Zoran Zaev

Zoran Zaev

Ribaltando i risultati del 2013, i socialdemocratici di Zoran Zaev hanno conquistato la maggioranza delle municipalità nelle elezioni locali del mese scorso. Rafforzato, l'SDSM non ha ora più scuse per non portare avanti le riforme promesse

08/11/2017 -  Ilcho Cvetanoski Skopje

Dopo la schiacciante vittoria dell’Unione dei socialdemocratici di Macedonia (SDSM) alle ultime elezioni amministrative, la situazione politica in Macedonia è diventata molto più chiara rispetto all'inizio dell’anno. Dopo il consolidamento del potere politico a livello centrale e locale, la coalizione guidata dall’SDSM può contare su un terreno stabile per implementare riforme sistematiche, iniziare procedure legali riguardo lo scandalo delle intercettazioni e, finalmente, smantellare i meccanismi e la cultura che hanno permesso a Nikola Gruevski, l’ex-primo ministro della VMRO-DPMNE, di appropriarsi letteralmente delle istituzioni dello stato.

Con il pieno controllo delle municipalità locali e del potere legislativo ed esecutivo, il governo di Zoran Zaev non ha più scuse. D’altro canto, queste elezioni erano una sorta di momento “essere o non essere” per la carriera politica di Gruevski.

La fine di un’era

A competere per la carica di primo cittadino e per i consigli comunali c’erano 19 partiti politici e coalizioni e 65 gruppi di iniziativa locale. La prima tornata si è tenuta il 15 ottobre, due settimane dopo, il 29 ottobre, si è tenuto il ballottaggio nelle municipalità dove non era ancora stato eletto un sindaco.

I risultati sono stati più scioccanti di quanto chiunque si aspettasse: su 80 municipalità - più la città di Skopje- l’SDSM se ne è aggiudicate 57, 10 l'Unione democratica per l'integrazione (DUI), cinque la VMRO-DPMNE e tre l’Alleanza per gli Albanesi (AA). Il Besa, il DPA e il DPTM hanno conquistato un posto a testa, mentre altre tre municipalità saranno guidate da sindaci indipendenti.

A confronto con le elezioni locali del 2013, lo spostamento negli equilibri di potere – specialmente per quanto riguarda i due partiti più grandi – è immenso. L’SDSM passa dal governare quattro municipalità a doverne gestire 57, mentre la VMRO-DPMNE è crollata da 56 a sole cinque. Nemmeno i socialdemocratici più ottimisti avrebbero potuto immaginare un risultato del genere.

Il “gioiello della corona” in queste elezioni locali, la città di Skopje, era di fondamentale importanza per i due maggiori schieramenti. Prima delle elezioni, tutte le previsioni puntavano verso una sfida al secondo turno, dopo una competizione testa a testa. Alcuni degli analisti che supportavano questa previsione, hanno sottolineato il fatto che in passato l’SDSM non ha mai  guidato la capitale. In realtà, la gara è stata decisa già al primo turno: il candidato dell’SDSM Petar Shilegov ha sconfitto il sindaco uscente Koce Trajanovski, aggiudicandosi Skopje senza troppi patemi d'animo. Questo è stato il segnale che, per la prima volta dal 2006, la VMRO-DPMNE e Nikola Gruevski erano destinati a perdere le elezioni.

Reclami

Tre partiti, ognuno con le proprie rimostranze, hanno criticato il processo di voto definendolo scorretto e denunciando “abusi sistematici” da parte del SDSM – il partito al governo – e della DUI.

Poche ore dopo la chiusura dei seggi Gruevski, leader della VMRO-DPMNE, ha tenuto una lunga conferenza stampa. Il suo discorso è riassumibile in una frase: il nostro partito non riconosce il risultato delle elezioni locali. Successivamente, Gruevski ha chiesto nuove elezioni parlamentari anticipate, la formazione di un governo tecnico e le dimissioni da primo ministro di Zaev. Pochi giorni dopo, il portavoce della VMRO, Ivo Kotevski, ha informato i media locali che, sebbene non riconosca i risultati, il partito non avrebbe rinunciato alle cariche conquistate durante le ultime amministrative.

Altri due partiti si sono lamentati del processo elettorale: il Besa e l’Alleanza per gli Albanesi (AA), entrambi di recente formazione. Fondati appena prima delle elezioni parlamentari dell’anno scorso, sono riusciti ad ottenere rispettivamente cinque e tre seggi in parlamento. Tra l’altro l’AA – coi suoi tre parlamentari – è parte della coalizione al governo insieme all’SDSM e alla DUI.

Il Besa, invece, sebbene sia fuori dal governo di coalizione, ne ha a sua volta appoggiato la creazione. In una simile costellazione politica, l’AA aveva annunciato la sua alleanza con il Besa prima del secondo turno delle elezioni locali, mentre l’SDSM si era nuovamente impegnato con la DUI. Nello spareggio il Besa e l’AA hanno portato avanti una campagna elettorale aggressiva, perdendo però contro i candidati della DUI in numerose municipalità tra cui Tetovo, Chair e Struga.

