Realpolitik in salsa kosovara

19 novembre 2013

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Turarsi il naso, turarsi gli occhi, turarsi la bocca: ecco il destino dei sostenitori dei principi dello stato di diritto e dei diritti umani in Kosovo.

Un bombardamento per garantire i diritti fondamentali? Si potrebbe discuterne (e se ne è discusso a dire il vero). Ritorno dei rifugiati? Subito dimenticato. Standard di rispetto delle minoranze e dei diritti umani prima di discutere dello status del Kosovo? Se non si riesce... meglio passare oltre.

Infine, quando nessuno se lo aspettava, l'accordo tra Pristina e Belgrado mediato dall'Ue dove si inizia a normalizzare la situazione. E il primo test per sancirne il successo, perché di successo si tratta a prescindere (così funziona in Kosovo), sono state le elezioni amministrative kosovare, tenutesi ad inizi novembre.

Nel nord del Kosovo grande successo: tornata elettorale segnata da violenze, minacce, scarsissima affluenza al voto, seggi chiusi in anticipo... e elezioni ripetute domenica scorsa in tre seggi.

Con un successo naturalmente: 20% di affluenza, anche grazie probabilmente a pressioni sui dipendenti pubblici e promesse in cambio del voto di generi alimentari e soldi. Di questo successo ne parlano in modo interessante Matt Robinson e Branislav Krstic per la Reuters.

LINK: Reuters


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