Il 14 ottobre dovrebbero iniziare a Vienna i negoziati tra Pristina e Belgrado. Ma alla vigilia di quello che è senza dubbio uno dei momenti cruciali per il futuro Kossovo emerge drammatica la fragilità sia dell'UNMIK che delle istituzioni kossovare.
L'amministratore delle Nazioni unite per il Kosovo (Unmik) Harri Holkeri ha inviato al presidente serbomontenegrino Svetozar Marovic, al primo ministro serbo Zoran Zivkovic e al vicepremier responsabile della questione kosovara Nebojsa Covic inviti ufficiali per i primi negoziati diretti con i rappresentanti albanesi del Kossovo, in programma il 14 ottobre a Vienna. Marovic e Zivkovic sono stati invitati all'apertura dei negoziati, mentre Covic resterà nella capitale austriaca fino alla loro conclusione, dato che e' il responsabile della delegazione serba. A Vienna saranno presenti l'alto commissario per la politica estera e di sicurezza dell'Unione europea Javier Solana, il segretario generale della Nato George Robertson, rappresentanti del gruppo di contatto per l'ex Jugoslavia (Usa, Russia, Italia, Germania, Francia e Gran Bretagna) e dell'Organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione in Europa (Osce).
Ancora incerta invece la composizione della delegazione albanese kossovara. In Kossovo infatti è in atto un acceso dibattito e da più parti viene criticata la forte accelerazione con la quale Holkeri ha voluto avviare i negoziati. Il primo ministro Bajram Rexhepi ha condizionato la propria presenza a Vienna all'approvazione da parte dell'Assemblea del Kossovo che però non ha ancora assunto una posizione in merito. Un no all'avvio dei negoziati è arrivato invece da
Ramush Haradinaj, leader dell'AAK, quarto partito del Kossovo mentre Hasim Thaci ha dichiarato di aspettare in merito la decisione della dirigenza del proprio partito, il PDK, e dell'Assemblea del Kossovo. Il Presidente di quest'ultima, Nexhat Dhaci, ha dichiarato che sarà a Vienna se sarà presente anche al sua controparte serba.
Veton Surroi, direttore di Koha Ditore, commenta così le vicende di questi giorni ed in particolare il ruolo giocato da Holkeri e Dhaci: "Dietro a quanto avvenuto in questi giorni vi sono due figure chiave, il capo dell'amministrazione Holkeri ed il Presidente dell'Assemblea Dhaci. Il primo sta tentando di avviare i negoziati tra Pristina e Belgrado già la prossima settimana e si ritiene contemporaneamente a capo dell'amministrazione del Kossovo, mediatore e partecipante ... Il secondo ha permesso che i colleghi dell'Assemblea discutessero dell'ordine del giorno per 37 minuti. Contemporaneamente ha anche affermato che se la sua controparte serba sarà a Vienna parteciperà anche lui all'apertura dei negoziati. Holkeri e Dhaci concordano pubblicamente su di una cosa: non desiderano che l'Assemblea del Kossovo si pronunci sulle negoziazioni di Vienna".
Belrim Shala, dalle pagine del quotidiano Zeri, afferma che questi giorni di ottobre verranno ricordati da tutti come quelli nei quali ci si è definitivamente resi conto della gravità della crisi sia nell'amministrazione internazionale che locale del Kossovo. "Sarebbe un'illusione pensare che questa crisi possa essere superata. Semplicemente né le autorità locali né l'UNMIK hanno la forza di frenare il precipitare e di rimettere sui binari tutto il processo", scrive Shala.
Commenti arrivano anche da Albania e Macedonia, paesi sui quali pesa più di altri nell'area le possibili conseguenze dell'avvio dei negoziati. Dall'Albania arriva un sostanziale avvallo alla politica avviata dalla Comunità Internazionale in Kossovo. I partiti albanesi appoggiano l'avvio dei negoziati tra Pristina e Belgrado ed hanno invitato i rappresentanti kossovari a trovare a Vienna una posizione negoziale condivisa e comune. Dal Ministero degli esteri dell'Albania si afferma, in un comunicato stampa, che "l'avvio dei negoziati è l'unica opzione possibile per garantire al Kossovo un futuro europeo".
Posizione più cauta quella espressa invece da Ali Ahmeti, leader del DUI, partito che fa parte della maggioranza di governo in Macedonia ed ex-leader dell'oramai smantellata ANA, esercito di liberazione nazionale in Macedonia. Ahmeti ha rilevato come prima di avviare qualsiasi negoziato con Belgrado sia necessario che i maggiori partiti politici albanesi e le forze sociali nella regione trovino una posizione comune. Ahmeti ha inoltre invitato i leader del Kossovo a non temere i colloqui "... poiché vanno a negoziare per garantire la convinzione della maggioranza degli albanesi nell'indipendenza".
Altro elemento ancora poco chiaro in merito ai negoziati di Vienna è quello legato alla partecipazione dei rappresentanti dei serbi del Kossovo. Non è ancora sicuro se si recheranno a Vienna, e nel caso lo facessero, se parteciperanno a fianco dei colleghi albanesi o con la delegazione serba, o se si divideranno fra le due delegazioni.
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