Nell'aula del tribunale di Skopje

Sarebbe stato un "errore" l'omicidio dei 7 migranti asiatici perpetrato dalle forze dell'ordine macedoni nel marzo di tre anni fa. Euforia tra gli imputati, tutti assolti. Pochi mesi dopo l'11 settembre, la strage era stata presentata al mondo come il contributo della Macedonia alla guerra contro il terrorismo

27/04/2005 -  Risto Karajkov Skopje

"Gli imputati sono stati assolti e la loro detenzione sospesa". Questo è stato il verdetto del giudice Slavica Popcevska nel controverso caso di Rastanski Lozja, pronunciato lo scorso venerdì a Skopje.

Il giudice non riusciva a finire di pronunciare la sentenza a causa dell'euforia sollevatasi nell'aula del tribunale e ha chiesto l'esclusione del pubblico dall'udienza. Il generale Goran Stojkov, uno degli imputati ha facilitato il ristabilirsi dell'ordine chiedendo agli spettatori di calmarsi. La massa ha continuato a festeggiare nei corridoi, poi di fronte al tribunale, e due ore più tardi davanti al carcere da cui i quattro imputati sono stati immediatamente rilasciati.

Questo termina il capitolo principale di quello che è considerato senza dubbio il caso più traumatico accaduto nella storia giudiziaria della Macedonia. Aleksandar Cvetkov, Goran Stojkov, Mitko Kikerov e Boban Utkovski furono arrestati il 28 aprile 2004, sospettati dell'omicidio premeditato di 7 cittadini stranieri, sei pachistani e un indiano, avvenuto il 2 marzo 2002, con l'intento di presentare il fatto alla comunità internazionale come un'azione condotta contro il terrorismo internazionale.

Il principale indiziato nel caso in questione, l'ex ministro dell'interno Ljube Boskovski era stato arrestato in Croazia dove si era rifugiato, sperando di trovare riparo dietro la sua doppia cittadinanza. Le autorità croate hanno accantonato il caso contro l'ex ministro a favore della priorità dell'accusa internazionale emessa, all'inizio di aprile, dal Tribunale dell'Aja contro Boskovski, per un altro caso di responsabilità nell'omicidio di civili.

"Questo è un buon verdetto della Corte. È una vittoria della Macedonia" ha commentato brevemente Aleksandar Cvetkov mentre veniva rilasciato di prigione, ed è stato l'unico degli imputati a rilasciare dichiarazioni.

Uno degli accusati fuori dal tribunale

Uno dei capi dell'intelligence macedone, Aleksandar Cvetkov durante il processo si era difeso con il silenzio, intenzionato a non compromettere - come lui stesso ha precisato - il lavoro e l'identità dei suoi colleghi. Ha fatto uso del suo diritto alla parola solo per condurre l'argomentazione finale. Cvetkov figurava come il principale indiziato, accusato di aver progettato l'intera operazione insieme con l'ex ministro Boskovski.

"Farò una dichiarazione. Per prima cosa ho bisogno di rimettermi in sesto" ha detto brevemente il generale Stojkov, mentre veniva frettolosamente spinto sull'automobile dai suoi amici. In qualità di comandante delle forze speciali di polizia, era stato accusato di essere il leader del gruppo che commise la brutale eliminazione dei sette cittadini stranieri.

"Il verdetto è forte e conferma che in Macedonia esiste una giustizia ed un sistema giudiziario" ha detto Milorad Martinovski, uno degli avvocati presenti al processo.

Il processo è durato cinque mesi con oltre 20 sessioni consecutive. La corte ha ascoltato le testimonianze di oltre 30 testimoni. Attraverso l'intero periodo delle indagini e del processo, gli accusati erano in carcere - per un periodo di almeno un anno. Il giudice ha respinto più volte la richiesta di lasciare che si difendessero in libertà, perché ciò avrebbe potuto consentire loro di mettersi d'accordo sulle dichiarazioni.

Il giudice Popcevska, che vanta un'esperienza di oltre venti anni, era stata ben accetta da tutte le parti in causa, già fin dall'inizio del procedimento giudiziario - vista come una persona giusta in grado di maneggiare un caso così complicato. Subito dopo il verdetto si è assentata a causa della fatica mentale e fisica provata.

Alla fine il processo non è riuscito a tenere in piedi le accuse. "La Corte ha pronunciato il verdetto adducendo che c'è la base per un'assoluzione dalla responsabilità penale, che equivale a dire che gli accusati hanno commesso il crimine per errore. Questo verdetto per noi è inaccettabile e faremo ricorso", ha detto il pubblico procuratore di Skopje Sterjo Zikov.

Fin dal giorno del suo inizio il caso è diventato una costante preoccupazione nazionale ed è stato seguito da agitazioni, dimostrazioni, interventi della polizia, minacce dinamitarde, intimidazioni da parte di un sedicente gruppo terrorista macedone, avvisi alle autorità da parte dei colleghi degli accusati, provenienti dalla disciolta squadra speciale della polizia meglio nota come i "Leoni".

Il tribunale ha stabilito che non ci sono evidenze, quindi la verità fino ad oggi rimane sconosciuta. Ed è difficile attendersi che il proseguimento del procedimento giudiziario porterà ad un ribaltamento del corso degli eventi o giungere a nuove rivelazioni.

Al tempo delle uccisioni l'ex ministro Boskovski aveva detto che le persone uccise erano terroristi che avevano pianificato un attacco alle ambasciate straniere e che erano stati uccisi in uno scontro a fuoco. All'inizio era stato un quotidiano straniero, il Wall Street Journal, alcuni mesi più tardi, a suggerire che le persone uccise fossero in realtà semplici migranti. Seguito poi da un quotidiano greco che aveva identificato e intervistato i parenti delle persone uccise, residenti in Grecia.

Nel dicembre 2002, in un'azione per rivendicare la morte dei migranti, fu appiccato del fuoco al consolato macedone in Pakistan e tre persone rimasero uccise. Le autorità pakistane più tardi arrestarono un gruppo sospetto di avere relazioni col terrorismo.

Le indagini sul caso Rastanski Lozja furono iniziate originariamente dal successore di Boskovski al posto di ministro dell'interno, Hari Kostov, in seguito diventato primo ministro. Kostov all'inizio avanzò accuse di cospirazione dicendo che le persone in questione erano state prese in consegna dalla polizia macedone, alloggiate in un appartamento a Skopje per alcuni giorni, e poi portate sul luogo dove furono uccise e dove gli furono messe accanto delle armi per farle sembrare dei terroristi.

Boskovski oggi è nel carcere dell'Aja mentre Hari Kostov si è ritirato dalla politica dopo essersi dimesso dalla poltrona di primo ministro lo scorso anno.

I funzionari di governo così come i diplomatici stranieri a Skopje non hanno commentato il verdetto, per non influenzare l'ulteriore procedimento giudiziario.

- Sul caso Rastanski Lozja vedi anche:

Mostruosità macedoni
Macedonia: un massacro premeditato
I guerrieri della Jihad di Rastanski Lozja
Macedonia: 7 morti controverse


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