La narrativa di fondo di entrambi i partiti sostiene che la volontà degli elettori di etnia albanese non sia stata rispettata. Secondo quanto affermano, Besa e AA avrebbero conquistato la maggioranza dei voti delle persone di etnia albanese, e i candidati della DUI li avrebbero sconfitti grazie al voto degli elettori di etnia macedone. Oltretutto, il leader dell’AA Zijadin Sela ha affermato che il suo partito non riconosce i risultati, sebbene – proprio come la VMRO-DPMNE – non rinuncerà alle cariche conquistate.

La valutazione generale della missione di osservazione elettorale dell’OSCE/ODIHR riferisce che durante il primo turno “la giornata elettorale si è generalmente svolta in modo ordinato, anche se sono state osservate alcune irregolarità nelle procedure”. Nel secondo turno la missione ha annotato che “la campagna è stata calma e breve, con i partiti che si sono sfidati entro i limiti delle regole, benché utilizzando occasionalmente una retorica aggressiva”.

Inoltre, il rapporto della missione di osservazione elettorale annota che alcuni partiti hanno espresso preoccupazioni sul fatto che il premier Zaev ha promesso il sostegno del governo alle municipalità con dei sindaci facenti parte della coalizione oggi al potere. “Questa azione ha minato la separazione tra stato e partito, pratica contraria agli impegni dell’OSCE”, si legge nel rapporto.

Opportunità mancate

Le elezioni locali hanno messo in mostra numerose opportunità mancate. Gruevski tiene tutt’ora la VMRO ostaggio delle proprie ambizioni politiche. Dopo una simile sconfitta, ci si aspettava che rassegnasse le dimissioni, concedendo al partito una ripartenza per superare le pesanti accuse sugli illeciti che Gruevski avrebbe commesso nel ruolo di primo ministro. D’altra parte, da quando gli è stato confiscato il passaporto nell'ambito delle indagini a suo carico che coprono il periodo 2006-2016, la carica di leader del principale partito di opposizione è la sola moneta di scambio rimasta a Gruevski in vista di futuri negoziati e accordi politici.

Anche il largo uso di una retorica nazionalista da parte dell’AA e del Besa può essere visto come un’opportunità mancata. Al contrario delle campagne elettorali dell’SDSM e della VMRO-DPMNE che hanno cercato il supporto degli elettori della comunità albanese tramite pubblicità televisive o manifesti nella loro lingua madre – l’AA e il Besa hanno scelto una campagna etnicamente mirata.

Mettendo da parte la genuinità dell’approccio di SDSM e VMRO-DPMNE verso la comunità albanese, l’AA e il Besa hanno sicuramente perso il loro slancio iniziale: invece di offrire una piattaforma civica e fare appello a tutti i cittadini, hanno giocato la carta del nazionalismo rivolgendosi soltanto agli elettori di etnia albanese. Simili strategie possono avere successo soltanto in municipalità etnicamente omogenee, come è stato dimostrato dalle elezioni in questione: l’AA e il Besa hanno superato i candidati della DUI solamente nelle sfide in un contesto monoetnico.

Invece, in municipalità più variegate, simili narrative sono destinate a ottenere un supporto limitato, anche in casi in cui i partiti rivali sono appesantiti dall'eredità del passato come la DUI. Le municipalità di Tetovo, Chair e Struga hanno confermato questa tesi, poiché qui la DUI è riuscita a superare la coalizione tra l’AA e il Besa. Inoltre, sul lungo termine, la capacità di questi ultimi di creare coalizioni sembra essere piuttosto bassa, un fenomeno che alla VMRO-DPMNE è costato la maggioranza di governo.

Come nelle precedenti elezioni, anche questa volta la VMRO-DPMNE si è disinteressata dei dibattiti televisivi. Il ragionamento del partito è che, ovviamente, le critiche ricevute per non essersi presentati in televisione sono meno dannose di quelle riguardo alle accuse sugli illeciti compiuti. Tenendo in considerazione la loro drastica sconfitta, questa supposizione si è però dimostrata errata.

Un’altra tendenza preoccupante è il numero dei sindaci donna eletti. Di 81 cariche in gioco, solo sei sono state ottenute da candidati donne. E ci sono molti altri esempi di opportunità mancate per migliorare il processo politico e la situazione generale.

Tuttavia, la morale è che l’SDSM – nonostante le sue mancanze – è al momento l’unico partito in grado di raggiungere gli elettori, a prescindere dalle loro origini etniche, offrendo loro una piattaforma civica oltre che politica. Il caso della municipalità di Aracinovo, abitata in maggioranza da cittadini di etnia albanese, ne è un chiaro esempio: a vincere è stata Milikije Halimi, candidata donna nelle fila dell’SDSM – un risultato ancora più sorprendente della larga e agevole vittoria ottenuta dai socialdemocratici a Skopje. 


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