Una rassegna delle principali reazioni dei media e dei politici macedoni.
Come naturale l'assassinio del Primo ministro serbo, Zoran Djindjic ha avuto reazioni immediate anche in Macedonia. Durante lo scorso decennio ci siamo abituati a pensare che se una pietra fosse stata lanciata in un angolo dei Balcani ciò avrebbe provocato un terremoto in altra parte degli stessi. In particolar modo da quando è divenuto più chiaro che l'assassinio coinvolge le strutture più libere, multiculturali e meglio integrate della regione.
I media in Macedonia, grazie alla prossimità geografica con Belgrado e alle relazioni con la Serbia, sono stati molto bene informati e hanno seguito gli eventi in Serbia quasi in tempo reale. Per tutta la giornata di mercoledì, i media hanno informato sugli eventi così come sono accaduti: la sparatoria, il trasporto del premier al pronto soccorso e la proclamazione dello stato di emergenza.
I politici macedoni hanno immediatamente inviato le condoglianze alla famiglia di Djindjic e alla Serbia in generale. Come ha detto il primo ministro macedone, Branko Cvenkovksi, durante la sua dichiarazione ai media: "L'assassinio di Djindjic è un atto di violenza diretto contro la democrazia e la stabilità della regione". Crvenkovski ha inoltre inviato una lettera per esprimere le condoglianze al governo serbo, in cui ha promesso "tutta l'assistenza e il supporto necessari in questo momento difficile". Alla domanda se a seguito dell'assassinio ci possano essere possibili conseguenze per la sicurezza dei Balcani, Crvenkovski ha risposto che spera che "Serbia e Montenegro trovino la forza per stabilizzare la situazione e fare la cosa migliore per tutti".
Il presidente della repubblica Trajkovski ha inviato un telegramma con le condoglianze, in cui sottolinea di aver perso "un amico", mentre la Serbia ha perduto "un politico moderno, pro-Europa, che si è impegnato nella lotta al crimine organizzato nonché amico della Macedonia. Io (Trajkovski) condanno fermamente la violenza politica e credo che questo atto senza senso ci unirà e ci motiverà a combattere il crimine organizzato".
Ljubomir Frckovski, Professore di diritto internazionale, analista e membro del Gabinetto di Trajkovski, ha detto al quotidiano "Utrinski Vesnik" che questo è "uno degli ultimi tentativi di destabilizzare la regione". Egli è convinto infatti che questo sia stato un atto organizzato e orchestrato dal crimine organizzato, il quale "necessita di instabilità e di un minore controllo politico su un'ampia area della regione, dal momento che quella sarebbe la situazione migliore per far progredire i propri interessi illegali".
Il quotidiano "Dnevnik" in un editoriale dal titolo "La mafia continuerà a fare i propri affari finché qualcun altro continuerà a non adempiere ai propri doveri", scrive: "L'assassinio di Djindjic deve essere l'ultimo evento in grado di svegliare i governi nei Balcani e che consentirà loro di creare uno strumento per una grande campagna anti-crimine. Per riuscirci, essi dovranno completare delle grosse, comunque le difficoltà che potranno incontrare - per eliminare ala radice i membri corrotti delle forze di polizia e gli altri tentacoli del crimine dalle strutture degli organi esecutivi e giudiziari e stabilire un fronte unito regionale, dal momento che il crimine non conosce frontiere. Tutti gli accordi che abbiamo siglato e tutte le leggi che ci avvicinano alla legislazione europea saranno vane, se i paesi balcanici non partiranno con una campagna contro il crimine organizzato, sia localmente che nella regione. Le elite che governano devono stare in guardia del fatto che il crimine organizza se stesso molto più velocemente e in modo molto più forte che le istituzioni dello stato".
La Morte di Djindjic ha riempito anche i discorsi della gente per la strada. Tenendo presente che sia la Bulgaria che la Serbia sono state, in questi giorni, scosse da omicidi di alto profilo, la maggior parte della gente crede che sia impossibile che la Macedonia ne venga esclusa. Addirittura si iniziano a fare delle scommesse su chi possa essere il candidato macedone.
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