Si nasconde nelle montagne il potenziale turistico del Kosovo. A fianco degli impianti di Brezovica, si sta lentamente risvegliando la rete di percorsi escursionistici già attiva durante gli anni della Jugoslavia, nonostante difficoltà strutturali e bassa attenzione da parte delle istituzioni
A gennaio neve e freddo hanno coperto l'intera regione balcanica, Kosovo incluso. A Pristina e dintorni, gli amanti dello sci hanno popolato impianti improvvisati; nessuna traccia invece di turisti stranieri, tranne qualche membro e funzionario delle varie organizzazioni internazionali.
E' questo il magro risultato di una campagna d'informazione sul turismo in Kosovo condotta sul web, lo stesso spazio informativo dove invece si può trovare, in grande quantità, ogni novità su dispute politiche, problemi e scontri nel paese, e naturalmente tutto o quasi su rivendicazioni storiche e su chi abbia ragione e chi torto riguardo a passato, presente e futuro del Kosovo.
Inserire "turismo in Kosovo" nei motori di ricerca, invece, non dà grandi soddisfazioni. Le informazioni che si possono reperire sono scarse e decisamente poco invitanti per chiunque voglia visitare il nuovo stato, autoproclamatosi indipendente un anno fa. I siti web contengono informazioni vaghe e la maggior parte delle sezioni all'interno dei siti turistici risultano essere "in costruzione".
Nonostante tutto, però, in Kosovo ci sono migliaia di sciatori ed escursionisti, specialmente nella stagione invernale. Ma dove sono?
La neve copre ogni cosa
La neve, col suo manto bianco, cambia l'aspetto a molte cose e trasforma anche Brezovica, la migliore località sciistica del Kosovo, in un modo del tutto speciale, portando la riconciliazione tra albanesi e serbi.
Le due comunità, fortemente divise, vengono riavvicinate dagli affari e dai servizi offerti dai serbi del posto, mentre gli albanesi giocano soprattutto il ruolo di consumatori. Il commercio rimane comunque affare del singolo e sfugge al controllo dello stato.
Strpce, cittadina ai piedi della catena dello Sar e a pochi chilometri da Brezovica è abitata principalmente dai serbi. I suoi abitanti costituiscono la maggior parte degli impiegati della vecchia catena di alberghi della Inex, compagnia a partecipazione statale con sede a Belgrado.
Dal 1990 Brezovica non riceve finanziamenti, ma nonostante tutto continua ad attirare migliaia di sciatori ogni giorno. Con i suoi 2.500 metri di quota è il centro sciistico più elevato dell'area, ed era una delle località alternative individuate per ospitare la gara di discesa libera alle Olimpiadi invernali di Sarajevo 1984, al tempo della Jugoslavia.
Nonostante ben poche informazioni attraversino i confini, i kosovari sanno bene qual è il punto forte per promuovere il turismo: le montagne. Già regione di miniere e industria leggera, il Kosovo faceva parte anche della fitta mappa di destinazione degli escursionisti dell'ex Jugoslavia.
Al momento l'escursionismo e le attrazioni della montagna stanno vivendo una lenta rinascita, e costituiscono un settore oggetto di studio e di investimenti già dalla fine del conflitto del 1999.
Dal 2006 l'Associazione Turistica del Kosovo (Kotas) sta lavorando alla promozione del prodotto turistico locale, concentrandosi sui beni naturali e culturali. "Il Kosovo ha problemi con le infrastrutture in generale e, nello specifico, con il sistema alberghiero" afferma Zeke Ceku, direttore di Kotas, aggiungendo che quasi tutti i 400 hotel kosovari sono stati costruiti illegalmente e non sono inseriti nella mappa turistica.
Kotas ha realizzato pacchetti per i piccoli gruppi di turisti grazie all'assistenza della tedesca GTZ. Un pacchetto turistico copre il Kosovo settentrionale ai confini con Montenegro e Albania, un altro la zona a sud-est, col Parco nazionale di Sar, al confine con la Macedonia.
I gruppi possono fare escursioni in montagna, arrampicate, provare i piatti tipici e conoscere le tradizioni locali. "Siamo stati costretti ad organizzare piccoli gruppi per motivi logistici", afferma Ceku, spiegando che nelle zone turistiche non ci sono alberghi con stanze sufficienti per pullman carichi di turisti.
Pristina: un weekend fuori porta
Peja/Pec, Kosovo occidentale, sabato mattina: le indicazioni stradali guidano un gruppo di americani al centro di informazioni turistiche. Peja è l'unico paese in Kosovo in cui le informazioni e i servizi sono offerti da un ente di promozione.
