In Kosovo la situazione sembra congelata. Ma sotto lo strato di ghiaccio (tra l'altro temperature sotto zero in questi giorni e quasi assenza di fornitura di energia elettrica) sembra che la violenza stia nuovamente per scoppiare. Una lettera accorata di un cooperante. Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Di Mauro Barisone*
Sono stato a Mitrovica, per vedere quale fosse la situazione. Mitrovica è, in questi ultimi anni, il nervo scoperto del Kosovo. Lì sono partiti gli scontri più violenti del dopoguerra, lo scorso marzo.
Il freddo era intenso. -14 e oltre, nella notte si è scesi sino a -17. L'assenza di corrente elettrica totale.
Da mercoledì scorso il ponte principale è praticamente chiuso, si passa solo con il tesserino della KFOR, presenza militare NATO, e dalle otto di sera in poi neppure i civili che abitano dall'altra parte possono passare. Sul ponte quattro blindati e rotoli di chiodi ostruiscono il passaggio e il tutto è illuminato a giorno.
Nella parte albanese della città tuttavia la vita sembra tranquilla. Il ristorante attaccato al ponte era pieno, stranieri e militari. All'entrata però ci ferma un ragazzo che conosciamo e ci informa che gli scontri sarebbero imminenti. E' questione di giorni, dice.
Un telegiornale serbo riporta le dichiarazioni di Jovan Simic, consigliere del Presidente serbo Vojslav Kostunica, secondo il quale la lettera di estradizione per il Primo ministro del Kosovo, Ramush Haradinaj, sarebbe stata già firmata dalla procuratrice generale del Tribunale dell'Aja Carla Del Ponte.
I media albanesi non danno però nessuna notizia, le televisioni continuano a rassicurare la gente sul fatto che il processo di democratizzazione sta procedendo, lentamente ma procede. Anche sul piano dello sviluppo economico si sarebbe sulla buona strada.
La gente attende ma sembra proprio la calma prima della tempesta. Si è sul filo del rasoio. La mia impressione è che stiamo toccando il fondo, basta andare in giro per le strade, impraticabili a causa del ghiaccio, per rendersene conto. Nessuno si preoccupa di pulirle, la corrente elettrica manca spessissimo e in alcuni quartieri manca da giorni. Per alcune case la corrente elettrica è l'unica fonte di riscaldamento e in questi giorni la temperatura si mantiene costantemente sotto lo zero.
Il governo ha diminuito gli stipendi nei posti pubblici, da 220 euro al mese a 180, ed è previsto il licenziamento di 15.000 dipendenti pubblici per esuberi. La pazienza della gente sembra essere arrivata al capolinea e una semplice scintilla potrebbe far saltare tutto.
Probabilmente ne sono consapevoli tutti ed è per questo che nonostante i problemi, evidenti, la gente cerca di stare tranquilla. Quanto durerà? C'è qualcuno che sta pilotando l'aumento della tensione? Le voci di imminenti scontri sono fondate o qualcuno le mette in giro apposta? Perché i media locali non ne parlano?
Domande che rimangono senza risposta.
* Responsabile a Pec/Peja del Tavolo trentino con il Kosovo
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