Può essere una pagina, un paragrafo o anche soltanto due righe. Ma l’importanza di includere elementi a tutela dei minori negli Accordi di Associazione europei non può essere sottovalutata

24/06/2014 -  Giorgio ComaiMirela Oprea

Il prossimo 27 giugno, Georgia e Moldavia firmeranno a Bruxelles gli Accordi di Associazione con l’Unione europea, parafati l’anno scorso a Vilnius (nello stesso giorno le nuove autorità ucraine dovrebbero sottoscrivere gli aspetti puramente commerciali del proprio Accordo). Dopo l’incontro del mese sorso tra il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso e il primo ministro georgiano Irakli Garibashvili, entrambe le parti hanno ufficializzato la “definizione dell’Agenda di Associazione e delle priorità concordate per il periodo 2014-2016, che consentiranno l’implementazione degli Accordi da parte della Georgia”.

Le Agende di Associazione con Georgia e Moldavia non sono state ancora rese pubbliche. Tuttavia, se rispecchieranno i contenuti degli Accordi di Associazione, si distingueranno tra loro almeno sotto un importante punto di vista.

Uno sguardo agli Accordi

Gli Accordi di Associazione firmati lo scorso novembre a Vilnius da Moldavia e Georgia sono simili, identici in alcune loro parti, ma non sono la stessa cosa. Dopo il summit, la coalizione che raccoglie Ong dedite alla tutela dei minori in Moldavia ha potuto apprezzare la presenza di un intero capitolo dedicato alla protezione dei minori all’interno del nuovo Accordo con l'UE. 

In una recente conferenza stampa a Chișinău, un rappresentante europeo ha affermato che l’Accordo significa “investimenti, scambi commerciali, nuove opportunità di business, sviluppo dell’economia, ma anche una buona notizia per i bambini, perché l’Unione europea è un loro strenuo difensore”. Ha proseguito elencando varie forme di disagio e vulnerabilità minorili che la cooperazione UE-Moldavia si impegnerà a contrastare, aggiungendo che “tutto questo non resterà solo sulla carta, ma diverrà azione concreta”.

Al contrario, le Ong che si occupano di tutela dei diritti dei minori in Georgia hanno dovuto sottolineare in un comunicato stampa l’assenza di una simile sezione negli Accordi firmati dal governo georgiano. E i funzionari UE a Tbilisi non si troveranno nella posizione di poter fare dichiarazioni analoghe ai colleghi in Moldavia, poiché i diritti dei minori non sono materia inclusa nell’Accordo tra Europa e Georgia.

Tra l'altro nell’Accordo Moldavia-Europa al capitolo dedicato alla “Cooperazione sulla protezione e promozione dei diritti del bambino” è dedicata solo una delle 984 pagine del documento. È davvero così importante? Per essere brevi, sì. Come dimostra la storia recente, la tutela dei minori è un ambito in cui le politiche di vicinato e di allargamento dell’Unione possono condurre ad un reale miglioramento delle vite di migliaia di persone.

Riforme sulla tutela dei minori in Romania

Nei primi anni ’90, dopo la caduta del regime di Ceaușescu, le terribili condizioni in cui versavano i 100.000 bambini degli orfanotrofi romeni finirono su tutti i giornali mondiali, suscitando una forte e significativa risposta internazionale. Tuttavia, ancora nel 1996, il numero dei bambini nelle strutture non era ancora diminuito ed era ancora in vigore la legge 3/1970, che definiva l’affidamento agli orfanotrofi la seconda miglior soluzione alla questione dopo l’adozione.

Come riconosciuto dagli esperti in tutela dei minori, le cose iniziarono a cambiare nel 1997, quando il tema divenne rilevante nelle trattative in corso tra Romania e Unione europea. È ormai ampiamente riconosciuto che fu la pressione dell'UE a sollecitare l’inizio di un percorso riformatore del sistema di protezione dei minori da parte del governo romeno. L’importanza di questo sistema fu riconosciuto in tutti gli incontri ad alto livello, ma per poter divenire una concreta politica dell’Unione, doveva essere incluso nei documenti ufficiali.

Nel 1997, la Commissione europea pubblicò il proprio parere sulla candidatura della Romania all’ingresso nell’Unione europea. Si trattava di un documento di 114 pagine che prendeva in considerazione tutti gli aspetti passibili di riforma, dalle norme di vita democratica alla regolamentazione sulla pesca. Nel documento era presente un paragrafo dedicato al tema della protezione dei minori. Nel documento ufficiale del 1999 “sui principi, le priorità, gli obiettivi e le condizioni immediate come parte della Partnership di Ingresso con la Romania” ci sono due semplici ed essenziali righe che sottolineano la necessità di “intraprendere una completa riforma del sistema di tutela dei minori”.

Ovviamente, non sono né quel paragrafo né quelle due righe da sole ad aver implementato le riforme in Romania. Ma il fatto che ci fossero si è rivelato cruciale, perché hanno reso esplicito che la protezione minorile doveva essere una priorità tra le riforme e hanno fatto pressione sul governo romeno affinché affrontasse la questione.

