Anche ieri per ben due volte la seduta del neo-parlamento kosovaro non è riuscita ad eleggere il presidente.
Rugova unico candidato per l'elezione alla presidena del Kosovo non ha ricevuto i voti sufficienti per insediarsi alla carica. La modalità di svolgimento è stata simile alla precedente votazione del 13 dicembre, durante la quale il parlamento appunto non riuscì ad eleggere il presidente.
Nella giornata di ieri si sono svolte, invece, ben due tornate di votazione. La prima, nella mattinata, ha prodotto un nulla di fatto. Rugova ha conquistato 50 voti sugli 81 necessari per essere eletto. La seduta è saltata ed è stata riaggiornata al pomeriggio. Tuttavia anche al terzo turno di votazione, nel quale erano necessari 61 voti, ossia la metà più uno dei parlamentari, Rugova ha ricevuto solo un voto in più rispetto alla precedente votazione.I parlamentari riuniti nelle due sedute di ieri erano 118 (due in meno del numero totale dell'intero parlamento). Sono state contate 80 schede di cui 26 non valide, come ha confermato il presidente del parlamento Nexhat Daci, e quattro astensioni.
Fermo nelle sue parole, Rugova ha addossato la colpa del fallimento delle due sedute ai partiti che hanno boicottato le elezioni. "Purtroppo, abbiamo alcuni gruppi parlamentari o partiti che hanno de facto boicottato la votazione. Loro devono votare come deputati. Dobbiamo imparare la vita democratica, dobbiamo riconoscere i risultati delle elezioni dobbiamo andare avanti", ha commentato Rugova dopo l'elezione.
Di fatto è vero che non c'è stato alcun accordo politico da parte dei tre partiti albanesi di maggioranza (LDK che possiede 47 deputati, PDK che ne possiede 26 e l'AAK che ne ha 8) che portasse ad un'unanimità di espressione sul candidato alla presidenza, né tanto meno su un futuro governo del paese.
Alcuni dei partiti rivali alla LDK di Rugova, hanno espresso il desiderio di cambiare candidato per il posto di presidente. Secondo le parole di Bajram Kosumi, vice presidente dell'Alleanza per il futuro del Kosovo (AAK), "anche in queste votazioni si è dimostrato che il candidato della LDK Ibrahim Rugova non gode dell'appoggio della maggioranza del parlamento del Kosovo. Ciò non è solo un aspetto morale , ma un insuccesso procedurale di Ibrahim Rugova. Lo si deve cambiare". Mentre per il deputato del PDK Fatim Ljimaj insistere sulla candidatura di Rugova è alquanto dittatoriale, rigettando infine l'accusa che il PDK farebbe di tutto per boicottare le lezioni di Rugova. Contro Rugova si è espresso anche il membro del Partito Popolare del Kosovo Bedrush Collaku, che ha richiesto la formazione di una commissione che verifichi la figura del candidato della LDK Ibrahim Rugova, ossia di verificare quale è stato il suo ruolo durante i bombardamenti della NATO, così come le sue relazioni con gli uomini politici di Belgrado (Milosevic e Milutinovic) durante la guerra.
Ad ogni modo, anche da altre dichiarazioni dei partiti albanesi rivali della LDK si evince che la maggior richiesta riguarda la possibilità di creare un accordo politico prima di proseguire con le votazioni. Occorre notare che dopo queste prime tre tornate, l'elezione del presidente potrebbe protrarsi ad oltranza, oppure cambiare candidato per la presidenza.
Mentre da parte della coalizione serba "Povratak", la sua rappresentate Rada Trajkovic ha riferito che la suddetta coalizione voterà come ha sempre fatto. Inoltre ha espresso il desiderio che si inizino dei colloqui e sedute fuori dal cospetto della comunità internazionale, ma piuttosto di iniziativa dei partiti.
Da parte occidentale c'è stata una sorta di indignazione per la mancata elezione. Secondo quanto riferito dalla portavoce dell'UNMIK la situazione è drammatica: "non siamo alla crisi, bensì al dramma" ha commentato appunto Susan Manuel. Le pressioni della comunità internazionale sulle elezioni del presidente, in questo momento dove anche il capo della missione civile non è ancora stato eletto, sono state piuttosto decise. Poco prima della seduta Solana aveva ribadito il desiderio di vedere eletto il presidente del Kosovo e la conseguente formazione del governo del paese. Purtroppo però anche questa volta il favorito della cosiddetta comunità internazionale è uscito a testa bassa.
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