Almeno per quanto riguarda i rapporti tra le varie comunità che abitano il Kossovo, le elezioni dell'ultimo fine settimana non hanno portato a nessuna novità. Anzi, i serbi, in maggioranza, hanno boicottato le urne.
Le elezioni amministrative in Kossovo non sono certo state un passo verso la distensione tra le diverse comunità che popolano la regione, in particolare tra quella serba e quella albanese. Molteplici sono gli elementi che ci spingono verso questa considerazione. Innanzitutto i dati relativi all'affluenza alle urne. Secondo quanto reso noto già ieri dall'OSCE, si sarebbero recati alle urne il 54% dei kosovari. Un dato non certo alto che rappresenta la disaffezione alla politica della componente albanese della popolazione senza dubbio sfiduciata dal fatto che il progresso nei processi democratici non sta andando certamente a braccetto con lo sviluppo economico e con il miglioramento dello standard generale di vita.
Ma il dato sull'affluenza alle urne, se disgregato, dice ancora di più. L'affluenza alle urne della componente serba della popolazione è stata infatti ancora più bassa e non ha superato il 20% (meno del 14% se ci si riferisce ai serbi sfollati in Serbia che avevano anch'essi diritto di voto). E questo nonostante i ripetuti, seppur forse tardivi, inviti di Belgrado a recarsi alle urne.
Per quanto riguarda i risultati del voto, dal quartier generale dell'LDK di Ibrahim Rugova si dichiara di aver 'conquistato' 14 delle 30 municipalità del Kossovo. Il dato non è in contraddizione con quelli resi pubblici dall'OSCE nella serata di ieri. Secondo questi primi dati non ancora definitivi, il partito di Rugova avrebbe ottenuto la maggioranza assoluta in 11 delle 30 municipalità in cui si è votato (tra cui Pristina) e quella relativa in altre 8. In altre quattro municipalità la maggioranza assoluta è andata al Partito democratico del Kosovo (Pdk), guidato dall'ex comandante politico della guerriglia, Hashim Thaqi. La percezione generale è comunque che il partito di Rugova abbia perso qualche punto percentuale rispetto alle elezioni precedenti.
I partiti rappresentanti la comunità serba hanno invece vinto in 4 municipalità. Il partito di Kostunica ha vinto a Leposavic e Zubin Potok, il Partito socialista a Strpce ed il Consiglio Nazionale Serbo guidato da Milan Ivanovic ha vinto a Zvecan.
Ma certo questi dati sono da interpretare anche alla luce della bassissima affluenza alle urne. Nei quartieri a nord di Mitrovica, abitati in prevalenza da serbi, degli 8.067 iscritti alle liste elettorali solo 59 si sono presentati alle urne. Secondo Nebojsa Covic, a capo del Centro di Coordinamento sul Kossovo, istituito dal Governo della Serbia, la bassissima affluenza alle urne sarebbe dovuto a "poco tempo per effettuare la campagna di sensibilizzazione al voto ed alcune ostruzioni" ma, sempre a suo avviso, "dobbiamo ora affrontare la realtà dei fatti. I serbi del Kossovo sono confusi e spaventati e non dovremmo criticarli ma provare ad aiutarli per quanto ci è possibile". Diversa l'opinione di Sandra Raskovic, a capo della Commissione per i Rifugiati del Governo serbo. Quest'ultima ha notato come "l'anno scorso per le elezioni Presidenziali il 58% dei serbi aventi diritto è andata a votare. Questo fine settimana solo il 13%. Perché? L'anno scorso probabilmente erano convinti che le elezioni avrebbero garantito loro un futuro migliore. Oggi non lo credono più. C'è stato un deterioramento del loro rapporto sia con istituzioni del Kossovo che con quelle internazionali".
Intanto sembra che Micheal Steiner, come conseguenza del sostanziale 'boicottaggio' delle elezioni municipali da parte della comunità serba, abbia bloccato l'avvio del negoziato sulla decentralizzazione dei poteri nella regione. Nebojsa Covic ha ribattuto alla notizia affermando di avere informazioni da parte dello stesso Steiner che vanno in direzione opposta. L'incontro previsto per il primo di novembre, nel quale si sarebbe dovuto iniziare a parlare di decentralizzazione, sarebbe stato solo posticipato e non sospeso.
Le elezioni sono inoltre state macchiate da un fatto di sangue molto grave. Mentre il sindaco albanese della città di Suva Reka festeggiava la sua rielezione è stato oggetto di un agguato. Ha perso la vita assieme ad un collaboratore e ad una guardia del corpo. Bytyci, questo il suo nome, era segretario cittadino della Lega democratica del Kosovo (Ldk), formazione politica del presidente Ibrahim Rugova che non ha esitato a definire la strage "un delitto politico".
Hai pensato a un abbonamento a OBC Transeuropa? Sosterrai il nostro lavoro e riceverai articoli in anteprima e più contenuti. Abbonati a OBCT!