbondante è stato tra i più vivaci della scena internazionale e ha influenzato una generazione di cineasti. Puiu presenterà il bellissimo “Sieranevada”, già in concorso al Festival di Cannes e di prossima uscita in Italia, e terrà una masterclass. Nella sezione dedicata al cinema di Bucarest da segnalare anche il rigoroso e potente “Scarred Hearts - Inimi Cicatrizate” di Radu Jude, Premio speciale della giuria al Festival di Locarno e tratto dal romanzo autobiografico di Max Blecher.


Concorso internazionale lungometraggi

Il Concorso internazionale lungometraggi, con dieci lavori di buon livello e in anteprima italiana giudicati dal voto del pubblico in sala, comprende tre titoli dall'ex Jugoslavia. Oltre allo sloveno “Nightlife - Nočno življenje” di Damjan Kozole, con un incidente che travolge la vita di una coppia borghese, ci sono “A Good Wife - Dobra žena” che è il buon esordio alla regia dell’attrice serba Mirjana Karanović, anche interprete di un'intensa storia al femminile, e l'anomalo thriller “On The Other Side - S one strane” del croato Zrinko Ogresta (anche questo in uscita con Cineclub Internazionale Distribuzione). In entrambi i casi, donne di mezz'età sono alle prese con il passato oscuro dei mariti al tempo della guerra: se il primo è un film d'attori, il secondo è un'affascinante opera d'atmosfera. Dalla Bulgaria, passando per il concorso del Festival di Locarno, arriva “Glory – Slava” di Kristina Grozeva e Petar Valchanov (anche questo in sala a primavera con I Wonder), i registi dell'apprezzato “The Lesson”: un ferroviere subisce le conseguenze della corruzione diffusa.

Dalla Repubblica Ceca c'è “I, Olga Hepnarová - Já, Olga Hepnarová” di Tomáš Weinreb e Petr Kazda, storia in bianco e nero di una giovane che si ribellò alla società e, nel 1973, fu l'ultima donna condannata a morte in Cecoslovacchia. Non poteva mancare un rappresentante romeno, “By The Rails - Dincolo de calea ferată” di Cătălin Mitulescu, un altro dei talenti di spicco: il ritorno in patria, dopo un anno da emigrante in Italia, di Adrian. Merita attenzione l'italo-austriaco “Mister Universo” di Tizza Covi e Rainer Frimmel: gli autori di “La Pivellina” seguono il viaggio di Tairo, un depresso domatore di leoni del circo, che va alla ricerca dell'uomo che gli aveva donato un amuleto. Il greco “Amerika Square - Plateia Amerikis” di Yannis Sakaridis intreccia tre storie sullo sfondo di una “una moderna Casablanca dove migliaia di persone aspettano un pezzo di carta, un passaporto falso o un posto su un camion, su una barca, su qualsiasi mezzo li trasporti nell'Ovest dell'Europa”.

L’ungherese Szabolcs Hajdu ha diretto e interpretato, con cast di studenti, amici e parenti, “It's not the time of my life - Ernelláék Farkaséknál”, vicenda di un ritorno e dell'incontro tra due famiglie che a Karlovy Vary ha ottenuto il Grand Prix di miglior film e il premio per la migliore interpretazione maschile. Infine parte da un fatto di cronaca nera il polacco “Playground - Plac Zabaw” di Bartosz M. Kowalski, esplosione di violenza adolescenziale in un pomeriggio noioso.




Fuori concorso

Evento speciale è “Afterimage – Powidoki”, ultimo film del grandissimo Andrzej Wajda, scomparso lo scorso anno appena terminato questo ritratto del pittore Władysław Strzemiński, perseguitato dal regime per il suo rifiuto di scendere a compromessi con il realismo socialista. 
Dal passato arriva il restauro di “The Valley Of Peace - Dolina miru” di France Štiglic, uno dei classici del cinema sloveno che nel 1957 fruttò a John Kitzmiller il premio di miglior attore a Cannes: una fiaba di guerra, la fuga di due bambini orfani verso la “valle della pace” in compagnia di un soldato americano di colore.

