Assemblea generale dell'Onu - fonte:Onu

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Il Kosovo come il Nagorno Karabakh? Belgrado spinge sul parallelismo, in vista del voto sulla risoluzione presentata dal governo serbo sul Kosovo all'Assemblea generale dell'Onu, il prossimo 9 settembre. Nostra traduzione

03/09/2010 -  Marija Kojčić

Di Marija Kojčić - Igor Živanović, Danas , 23 agosto 2010 (titolo orig. Srbija očekuje podršku islamskih zemalja zbog Azerbejdžana)

Traduzione per Osservatorio Balcani e Caucaso: Chiara Longhi

La Serbia si sta attivando perché un buon numero di paesi musulmani – che il 9 settembre, all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, sosterranno la risoluzione dell’Azerbaijan contro la secessione del Nagorno Karabah – sostengano di conseguenza, per questioni di principio, anche il secondo punto all’ordine del giorno: la proposta di risoluzione sul Kosovo.

Il governo di Belgrado è consapevole che non tutti i paesi che voteranno a favore della risoluzione dell’Azerbaijan voteranno automaticamente anche a favore del documento presentato dalla Serbia: tuttavia, rivelano a Danas fonti diplomatiche a Belgrado, il governo serbo si aspetta almeno che un buon numero di essi si astenga.

In effetti, ci sono molte analogie tra il caso del Kosovo e quello del Nagorno Karabakh: non mancano tuttavia anche significative differenze. La Serbia, così come gli altri paesi che non hanno riconosciuto l’indipendenza del Kosovo, cercheranno ovviamente di paragonare quest’ultimo caso con altre situazioni analoghe nel mondo. Del resto, il fatto che i due casi vengano discussi nello stesso momento sicuramente faciliterà una lettura “di principio” dell’intera questione, ma comunque non sembra possa influire sull’esito della decisione. "Considerato che l’argomento principale di chi sostiene l’indipendenza del Kosovo è che si tratta di un caso isolato, la maggior parte degli stati “influenti” avrà buon gioco nell’impedire che le due questioni siano messe sullo stesso piano", sostiene Žarko Petrović, direttore della ricerca dell’ISAC (International and Security Affairs Centre) e buon conoscitore dei processi politici dell’ex URSS, intervistato dal quotidiano Danas.

A suo parere, tuttavia, i casi del Kosovo e del Nagorno Karabakh sono, dal punto di vista della maggior parte degli azeri, identici o quasi identici.

“È interessante osservare come anche gli armeni abbiano un senso della ‘giustizia storica’, ed infatti è questo uno dei principali argomenti che essi utilizzano per affermare che il Karabakh ‘appartiene’ a loro: si tratta di un atteggiamento molto simile a quello tenuto da serbi e albanesi. L’analogia più evidente tra i casi del Kosovo e del Nagorno Karabakh, infatti, è del resto l’interpretazione diametralmente opposta della storia che i serbi oppongono agli albanesi, cosi come gli armeni fanno nei confronti degli azeri.

Un’altra analogia sta nel gran numero di violenze e di vittime causate dalle guerre per il controllo di questi territori. La differenza più significativa, invece, sta nel fatto che i negoziati sullo status del Karabakh durano ormai da 15 anni, mentre quelli sullo status del Kosovo si sono di fatto conclusi dopo 2 anni e mezzo”, spiega Petrović.

Petrović sottolinea inoltre che un’altra importante differenza sta nel fatto che Europa e Stati Uniti sono molto più interessati alla stabilità dei Balcani occidentali piuttosto che a quella del Caucaso.

“Queste potenze, di conseguenza, sono più orientate a risolvere efficacemente il problema del Kosovo piuttosto che quello rappresentato dal Nagorno Karabakh. D’altro canto, la Russia ha nel Caucaso un ruolo molto più importante che nei Balcani. Nella sua base in Armenia, che è senza dubbio il più importante “scudo” a difesa del Nagorno Karabakh, la Russia mantiene oltre 3.500 soldati e consistenti forze di difesa aerea e non solo”, sottolinea Petrović.

Ed aggiunge che non ci si può aspettare che i paesi che appoggeranno la risoluzione dell’Azerbaijan automaticamente facciano lo stesso con quella della Serbia.

A fronte di questa equazione infatti i paesi coinvolti potranno agire facendone una questione di principio ma non potranno certo omettere considerazioni di realpolitik. Così come, del resto, è stato sinora nel caso del Kosovo, conclude Petrović.

Slobodan Samardžić, professore della Facoltà di Scienze Politiche di Belgrado ed ex membro del team negoziatore per il Kosovo, dichiara a Danas che i casi di Kosovo e Nagorno Karabakh sono simili in quanto sono entrambi tentativi di secessione da uno stato. Tuttavia, mentre Pristina ha potuto attuare la secessione con l’appoggio della comunità internazionale, ciò non è avvenuto nel caso del Nagorno Karabakh, con la conseguenza che nessun Paese lo ha riconosciuto come Stato indipendente.

