Tra il bianco e il nero Ignacio Maria Coccia racconta il Kosovo in una mostra fotografica. Un viaggio visivo attraverso i ritratti della gente, nella quotidianità poetica di questa terra
Il desiderio di raccontare gli ultimi mesi di vita del Kosovo, quelli prima della proclamazione di indipendenza dalla Serbia, avvenuta il 17 febbraio 2008 e riconosciuta da una cinquantina di stati, tra i quali l'Italia, è la molla che spinge nel novembre 2007 Ignacio Maria Coccia, fotografo documentarista spagnolo, ad avventurarsi per la prima volta nei Balcani.
Tre anni prima il fotoreporter madrileno, italiano d'adozione, era partito alla volta di Kiev, Ucraina. Qui la sua Fuji aveva immortalato in scatti di rara bellezza un paese che solo qualche settimana più tardi sarebbe passato alla storia grazie alle pacifiche proteste di centinaia di cittadini che sulla Maidan Nezalezhnosti (Piazza dell'Indipendenza) reclamavano libere elezioni e manifestavano la volontà di affrancarsi dal giogo sovietico.
È proprio l'idea di proseguire lungo questa direttrice - ossia raccontare con immagini di vita quotidiana popoli e luoghi di un universo che a distanza di 20 anni dalla caduta del Muro di Berlino, noi occidentali ci ostiniamo a voler chiamare genericamente Est Europa - che conduce Coccia in Kosovo, tra i paesaggi spettrali e desolati di Pec e Pristina, Mitrovica e Gorazdevac.
A differenza del lavoro precedente dove la scelta del colore risultava funzionale all'abbattimento del grigio, correlativo oggettivo di un'era post-sovietica destinata a dissolversi anche cromaticamente nell'arancione della piazza di Kiev, qui a stabilire la cifra stilistica del libro è il bianco e nero. Un bianco e nero poetico ed evocativo che, rinunciando volutamente a testi e didascalie, racconta incertezze e sogni di un paese attraverso i ritratti della sua gente.
"Il bianco e nero è una scelta dovuta proprio alla particolarità del progetto - spiega Coccia - un progetto che esce da tutti gli schemi editoriali."
"È stata una scelta voluta per dare più risalto a quelli che potevano essere certi paesaggi kosovari con queste luci sempre molto tenui e questa cappa di grigio che ci avvolgeva..."
La quotidianità fotografata dall'artista iberico è fatta di lavoro, casa, spiritualità, rispetto e culto delle tradizioni. Il Kosovo che scaturisce da queste istantanee è un paese altro rispetto a quello descritto da tanti inviati e commentatori politici.
È altro proprio grazie alla scelta, solo in apparenza naif, di Coccia di evitare ogni strumentalizzazione politica e di privilegiare un linguaggio poetico.
"Questo sul Kosovo è un working progress, la mia idea è di tornarci presto, vedere cosa è cambiato, raccontare altre storie. Ho volutamente tralasciato gli aspetti politici della questione preferendo una visione poetica di questa terra".
A fornire qualche coordinata di riferimento storico-sociale del nuovo stato, provvedono, nelle pagine iniziali, i contributi scritti dell'Ambasciatore italiano in Kosovo Micheal L. Giffoni e della photoeditor Renata Ferri, l'analisi di Ennio Remondino, inviato della Rai nei Balcani e i reportage di Raffaele Coniglio, un cooperante attivo in Kosovo dal 2005.
Poi sono gli scatti neorealisti di Ignacio Maria Coccia a farla da padrone. A svelare l'universo misterioso e arcano racchiuso in questa ex enclave albanese della defunta Jugoslavia.
"I Balcani, pur essendo geograficamente più vicini a noi rispetto all'Ucraina - sottolinea l'autore - sono realtà molto lontane dalle nostre. Una volta arrivato lì ti accorgi di situazioni che hanno poco a che fare con la nostra idea di Europa. Sono mondi talvolta un po' surreali, è difficile spiegarli a parole, ma in definitiva molto affascinanti".
Se da un punto di vista tematico l'autore dimostra una particolare sensibilità per bambini e soggetti religiosi, sul fronte delle location il luogo che più lo colpisce è Mitrovica.
"Ho toccato un po' tutte le città kosovare ma quella che ha suscitato in me maggiore interesse è stata Mitrovica. Perché è la città in cui tuttora la rivalità e la tensione tra serbi e kosovari sono palpabili nell'aria..."
Mitrovica, divisa dal fiume Ibar in due parti, una nord serba e una sud albanese, rappresenta a ben vedere più di ogni altro centro kosovaro la frattura, rivelatasi poi insanabile tra due mondi e due culture, quella ortodossa serba e quella musulmana albanese.
Non è un caso che la macchina fotografica dell'artista madrileno si soffermi in egual misura sia su pope ortodossi nell'atto eucaristico di spezzare il pane sia su moschee dai minareti acuminati che si stagliano in lontananza tra campi innevati.
Come sottolineato in precedenza grande è lo spazio riservato a immagini che ritraggono bambini.
"Hanno una spontaneità che mi colpisce e mi affascina" spiega Coccia. "Per questo motivo sono spesso presenti nei miei lavori".
Ignacio Maria Coccia - Kosovo: Incertezze e Sogni (Paletti D'Isidori Capponi Editori, 2009)
Info mostra fotografica: Kosovo: incertezze e sogni
Bari, Fortino di S. Antonio, via Re Manfredi. Dal 3 al 15 Luglio 2009
Orario: Tutti i giorni, dalle 10:00 alle 13.00 e dalle 18:00 alle 21.00.
Organizzato da: D.K.S. (Developing Kosovan Society) con il contributo della Regione Puglia - Assessorato al Mediterraneo e alla Cooperazione Economica, il patrocinio dell'Ambasciata d'Italia in Kosovo e dell'Assessorato alle Culture del Comune di Bari.
Inaugurazione venerdì 3 Luglio, ore 19:00. All'evento saranno presenti l'assessore al Mediterraneo e alla Cooperazione Economica della Regione Puglia, Silvia Godelli, e l'Ambasciatore d'Italia in Kosovo Micheal L. Giffoni
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