Altro restauro “Padre padrone” di Paolo e Vittorio Taviani nel quarantesimo della Palma d'oro, con omaggio al suo protagonista, il triestino Omero Antonutti.
 Sempre fuori concorso sarà proposto “These Are The Rules - Takva su pravila” del croato Ognjen Sviličić, con la presenza dell'attore bosniaco Emir Hadžihafizbegović, premiato per questo film alla Mostra di Venezia 2015 e tra i volti più noti del cinema dell'ex Jugoslavia. Debutta poi il premio al “Miglior film italiano dell’anno” assegnato dal Sncci – Sindacato nazionale critici cinematografici: il vincitore è “Fai bei sogni” di Marco Bellocchio, protagonista sabato 28 gennaio di un incontro con il pubblico.

Concorso internazionale documentari

Nel concorso internazionale documentari sono presenti undici titoli. Già vincitore del Festival sloveno di Portorose è il mockumentary “Huston, We Have A Problem - Huston, imamo problem!” di Žiga Virc, che mischia vero e verisimile per raccontare la corsa allo spazio negli anni '60 e un accordo tra gli Stati Uniti e Tito per un programma spaziale segreto da cedere alla Nasa.


Prova a elaborare le conseguenze della guerra Lidija Zelović in “My Own Private War”, un viaggio interiore attraverso i ricordi per la regista nata a Sarajevo, fuggita nel 1993 nei Paesi Bassi, che si è resa conto che il conflitto è ancora dentro le persone.

Una regista serba residente in Sicilia, Tamara von Steiner, mostra in “Controindicazione” un luogo sconvolgente come l’ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, chiuso nel 2015, una sorta di sistema invincibile che distrugge le vite e la dignità umana.
 Si parla di immigrazione nel bulgaro “The Good Postman” di Tonislav Hristov: un postino si candida sindaco in un piccolo paese al confine con la Turchia con il programma di ridare vita al villaggio morente accogliendo i rifugiati. Non tutti sono d’accordo, cominciando dai nostalgici del comunismo.


Dalla Prima guerra mondiale alla situazione tesa e agli scontri di questi anni in Ucraina in “Comme la rosée au soleil” di Peter Entell, i cui nonni dovettero lasciare quelle terre.
 La Seconda guerra mondiale è presente in due film “A German Life - Ein Deutsches leben” di Christian Krönes, Olaf S. Müller, Roland Schrotthofer e Florian Weigensamer protagonista la segretaria e dattilografa di Joseph Goebbels, Brunilde Pomsel che a 105 anni concede dichiarazioni per la prima volta, e “A Hole In The Head - Diera v hlave” di Robert Kirchhoff, sull'Olocausto di rom e sinti. Completano la selezione il ceco “Normal Autistic Film - Normální autistický film” di Miroslav Janek, il russo “Manuel de libération” di Aleksandr Kuznecov, il polacco “Communion - Komunia” di Anna Zamecka, il lituano “The Womand And The Glacier - Moteris ir ledynas” di Audrius Stonys.

Fuori concorso spicca la prima mondiale di “Trieste, Yugoslavia” di Alessio Bozzer, che attraverso un mosaico di materiali d’archivio, storie e testimonianze ricostruisce gli anni in cui Trieste divenne per tutti gli abitanti dell’allora Jugoslavia la meta prediletta per lo shopping e in particolare per il capo d’abbigliamento simbolo degli anni 70 e 80, i blue jeans. “Beyond Boundaries” dell’austriaco Peter Zach è un viaggi sui confini dell'Europa Centrale che, accompagnato dai testi del poeta sloveno Aleš Šteger, diventa una meditazione filosofica sull’Europa.

