In alcune zone al confine tra Grecia e Macedonia si sta abbandonando l'agricoltura per il più redditizio traffico di migranti. I Balcani sono solcati da rotte verso l'Europa occidentale. In continuo mutamento

23/08/2007 -  Anonymous User

Di Daniela Trpcevska - Globus (pubblicato sulla stampa locale il 19 giugno 2007)
Selezionato e tradotto da Le Courrier des Balkans e Osservatorio sui Balcani
L'Europa si trova davanti una grande sfida: come affrontare l'afflusso di migranti che tentano ogni anno di attraversare le sue frontiere? E' sempre più difficile per la "vecchia Europa" proteggersi dall'arrivo di clandestini dalla Cina, dal Pakistan, dall'Albania, dall'Iraq, dal Bangladesh o dalla Turchia, nella loro fuga dalla miseria.

Nascosti nei container dei camion, nei taxi o nei bagagliai di autovetture rischiano la loro vita intraprendendo viaggi molto pericolosi. Tutte le ricerche sui canali e sulle reti di migrazioni portano all'aeroporto di Belgrado. E' il punto d'entrata maggiore in tutta Europa. Poi le rotte portano alla Macedonia. Ma quest'ultima non è la destinazione finale. Tentano infatti di entrare in Grecia. Una volta raggiunto ad esempio l'aeroporto di Salonicco, non vi è più alcuna barriera che li separi dall'Europa occidentale.
Cuscinetto d'Europa
"Rappresentiamo una barriera di protezione dell'Europa. L'afflusso di migranti provenienti da Oriente si blocca a questa barriera. I clandestini, una volta individuati, sono immediatamente ricondotti nei loro paesi d'origine. Se questa frontiera diventa permeabile l'Europa crollerà sotto il peso di cinesi, curdi e albanesi", afferma il responsabile della pubblica sicurezza in Macedonia, Lupco Todorovski.

I paesi dei Balcani, che formano un cuscinetto esterno dell'Unione europea, rinserrano le fila di fonte ad una delle rotte più frequentate dei traffici di clandestini. Le polizie dei Paesi dei Balcani sono particolarmente soddisfatte dei risultati ottenuti con l'operazione "Danubio". La più importante rete balcanica di traffici di migranti, che movimentava milioni di euro, è stata smantellata e sessanta trafficanti si sono ritrovati dietro alle sbarre.

In Macedonia i due trafficanti più pericolosi sono stati arrestati: si hanno le prove del loro coinvolgimento nel passaggio di centinaia d'emigranti. Malgrado il successo di quest'operazione, le autorità sottolineano che il traffico non si è arrestato, dato che rappresenta un business di ingenti somme di denaro.

I trafficanti sono ben organizzati e agiscono in connessione con le reti criminali dei paesi vicini. Le pene più severe, che possono arrivare sino a otto anni di reclusione, non li fanno desistere dal continuare a seguire i propri affari. I migranti, nella gran parte dei casi, imbrogliati dai trafficanti e inseguiti dalla polizia, vengono rimpatriati senza più soldi e senza più documenti.

Le rotte
I cinesi, gli albanesi, i pachistani, gli indiani ma anche, negli ultimi tempi, gli iracheni, attraversano i Balcani per emigrare. Alcuni, tra loro, affrontano le rotte via terra che, dopo l'arrivo all'aeroporto di Skopje passa per il Kosovo, per la Bosnia, la Croazia, la Slovenia sino all'Italia e all'Austria.

I migranti cinesi utilizzano più spesso l'aeroporto di Belgrado per arrivare nei Balcani non avendo bisogno di alcun visto per entrare in Serbia. Dopodiché, gruppi ben organizzati, li prendono in consegna e li dirigono verso tre direzioni: verso l'Ungheria, la Macedonia o la Croazia.

"Gli emigranti cinesi utilizzano spesso l'aeroporto di Belgrado. A volte arrivano invece a Istanbul o atterrano all'aeroporto di Skopje. Nel corso del 2005 si è verificato anche un afflusso di migranti cinesi in Albania. Si sono installati in alcuni campi, si sono procurati dei documenti e infine sono arrivati in Grecia attraverso la Macedonia. Questa rotta è ancora attiva ma i trafficanti cercano senza sosta nuovi itinerari, i meno dispendiosi e che presentino i meno rischi possibili", spiega Sande Kitanov, a capo del settore che controlla il traffico di esseri umani all'interno del ministero degli Interni macedone.

Molti migranti curdi utilizzano le rotte che passano per Istanbul, Pristina o Tirana. Gli organizzatori di questo traffico parlano molto bene il curdo e hanno buoni contatti all'interno degli aeroporti. I trafficanti, spesso, applicano dei visti falsi ai passaporti. A volte cambiano solamente la fotografia, utilizzando passaporti di altre persone, con visti regolari.

"I falsi passaporti turchi sono difficili da individuare. E' anche molto facile sostituire la foto. Vi sono stati anche casi di uomini che viaggiavano in Europa con passaporti intestati a donne. In pochi conoscono il turco e si possono rendere conto dell'inganno", aggiunge l'ispettore Mome Jakimovski.

