Un workshop con l'obiettivo di verificare l'opportunità e la possibilità, i contenuti ed i metodi, della creazione in Alto Adige-Südtirol di un'attività rivolta alla formazione comune di militari e civili impegnati in missioni internazionali.
In collaborazione con l'Accademia Europea di Bolzano, la Fondazione Alexander Langer Stiftung promuoverá nei giorni 14 e 15 marzo un Workshop sul tema "La formazione di militari e civili per le missioni internazionali", alla luce della recente risoluzione del Parlamento europeo sulla costituzione dei corpi civili di pace.
Il programma prevede interventi di vari esperti che, a diverso titolo, si sono occupati di questioni legate a risoluzione del conflitto ed interventi umanitari e militari in scenari di crisi.
La necessità di una formazione per militari e civili è emersa prepotentemente in questi dieci anni di presenza intensa della Comunità Internazionale nei Balcani. Vista anche alla luce della relazione tra componente civile e militare, spesso coinvolte nella medesima missione.
L'intervento di forze di pace per tentare di sedare, in varie parti del pianeta, nuove tipologie di conflitti, spesso a bassa intensità e con un pesante coinvolgimento delle popolazioni civili, ha implicato a livello europeo la ricerca dei modi più efficaci per garantire condizioni minime di pace, sicurezza, libertà e democrazia.
Il Parlamento Europeo ha dedicato particolare attenzione a questo problema, come premessa e corollario di una politica estera comune, avviando la costruzione di:
-una forza militare europea di reazione rapida;
-un corpo civile europeo di pace.
Sono due strumenti diversi che hanno lo scopo comune di consentire a tutti i cittadini di contribuire, nello spirito della Costituzione, alla difesa collettiva, particolarmente importante quando ci si trovi ad affrontare guerre contro i civili, pericoli diffusi, atti di terrorismo, utilizzo di armi non convenzionali.
Certo che, ritornando alle esperienze balcaniche, se questi ultimi dieci anni hanno dimostrato l'importanza dell'esistenza di una forza di interposizione militare che possa "congelare" le violenze sul campo non hanno fatto che confermare come questa non sia sufficiente per riportare la pace. Di qui l'importanza delle missioni civili, in tutte le fasi della crisi e soprattutto nelle attività di prevenzione alla stessa. Il rapporto tra militari e civili non è però stato esente da forti contraddizioni che vanno analizzate in modo approfondito. Quali i compiti dei militari e quali quelli dei civili all'interno di queste missioni? Chi partecipa ed influisce sulle decisioni delle politiche di breve, medio e lungo periodo? E' forse sufficiente un coordinamento sul campo tra ONG, agenzie internazionali, associazioni e militari o questo coordinamento deve essere strutturato ed attuato a tutti i livelli? Una provocazione: il livello massimo di ambiguità di questo rapporto è emerso quando è stato coniato il termine "guerra umanitaria", non agli occhi di tutti un ossimoro.
Per ulteriori informazioni rivolgersi a:
Stephanie Risse-Lobis M.A.
European Academy Bolzano
dep. Minorities and Autonomies
Tel. +39 0471 055 200
Fax +39 0471 055 099
stephanie.risse@eurac.edu
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