Corti, Art&Sound, Focus



Il concorso TsFF Corti annovera 18 cortometraggi: il commuovente sloveno “Good Luck, Orlo!” di Sara Kern, già in concorso alla Mostra di Venezia, il georgiano “Lethe” di Dea Kulumbegashvili, passato alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes, il serbo “Transition” di Milica Tomović, vincitore al Festival di Sarajevo e il greco “Fox” di Jacqueline Lentzou, premio della giuria giovani a Locarno. Per l’Italia c'è “Mostri” di Adriano Giotti. Fuori concorso una vetrina sull'animazione comprendente l’italiano “Confino” di Nico Bonomolo.



Tra i sei titoli di TriesteFF Art&Sound il russo “Act and Punishment” di Evgenij Mitta sulla nascita del gruppo delle Pussy Riot, “Doomed Beauty” dei cechi Helena Třeštíková e Jakub Hejna e il bel polacco “The Last Family” di Jan P. Matuszyński, premiato a Locarno, sulla vera e bizzarra storia del pittore polacco Zdzisław Beksiński e di suo figlio.

Quattro le pellicole in “Sorprese di genere”, dedicato al cinema popolare: tra questi il montenegrino “The Black Pin - Igla Ispod Praga” opera prima di Ivan Marinović. Una commedia vecchio stile, ritratto amaro e sincero di un villaggio costiero tra presente, tradizioni e pregiudizi, protagonista un pope (Nikola Ristanovski) che deve fare i conti con il passato e con il luogo dov'è cresciuto.

Il Focus è dedicato all'interessantissima produzione di Estonia, Lettonia e Lituania, mentre la masterclass sarà tenuta dal documentarista russo Vitalij Manskij, vincitore lo scorso anno con “Under the Sun”, cui sarà dedicato un omaggio in otto film: “Cuts of Another War” (1993), “Bliss” (1996), “Private Chronicles. Monologue” (1999), “Broadway. Black Sea” (2002), “Gagarin's Pioneers. Our Motherland” (2004), “Virginity” (2008), “Patria o muerte” (2011) fino all'ultimo, “Close Relations” (2016), viaggio attraverso l'Ucraina per capire cosa è accaduto dopo la rivoluzione di Maidan.



Il Premio Corso Salani presenta quattro film italiani indipendenti del 2016 in attesa di distribuzione. Spiccano due dei più bei documentari recenti, entrambi spiazzanti su aspetti poco esplorati della nostra società: “Un altro me” di Claudio Casazza segue per un anno i detenuti per reati sessuali del carcere milanese di Bollate e riesce a far emergere molto sul rapporto tra uomini e donne; “La natura delle cose” di Laura Viezzoli è un anno d’incontri e dialoghi tra la regista e malato terminale di Sla. In entrambi i casi si va oltre ciò che ci si può aspettare e restano domande e turbamenti ma anche elementi di conforto. Curioso è il mockumentary “Chi mi ha incontrato non mi ha visto” di Bruno Bigoni sul ritrovamento di una misteriosa fotografia di Arthur Rimbaud, mentre l'unica fiction è “Sette giorni” di Rolando Colla, una storia di attrazione e desiderio che travolge un uomo e una donna (Bruno Todeschini e Alessia Barela) che si incontrano su un’isola siciliana.



Ancora nel programma il 7° When East Meets West, incontri produttivi su progetti selezionati e un doppio focus, su Francia e Paesi Baltici. Confermati First Cut Lab, il laboratorio dedicato ai film di fiction in fase di montaggio, e Last Stop Trieste, per presentare documentari in fase avanzata a venditori, responsabili di festival e rappresentanti di televisioni. Legato a questi progetti è Born in Trieste, che mostra al pubblico i lavori cresciuti in When East Meets West: molto promettente è “Anişoara” della moldava Ana-Felicia Scutelnicu (segnalatasi con “Panihida”) sull’ultimo anno di adolescenza e il primo amore di una ragazza: “A Two Way Mirror” della croata Katarina Zrinka Matijević, documentario poetico che tra malattia, maternità e il legame con la regione della Lika; il georgiano “See You In Chechnya” di Alexander Kvatashidze su un aspirante fotografo di guerra nel Caucaso; “The Beat Is Still Alive” delle bulgare Mina Mileva e Vesela Kazakova, riflessione sulla politica contemporanea europea.


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