La profezia di Jeton Neziraj, brillante drammaturgo kosovaro
30 gennaio 2015
Jeton Neziraj è un giovane drammaturgo kosovaro, già direttore del Teatro Nazionale del Kosovo. Autore di numerosi testi teatrali rappresentati in tutto il mondo, si è formato nella società parallela kosovara prima dell’indipendenza, frequentando scantinati e teatri clandestini.
La collaborazione con l'artista Saša Ilić sull'antologia serbo-kosovara Iz incontaminate, s ljubavlju / Nga Beogradi, mi Dashuri (Da Pristina, con Amore / Da Belgrado, con Amore) gli è costata la direzione artistica del Teatro Nazionale del Kosovo nel 2011.
Le opere teatrali di Neziraj parlano con ironia delle dissonanze del nuovo “chaotic post-war Kosovo”, dominato da funzionari internazionali e governanti corrotti. Con il suo ultimo lavoro “Diffraction# ”, un progetto di teatro musicale nato dalla collaborazione con il compositore italiano Gabriele Marangoni, il giovane drammaturgo esplora il concetto di diffrazione del suono applicandolo alla realtà politica e sociale kosovara. Mettendo in scena articolati paesaggi sonori che esprimono le inquietudini che attraversano lo stato più giovane d’Europa, Neziraj ne mette in luce contraddizioni, problemi e quella perpetua condizione di “instabilità controllata”.
Jeton Neziraj pone al centro della sua riflessione una critica alla propaganda governativa delle nuove élite kosovare, sottolinea l’importanza dell’arte in una società democratica, denuncia la deriva nazionalista: “Un’ondata di mania patriottica ha riempito i teatri del paese che producono sempre lo stesso noioso discorso politico: quello nazionalista”, si legge sul blog di Anna Maria Monteverdi che lo ha "scoperto" e portato in Italia.
Neziraj si fa beffa del fondamentalismo religioso così come della paura generalizzata verso l’Islam delle democrazie europee. È proprio questo il tema al centro della sua opera "La distruzione della Torre Eiffel ", scritta nel 2013 e che appare profetica dopo la tragedia di Charlie Hebdo. Costruendo una perfetta macchina drammaturgica, smonta fraintendimenti e pregiudizi sull’Islam, ma anche quelli sulla tollerante Europa, spezzando luoghi comuni e convinzioni nazionaliste con umorismo e comicità.
Ne “La distruzione della Torre Eiffel” - che oggi è anche un libro curato in italiano da Anna Maria Monteverdi, due terroristi improvvisati vogliono distruggere il simbolo dell’Europa per punire un atto sacrilego di un francese che gira per Parigi a sollevare il velo delle donne che indossano il burka. Solo una serie di fraintendimenti porteranno alla verità: questa non è una storia di sangue e vendetta, ma una storia d’amore tra due ragazzi che si sono conosciuti in strada vendendo rose e giornali. L’uomo cerca solo di ritrovare la donna che ama e che si confonde tra mille altre dietro il velo. “Tutto il dramma di Neziraj - scrive la Monteverdi sul suo blog - è una questione di punti di vista, di sguardi alterati o offuscati, di visioni non cristalline, di veli che impediscono la vista o la acuiscono, di sguardi negati. In buona sostanza, di filtri che ci impediscono di leggere la realtà”.
Una realtà che sembra chiara per il giovane drammaturgo kosovaro: "Non sono un esperto di tematiche tra religione e terrorismo […] ma lasciatemi dire che, per quanto mi riguarda, il fondamentalismo religioso è connesso alla povertà, all’instabilità delle comunità e alle crisi sociali. L’estremismo religioso funziona come il nazionalismo: entrambi si nutrono di ideologie che finiscono per portare profitto ad alcuni, lasciando gli altri in una condizione di povertà e sofferenza. Per quanto mi riguarda - continua Neziraj in un intervento pubblicato in Italia su Teatro e Critica - il migliore strumento per prevenire il fondamentalismo religioso e l’estremismo è il dialogo interculturale. Soltanto la cultura può abbattere stereotipi e pregiudizi per costruire ponti e coesistenze".