Due giorni di visita, due giorni di grande esposizione mediatica. E poi il silenzio. La nostra corrispondente descrive le reazioni della comunità albanese - impegnata nella corsa ad ostacoli degli standard - alla visita del Presidente della Serbia in Kosovo.
Besi è un giovane sui vent'anni, giornalista. Due giorni fa mi ha chiesto di dare un'occhiata ad un suo editoriale, prima che venisse pubblicato. Era un'accesa reazione alla visita di due giorni del Presidente serbo Tadic in Kosovo, la prima da quella tristemente famosa di Milosevic nel 1989, quando quest'ultimo aveva promesso "protezione" alla comunità serba, protezione che si è tramutata in 10 anni di immani sofferenze per gli albanesi del Kosovo.
Nonostante la voglia di Besi di esprimere la sua opinione in realtà la eco della visita di Tadic è stata limitata. Se ne è parlato molto solo durante i due giorni di sua presenza. Poi più niente. E' caduto il silenzio. Era difficile trovare qualche analista che decidesse di commentare quanto accaduto: risposte indolenti, cellulari spenti. Situazione simile si trovava presso le istituzioni kosovare.
Non era difficile comprenderne il motivo. Tutti si sono messi d'accordo per avviare il dialogo con Belgrado ed era quindi difficile esprimere opinioni troppo dure nei confronti di questa visita.
Ma vi era anche un'altra ragione che ha fatto chiudere la bocca ai politici kosovari: la sfida degli standard, da correre a tempi record. I kosovari si sono fatti più malleabili ed ubbidienti. L'UNMIK li ascolta di più. Forse entrambi si sentono messi alla prova.
Silenzio non vi è comunque stato rispetto ad alcune dichiarazioni rilasciate da Tadic. "Il Kosovo fa parte della Serbia e Montenegro" ha scatenato le reazioni dei commentatori anche se, ad onor del vero, ci si poteva aspettare Tadic utilizzasse questo tono. "Il leader moderato Tadic, sulla questione del Kosovo, ha la mentalità di tutti i suoi colleghi politici serbi, e nutre in continuazione l'ego dei nazionalisti", ha commentato uno dei quotidiani principali del Kosovo.
La dichiarazione ha inoltre fatto riemergere dalla nebbia anche le istituzioni kosovare. Il Presidente Rugova si è fatto vivo affermando che "il Presidente serbo ha maltrattato la generosità dell'UNMIK". Per Nexhat Daci, Presidente dell'Assemblea del Kosovo, le affermazioni di Tadic non avranno alcun peso sullo status finale del Kosovo. Per un noto analista si è trattato invece di una visita del tutto inutile; un altro l'ha invece considerata un autogol. Negli ambienti di governo si è paralato di un vero trionfo della politica kosovara che si è dimostrata matura. UNMIK da parte sua lo ha confermato lodando sia i politici che i cittadini del Kosovo.
Poi, più nessun commento.
"Questo silenzio non è affatto casuale", afferma un alto funzionario dell'amministrazione kosovara "non vogliamo dare importanza alla parole di Tadic ed alle sue azioni. Lui ed il suo Stato rappresentano un fattore importante per la soluzione del problema del Kosovo e dal suo punto di vista non ha fatto nulla di strano: ha visitato una parte di ciò che considera la sua Nazione".
"Se inoltre i giornali avessero continuato a scrivere di questa visita non si sarebbe fatto altro che ritornare alla guerra ed ai crimini commessi dai serbi in Kosovo. E' inevitabile. Ed a seguire le centinaia di problemi del dopoguerra", commenta un editore che preferisce l'anonimato.
Secondo quest'ultimo tutte le redazioni sembrano aver trovato l'unanimità sul silenzio e l'abbassamento dei toni, nonostante non vi sia stato alcun accordo preventivo per adottare tale linea editoriale.
Certo, non sono mancate le lettere dei lettori ai vari quotidiani.
Ma se in Kosovo sembra essere scesa una cortina di silenzio in Albania, un ex Presidente, ha posto una domanda molto importante: "Chi ha visitato il Kosovo?". Se lo è chiesto Rexhep Mejdani, Presidente dell'Albania quando nel 1999 si scatenò il conflitto in Kosovo.
"La visita del Presidente serbo Tadic è stata una reazione al rapporto estremamente chiaro e realistico realizzato dall'ICG sul futuro status del Kosovo (dove viene proposta la strada dell'indipendenza n.d.r)o piuttosto un atto politico già pensato prima? Probabilmente si è nel giusto con entrambe le ipotesi". "Certo è" continua Mejdani "che non è stata la visita di un leader moderato. Lo stesso errore si era commesso anche nei confronti di Kostunica. L'Occidente gli aveva messo il vestito da moderato e lo aveva presentato come una star della democrazia solo perché aveva sostituito Milosevic. Ora è chiaro come sia stato un errore".
"Nemmeno Tadic è un moderato. Il Presidente della Serbia, rimettendo piede su queste terre, che solamente 6 anni fa erano coperte di sangue e ceneri, doveva innanzitutto chiedere perdono e soprattutto aiutare a far luce sui cadaveri dei kosovari seppelliti in fosse comuni in Serbia".
"Inoltre - prosegue l'ex Presidente dell'Albania - cosa è stato fatto in Serbia per punire i responsabili di quegli orrendi crimini? Sono ancora liberi e conducono una vita del tutto normale".
Anche Arben Xhaferri, leader del Partito democratico albanese di Macedonia, si è espresso sulla visita in Kosovo del Presidente serbo. "Fin tanto che lo Stato ed i leader serbi, siano essi politici, membri del clero od intellettuali, pensano di mettere sotto la protezione di Belgrado i serbi del Kosovo fanno a questi ultimi solo un danno e non contribuiscono alla prosperità del Kosovo stesso. Conseguenza di campagne di questo tipo non sono altro che un aumento delle ostilità su base etnica".
"Hanno forse contribuito la visita di Tadic e le sue dichiarazioni a migliorare la situazione di sicurezza in Kosovo ed in particolare per la comunità serba? No" afferma Xhaferri "al contrario hanno contribuito a destabilizzare ulteriormente la situazione".
L'amministrazione internazionale non ha accettato di rispondere alla domanda se la visita di Tadic ha contribuito o meno a peggiorare la contrapposizione su base etnica. Neraj Singh, portavoce dell'UNMIK, si è limitato ad affermare che UNMIK spera di avviare il dialogo con Belgrado al più presto e ad esprimere il rammarico per il fatto che il Presidente serbo non abbia accettato di incontrare le istituzioni kosovare.
In Kosovo in questi giorni si è parlato anche di questa visita di Tadic come un gesto volto a recuperare la fiducia dei serbi del Kosovo, più vicini al Premier Kostunica, grande rivale del Presidente serbo. IL maggior peso di Kostunica è emerso chiaramente durante le elezioni dello scorso ottobre. Tadic è stato l'unico tra i politici serbi a chiedere ai serbo-kosovari di recarsi alle urne. La stragrande maggioranza ha preferito invece seguire l'indicazione di boicottaggio data, tra gli altri, anche dal,Primo ministro serbo.
Alcuni analisti kosovari sottolineano come ora risulti chiaro che la posizione assunta da Tadic durante le elezioni non era sincera ma solo una mossa per apparire quale leader moderato.
"Ecco perché non vale la pena di commentare troppo a lungo questa visita. Dopotutto per noi non rappresenta proprio niente di nuovo", conclude l'editore anonimo.
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