La responsabile dell'ufficio, Syzana Baja, sostiene che la gente qui ancora non ha capito che il turismo è una strada verso il benessere economico. "Abbiamo raggiunto l'accordo con gli abitanti dei villaggi, che possono guadagnarsi da vivere grazie al turismo tradizionale", afferma Baja, aggiungendo che questo è uno degli elementi chiave offerto ai turisti che visitano il paese.
L'ufficio ha creato il suo proprio kit d'equipaggiamento per campeggio ed escursionismo, e lo staff ha iniziato a rilevare i vantaggi portati dal turismo. "Ogni volta che un gruppo di turisti bussa alla nostra porta, le guide sono più che felici di accompagnarlo, perché questo significa un buon guadagno", ha aggiunto Baja.
"Esperienza Rugova" è un'organizzazione nata nel 2005 grazie al "Tavolo Trentino con il Kosovo" che ha scelto di aiutare Peja, tra le molte località dei Balcani con potenziale turistico. Una delle sei guide dell'organizzazione accompagnerà il gruppo di americani per un week-end a Rugova, valle montagnosa nel Kosovo occidentale che fa parte delle Montagne maledette, conosciute anche come Alpi albanesi.
La grande mappa della valle è divisa in percorsi che vengono scelti dai turisti, e i due giorni prevedono il pernottamento in rifugio o in tenda, escursionismo, trekking e arrampicata.
Dopo la fine del conflitto nel 1999, la vallata ha vissuto un nuovo sviluppo e sono spuntati diversi rifugi e molte casette tra le montagne. Prima di allora, queste zone erano abitate stagionalmente dai pastori e i villaggi non contavano più di venti case.
Baja afferma che il modo con cui si stanno costruendo le nuove infrastrutture sta rovinando l'aspetto tradizionale della vita nella valle. Ceku, poi, non nasconde critiche sullo stile delle costruzioni dei nuovi villaggi alpini, un brutto esempio, secondo lui, da non ripetere in altre aree del Kosovo.
In cerca di modelli
Il Dipartimento governativo del Turismo di Pristina denuncia la lentezza del processo di registrazione e di legalizzazione degli hotel, dovuta anche alla scarsità di personale. Nonostante il turismo sia in fondo alla lista delle priorità dell'attuale governo, l'ufficio sostiene di lavorare alla promozione turistica del Kosovo.
Per il responsabile del dipartimento, Bujar Kuci, l'ufficio sta presentando il potenziale turistico del paese all'estero, in fiere e conferenze. Sembra, però, che i promotori turistici non utilizzino canali moderni per raggiungere il loro pubblico, come televisioni commerciali e internet, ma restino invece legati ad una promozione basata sul passaparola in seguito ad una bella esperienza in Kosovo.
In realtà, non è affatto difficile trovare dei modelli, basta guardare oltre confine per vedere come il turismo contribuisca all'economia. La Serbia è un ottimo modello per attirare i turisti interessati a determinate mete, mentre in Macedonia, altro paese senza mare, per i turisti è facile avere informazioni on line sulle varie destinazioni.
La promozione turistica in Kosovo ha trovato strade alternative per riempire il vuoto informativo sul paese. A Pristina, su iniziativa inglese, è stato istituito un gruppo di guide turistiche della città. Da agosto 2008, "Footprints" porta i visitatori a conoscere i principali punti storici, culturali, religiosi e moderni della nuova capitale.
Altra iniziativa promossa dall'esterno è il libro sul Kosovo di Gail Warrender e Verena Knaus, corredato di 19 mappe e percorsi su tutta la regione. Gli autori ritengono che libri di questo tipo aiuteranno gli investitori ad avere un'idea più chiara del Kosovo per futuri investimenti.
Al momento la privatizzazione delle ex imprese pubbliche ha toccato solo il più grande hotel di Pristina, tralasciando i centri cruciali delle località sciistiche. Negli uffici dell'Agenzia di Privatizzazione, il centro sciistico di Brezovica risulta tra i primi obiettivi, ma il processo è ostruito dal clima politico di contrapposizione frontale "albanesi contro serbi".
Fino a quando non sarà raggiunto un accordo, Brezovica farà fatica a migliorare i suoi servizi, e la riconciliazione in Kosovo sarà costretta ad aspettare che la neve torni a coprire le divisioni tra le sue comunità.
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