Inizia mercoledì 31 agosto la Mostra del cinema di Venezia. Nessun film balcanico alla 79sima edizione del prestigioso concorso cinematografico. Nella sezione Orizzonti vi sarà però un film su Sarajevo. Infine l'8 settembre proiezioni e conferenze dedicate all'Ucraina
Una giornata per l’Ucraina, nessun film balcanico in concorso, ma la presenza di un promettente film sull’assedio di Sarajevo. Si annuncia così la 79° Mostra del cinema di Venezia, in programma da mercoledì fino a sabato 10, proprio a 90 anni dalla prima edizione datata 1932.
Il concorso per il Leone d’oro allinea 21 film, dei quali cinque italiani, cinque francesi, vari americani in una prospettiva un po’ troppo “occidentecentrica” e poco curiosa verso cinematografie diverse che negli ultimi decenni si sono molto fatte sentire.
Nella sezione collaterale Orizzonti, che da qualche anno assegna premi sempre più ambiti e ha rivelato diversi registi di valore, figura “The Happiest Man in the World” della macedone Teona Strugar Mitevska. La regista, nota soprattutto per “Dio è donna e si chiama Petrunya” del 2019 ma con all’attivo pellicole che hanno circolato molto nei festival come “How I Killed the Saint”, “I'm from Titov Veles” e “The Woman Who Brushed Off Her Tears”, racconta l’assedio di Sarajevo attraverso le vicende di una coppia. Il film è una coproduzione Macedonia del nord, Bosnia, Belgio, Croazia, Danimarca e Slovenia ed è scritto dalla regista con la sceneggiatrice bosniaca Elma Tataragić, selezionatrice del Sarajevo Film Festival nonché già collaboratrice della Strugar Mitevska e della regista bosniaca Aida Begić. Nel cast del film figurano Jelena Kordić Kuret, Adnan Omerović, Labina Mitevska e Ksenija Marinković.
Sempre in Orizzonti dall’Ucraina arriva “Luxembourg, Luxembourg” di Antonio Lukich con Amil Nasirov, Ramil Nasirov e Lyudmyla Sachenko. Una “commedia che cita Kusturica”, come anticipato dal direttore Alberto Barbera in sede di presentazione della Mostra, prodotta da Valentin Vasyanovitch, regista di “Atlantis” e “Reflection”.
Orizzonti comprende anche il concorso cortometraggi con il turco “Rutubet” di Turan Haste.
La ricca sezione Fuori concorso documentari include due lavori ucraini: da una parte “Freedom on Fire” di Evgeny Afineevsky, un film militante sulla guerra e la situazione creatasi dopo l’aggressione russa, dall’altro “The Kiev Trial” di Sergej Losnitza, un cineasta quasi abbonato a Venezia, che con immagini d’archivio ricostruisce il primo processo a gerarchi nazisti che avevano sterminato ebrei.
All’Ucraina sarà dedicata la giornata di giovedì 8, con un “Ukainian Day” all’Hotel Excelsior del Lido, con incontri e conferenze e la partecipazione dei registi ospiti e di delegazioni ufficiali, compreso l’ambasciatore in Italia Yaroslav Melnyk.
Anche le sezioni collaterali non abbondano di film dai Balcani e sono del tutto assenti le opere dal Caucaso. È presente solo alla Sic – Settimana della critica il serbo “Have you seen this Woman? - Da li ste videli ovu ženu?” opera prima di Dušan Zorić e Matija Gluščević con Ksenija Marinković, Isidora Simijonović, Boris Isaković e Jasna Đuričić. È la storia di Draginja che, in un giorno d’estate, trova un cadavere che le assomiglia. Il film esplora tre diverse possibilità di vita di una donna di mezza età.
Infine la sezione Venezia Classici dedicata ai film restaurati, con “Bratan – Fratello” (1991) di Bakhtyar Khudojnazarov, regista sovietico e tagiko conosciuto soprattutto per il surreale “Luna Papa” (1999).
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