Nel 2005 una rete di traffico di migranti peruviani, organizzata da una persona del Kosovo, è stata smantellata. Questo kosovaro aveva fatto la conoscenza di un peruviano ed avevano aperto un'agenzia turistica, che serviva da paravento per il traffico di clandestini verso la Grecia, via Pristina. La rete funzionava nei due sensi di marcia: alcuni kosovari sono partiti infatti verso il Perù per poi andare negli Stati Uniti. La rete è stata smantellata dall'UNMIK.

I migranti che non hanno risorse finanziarie a volte decidono di intraprendere da soli questo cammino pieno di spine. "Vengono dall'Albania in Macedonia passando da Struga, poi prendono una macchina o un taxi per arrivare a Skopje. Infine proseguono verso Gevgelija, alla frontiera con la Grecia. Utilizzano il fiume Vardar come punto di riferimento, seguono il suo corso. Ma a volte si perdono ed invece di arrivare a Gevgelija arrivano a Tabanovce frontiera con la Serbia!", spiegano i poliziotti.
Immensi profitti
I trafficanti macedoni hanno solide relazioni con i criminali dei paesi vicini. E' difficile bloccare il loro business perché è fonte di enormi profitti. "Il trasferimento di un migrante cinese attraverso la Macedonia può far guadagnare dai 1000 ai 1500 euro e il solo attraversare la frontiera può costare 300-400 euro. I migranti albanesi pagano tra i 1000 e i 2000 euro", spiega l'ispettore Jakimovski.

E' facile calcolare i profitti rappresentati dal traffico. Il trasferimento di un gruppo di una decina di migranti albanesi in Grecia non costa più di 500 euro ai trafficanti. Ma fanno pagare questo "servizio" almeno 1500 euro a testa e quindi hanno un guadagno netto di circa 15.000 euro.

Il trafficking è un'attività molto florida nelle regioni di Gevgelija, Strumica e Dojran, vicino alla frontiera greca. A Gevgelija, la gente sta abbandonando l'agricoltura. "Abbandonano i pomodori e i peperoni per il traffico che permette loro di guadagnare molti più soldi. Chiedono 50 euro a persona per far attraversare la frontiera", spiegano i nostri interlocutori.

I clandestini vengono condotti lungo dei sentieri per passare la "frontiera verde", è così che la polizia chiama quella parte di confine che non viene controllato ininterrottamente. I trafficanti di solito alloggiano i clandestini presso dei loro contatti logistici, a Dojran e Gevgelija, prima di fare passare loro la frontiera. "I collaboratori locali dei trafficanti sono dei veri esperti. Conoscono bene il terreno, hanno dei contatti con i poliziotti di frontiera. Rappresentano un anello fondamentale nella catena che porta i migranti in Grecia. I migranti sono convinti del fatto che la Grecia sia il paese della salvezza, perché da lì è facile raggiungere qualsiasi destinazione dall'aeroporto di Salonicco", piega il capo della polizia Kitanovski.
Come sbarazzarsi dei cinesi ...
I migranti cinesi arrivano a pagare circa 15.000 euro a seconda del numero di paesi che devono attraversare per arrivare in Europa. Spesso viaggiano in aereo. Per guadagnare questi 15.000 euro spesso devono lavorare per degli anni presso colui il quale ha finanziato il loro viaggio. Si tratta di una forma di sfruttamento del lavoro difficile da dimostrare.

"Il problema, quando si catturano dei clandestini, è che non hanno alcun documento d'identità. Per noi è difficile arrivare ad una loro identificazione, perché aspettiamo a lungo informazioni che ci provengono dalla Cina. Inoltre i costi di rimpatrio sono a carico del paese dove sono stati bloccati i clandestini. Costi enormi per i nostri paesi", sottolinea il capo della polizia Kitanovski.

Tenendo conto che il costo di rimpatrio di un migrante cinese può variare dai 2000 ai 3000 euro si capisce perché tutti tentano di sbarazzarsi di loro e dirigerli verso i paesi vicini. "Succede anche che i greci, per liberarsi dei clandestini, li trasportano con dei camion sino al punto di frontiera di Bogorodica. E quando si prova a rimandarli in Grecia i migranti si gettano alle gambe dei poliziotti, piangono e mostrano, con dei gesti, di essere stati maltrattati in Grecia", racconta il capo della sicurezza pubblica Ljupco Todorovski.
Le sanzioni
Le pene previste per le organizzazioni criminali che si occupano di traffico di clandestini vanno sino a otto anni di prigione, ma questo non fa desistere i trafficanti dai loro affari a causa dei grossi profitti che ne possono derivare. Tutti i nostri interlocutori sono d'accordo su questo.

Il traffico di migranti è stato introdotto come delitto specifico nel codice penale macedone nel 2004. Da allora, in conformità con la convenzione di Palermo e le direttive del Consiglio d'Europa, sono previste pene sino a otto anni. Le stesse pene sono previste per chi si occupa di traffico di minori.

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