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Una nuova legge trasforma la diffamazione da reato penale a sanzione amministrativa. Obiettivo: mettere fine alle azioni penali avviate da politici "offesi" nei confronti dei giornalisti. La normativa sembra un passo in avanti, anche se in molti restano scettici

12/12/2012 -  Risto Karajkov Skopje

A metà novembre il parlamento macedone ha approvato una legge che depenalizza i reati di calunnia e diffamazione, portando così a compimento un processo legislativo, iniziato un anno fa, che mirava ad impedire azioni legali punitive contro giornalisti, media e privati cittadini: in primo luogo da parte di politici, in particolare quelli al potere. Con lo spostamento di questi reati dal codice penale a quello civile, la nuova legge ha già bloccato tutte le azioni penali attualmente in corso nei confronti dei giornalisti (diverse centinaia).

Giornalisti e UE

La legge è stata approvata su richiesta dei giornalisti macedoni, sostenuti anche dalla comunità internazionale e in particolare dall'Unione europea, che ora sono però divisi sui possibili effetti di quest'ultima. Alcuni, rappresentati dall'Associazione dei Giornalisti di Macedonia (AJM), che ha portato avanti la causa, sono soddisfatti del risultato; altri però ritengono che la legge porterà più male che bene.

Il progetto era iniziato alla fine dello scorso anno quando il governo, pressato da Bruxelles, aveva accettato di trovare misure che ponessero fine alle ritorsioni legali contro i giornalisti, perlopiù da parte di politici e funzionari pubblici. Citare in giudizio i giornalisti era diventata una sorta di moda negli ultimi anni: i politici macedoni avevano iniziato a fare causa per ogni sorta di motivo. Peggio ancora, i tribunali si dedicavano con fervore a questi casi.

Va detto che alcuni giornalisti non hanno, per così dire, la coscienza a posto. Chi ha avuto l'opportunità di osservare le campagne diffamatorie condotte da alcuni reporter del famigerato canale TVA1 (chiuso nel 2011 dal governo, tra molte polemiche, per una questione di tasse non pagate) contro obiettivi selezionati, di solito in base agli interessi commerciali del suo proprietario (Velija Ramkovski, attualmente in carcere per evasione fiscale), capisce bene che i giornalisti stessi non sono sempre dei santi. E che quello che passa sui media macedoni non può essere sempre definito come vero giornalismo.

Tuttavia, nel corso degli anni, i giornalisti sono rimasti coinvolti in profondità nell'intreccio di interessi fra imprese, media e politica, intreccio nel quale rimangono i soggetti più vulnerabili negli inevitabili scontri. La maggior parte dei mezzi di comunicazione del paese è di proprietà di aziende strettamente legate ai partiti politici, (e infatti un'altra recente disposizione di legge ha cercato di separare la proprietà dei media dalla politica).

Multe salate ma evitabili con la rettifica

Oltre alle proporzioni epidemiche del fenomeno, è importante notare la "generosità" profusa dai giudici quando si tratta di proteggere l'onore dei politici. Le multe comminate sono spesso del tutto aliene alla realtà economica macedone e sproporzionate rispetto alla tutela di altri valori, come ad esempio la vita umana.

L'anno scorso, un noto giornalista macedone è stato multato per 15mila euro per aver diffamato un politico in un articolo. Tralasciando il fatto che lo stipendio medio mensile in Macedonia è di 350 euro, è inevitabile confrontare l'ammontare della multa con quello della compensazione proposta dal governo per le famiglie dei soldati uccisi in missioni di pace, ovvero 10mila euro (una somma spesso offerta anche dai tribunali a chi ha perso un proprio caro in un incidente). In confronto al valore attribuito alla vita umana, i risarcimenti ottenuti dai politici a tutela del loro fragile ego appaiono quantomeno eccessivi, soprattutto se si tiene conto della necessità di mantenere un equilibrio fra libertà di espressione e tutela della dignità dei funzionari pubblici.

Nel promuovere la propria causa, l'AJM ha spesso fatto riferimento alla prassi della Corte europea per i diritti dell'uomo di Strasburgo, che in questi casi prevede che i personaggi pubblici dovrebbero dimostrare maggiore tolleranza alle critiche rispetto ai privati cittadini.

Una delle richieste principali dei giornalisti era quella di limitare i danni economici e introdurre una responsabilità solidale condivisa da giornalista, direttore ed editore. La nuova legge è andata incontro a questa richiesta, stabilendo un modello di cosiddetta responsabilità a cascata, con sanzioni massime fisse per giornalista, direttore ed editore, rispettivamente sanzionabili fino a duemila, 10mila e 15mila euro. Somme comunque alte, protestano gli oppositori della legge, che potrebbero portare all'auto-censura. Nel mese di giugno, all'accordo fra AJM e governo, uno dei principali quotidiani è uscito con una prima pagina vuota, alludendo al "futuro" dell'informazione nel paese. Altri esperti hanno previsto molti nuovi posti di lavoro nei media per gli avvocati.

Se le ammende sono ancora elevate, soprattutto quella per il direttore di giornale, la legge prevede la possibilità di evitare azioni legali tramite la pubblicazione di una smentita, nel qual caso il giudice è tenuto a fermare il procedimento. Tale disposizione appare ragionevole ed equilibrata: se funzionasse davvero così, le resistenze del mondo giornalistico si rivelerebbero esagerate. Un'altra novità controversa è la disposizione che consente al giudice di emettere ordini restrittivi provvisori in caso di diffamazione seriale. Secondo i sostenitori della legge, tuttavia, tali disposizioni sono state proposte dagli esperti internazionali coinvolti. Il disegno di legge è stato in effetti approvato dopo una revisione a Bruxelles.

La normativa riguardo le pubblicazioni online

Un altro punto conteso riguarda le pubblicazioni online e i portali internet: molti temono che la nuova legge porti alla diffusione della censura nella comunità online. Alcune modifiche sono state apportate nella fase finale di elaborazione, per cui la generica espressione “Internet provider" è stata sostituita con "editori di pubblicazioni elettroniche", che dovrebbe limitare la responsabilità ai portali con specifico ruolo editoriale. L'impressione è comunque che la legge rimanga vaga al riguardo.

Insieme all'altra legge recentemente approvata sulla proprietà dei media, il disegno di legge di novembre rappresenta un tentativo di fare un po' d'ordine nella caotica sfera dei media macedoni. Le principali disposizioni del provvedimento non sembrano irragionevoli. Il problema principale per i giornalisti rimane la protezione dalle ammende eccessive, e la legge non offre in effetti una risposta strutturata in questo senso. D'altra parte le multe, sebbene alte, possono essere evitate con smentite o scuse.

I giornalisti che hanno dovuto affrontare cause penali possono tirare un sospiro di sollievo. I giudici non dovranno più assegnare multe irragionevoli sotto pressione politica. I politici si sentiranno meglio protetti dal giornalismo irresponsabile. Sembra che tutti debbano concedere, ma anche ottenere qualcosa.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Racconta l'Europa all'Europa


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