"È vero che nel caso del Kosovo si è violato il diritto internazionale, mentre del caso del Nagorno Karabah non si può dire lo stesso. Il problema tuttavia sta anche nel fatto che, in realtà, ancora non si conoscono i termini esatti della risoluzione che la Serbia voterà all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, visto che quest’ultima potrebbe cambiare prima del 9 settembre, mentre, al contrario, la posizione dell’Azerbaijan è già chiara. Un altro problema, poi, è rappresentato dall’opinione pubblica democratica in Serbia, opposizione inclusa, che insiste perché la nostra risoluzione, anche così annacquata com’è, soddisfi comunque le richieste dell’Ue", afferma Samardžić.

Il Nagorno Karabakh è uno Stato non riconosciuto a livello internazionale, collocato proprio sul confine tra Azerbaijan e Armenia. La lotta tra l’etnia armena e quella azera per il controllo di questo territorio risale al conflitto del secolo scorso tra i cristiani armeni, i turchi e i persiani. Nel XIX secolo questa regione è entrata a far parte dell’Impero russo e per un centinaio di anni è stata colonizzata prevalentemente da armeni e da contadini e mercanti russi.

L’Armenia sostiene che il Nagorno Karabakh è parte del cosiddetto “impero cristiano”, dal momento che sul suo territorio sono presenti numerose chiese di legno. D’altro canto, gli storici azeri sostengono che quelle chiese sono state costruite dagli albanesi del Caucaso, una popolazione cristiana che si suppone sia l’antenata degli azeri.

Gli armeni-cristiani e gli azeri-turchi hanno convissuto a lungo in questo territorio, solo dopo la fine della Seconda guerra mondiale l’Unione Sovietica ha costituito la regione autonoma del Nagorno Karabakh, popolata prevalentemente da armeni. Il malcontento armeno per questo stato di cose è cresciuto durante tutta l’epoca sovietica. L’intolleranza reciproca di armeni e azeri è infine sfociata nelle violenze della fine degli anni '80 del XX secolo, con l'esito che la comunità azera è fuggita dal Karabakh e dall’Armenia, mentre la comunità armena ha abbandonato altre aree dell’Azerbaijan. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, la popolazione armena della regione ha dichiarato l’indipendenza dall’Azerbaijan e ha fondato la repubblica del Nagorno Karabakh, che non è mai stata riconosciuta a livello internazionale. Tra il 1988 e il 1994 nella regione sono scoppiati conflitti periodici di diversa intensità, vinti prevalentemente dalla parte armena, e a seguito dei quali è iniziata l’occupazione di parti del territorio dell’Azerbaijan, anche oltre i confini del Karabakh, che hanno portato alla creazione di una zona tampone, che univa l’enclave del Karabakh all’Armenia.

Nel 1994 le due parti hanno firmato un cessate il fuoco sotto l’egida della Russia, e il Nagorno Karabakh è di fatto rimasto nelle mani degli armeni. Nessun accordo finale è mai stato siglato e durante le periodiche violazioni del cessate il fuoco ci sono state vittime da entrambe le parti. Si stima che nel corso dei 6 anni di conflitto siano stati uccise tra le 20.000 e le 30.000 persone, mentre più di un milione di persone ha dovuto abbandonare le proprie case.

Gli azeri fuggiti nel corso del conflitto non sono ancora tornati nei territori dell’Azerbaijan sotto il controllo armeno. Lo stesso vale per gli armeni che hanno lasciato l’Azerbaijan. Gli azeri lamentano la perdita del Nagorno Karabakh, che considerano parte del proprio territorio, ma gli armeni non si dimostrano disposti ad alcun compromesso. Russia, Francia e Stati Uniti, riunite nel “Gruppo di Minsk” costituito dall’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), tentano da tempo di trovare una soluzione per risolvere la questione. Nel 1997, il Gruppo ha presentato alcune proposte di accordo che sono state prese in considerazione all’inizio dei negoziati tra l’Azerbaijan e l’Armenia, ai quali tuttavia non partecipavano i rappresentanti dell’autoproclamata repubblica del Nagorno Karabakh.

Nel dicembre 2006, per mezzo di un referendum, il Nagorno Karabakh ha approvato la propria costituzione e ha proclamato l’indipendenza, proclamazione che l’Azerbaijan ha dichiarato illegittima. Tuttavia, da allora ci sono stati diversi tentativi di far proseguire il processo di pace, compresi gli incontri periodici del presidente dell’Azerbaijan Ilham Aliyev e del presidente armeno Serzh Sargsyan. Nel novembre del 2008 Aliyev e Sarkisian si sono accordati sull’intensificare gli sforzi per trovare una soluzione politica per il problema del Nagorno Karabakh, e significativi passi avanti sono stati fatti durante gli incontri tra i due capi di stato nel maggio e nel novembre del 2009.


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