Se quelle due righe non fossero state incluse nel negoziato tra UE e Romania, è facile intuire che il governo romeno non avrebbe percepito l’urgenza di intervenire con riforme radicali. E se questo non fosse successo, decine di migliaia di bambini avrebbero patito inutili sofferenze, sarebbero stati privati della possibilità di crescere in una famiglia e avrebbero sofferto le conseguenze di una vita in orfanotrofio (che includono, secondo una famosa ricerca , danni allo sviluppo cerebrale).

Certamente i politici avrebbero speso vuote parole sull’importanza dei bambini in quanto “futuro della nazione”, ma in pratica il dramma dei minori avrebbe potuto essere facilmente ignorato: i bambini non votano, non protestano e, se abbandonati a se stessi, non hanno alcuna possibilità di incidere sulla vita politica del paese.

E la Georgia?

Torniamo al presente. Come già detto, l’Accordo con la Moldavia include un intero capitolo dedicato alla “cooperazione sulla protezione e promozione dei diritti del bambino” (Capitolo 27, Titolo IV). Esso stabilisce che “tale cooperazione deve includere in particolare: (a) la prevenzione e la lotta di tutte le forme di sfruttamento (incluso il lavoro minorile), abuso, incuria e violenza contro i bambini, includendo lo sviluppo e il rafforzamento del quadro legale e istituzionale, oltre a campagne di divulgazione sul tema; [...] (c) scambio di informazioni e di buone pratiche circa la riduzione della povertà tra i bambini [...] (d) l’implementazione di provvedimenti mirati alla promozione nelle famiglie e nelle istituzioni dei diritti dei minori e il potenziamento delle capacità di genitori e assistenti di favorire lo sviluppo del bambino; [...].” Il capitolo conclude affermando che “dovrà essere mantenuto un dialogo costante sui temi esposti nel presente Capitolo”.

L’Accordo di Associazione con la Georgia non contiene nulla di tutto questo. L’assenza di ogni significativo riferimento alla tutela dei minori è tanto più sorprendente se si considera che il Parlamento europeo ha esplicitamente raccomandato “l’inclusione nell’Accordo di una sezione dedicata alla protezione dei diritti del bambino”.

Soltanto pochi mesi fa, il Primo Ministro georgiano Bidzina Ivanishvili ha dichiarato che i bambini e la tutela dei loro diritti sono “il più importante argomento del mondo”; successivamente ha posto enfasi sull’impegno della Georgia verso la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti del bambino e auspicato l’aiuto della comunità internazionale in materia. L’ambasciatore europeo in Georgia Philip Dimitrov ha dichiarato che “l’Unione è concentrata sulla protezione dei diritti dei bambini in situazioni di disagio” e che l’Europa sta offrendo un contributo fondamentale a progetti dedicati.

La dedizione delle autorità georgiane e dell’Europa è ovviamente ben accetta. Ma se entrambe si dicono così coinvolte nel tema e riconoscono l’importanza di una reciproca collaborazione, perché nulla di rilevante in proposito è stato incluso nel documento che si suppone alla base delle loro relazioni?

A partire dal 2005, la Georgia ha intrapreso un periodo di importanti riforme. Il processo di smantellamento delle strutture minorili ha avuto risultati positivi e il numero di bambini ad esse affidato si è sensibilmente ridotto. Tuttavia, come sottolineato da recenti studi, altri problemi continuano ad esistere. La Georgia ha uno dei più alti tassi di mortalità infantile tra i paesi del Consiglio d’Europa, quattro o cinque volte superiore a quello delle altre nazioni occidentali. Il fenomeno dei bambini di strada, preso in esame da un rapporto Unicef e documentato da un progetto , tutt’ora in corso, del fotogiornalista Onnik Krikorian, è un perfetto esempio di disagio infantile e può essere considerato una delle conseguenze negative della chiusura degli istituti qualora ad essa non seguano adeguate misure. I bambini disabili sono sovente affidati a strutture e sono finora stati esclusi dal processo di riforma, come sottolineato sia da un recente rapporto sia da un servizio BBC . La povertà infantile rappresenta una grossa sfida, naturalmente legata alla situazione economica del paese nel suo insieme, ma esistono concrete proposte da parte dell’Unicef Georgia che contribuirebbero ad alleviare la situazione.

Entrare in azione

Esistono diverse questioni che possono e devono essere affrontate fin da subito in Georgia. È positivo che nel paese vi siano numerose organizzazioni internazionali che operano in questo campo. È fondamentale l’interesse che il governo ha manifestato sul tema, che abbia promosso importanti riforme coinvolgendo diversi ministeri e che riconosca la necessità di fare di più. È altrettanto importante il supporto dell’Europa , in collaborazione con il governo locale e le Ong internazionali. Ma è riprovevole che la tutela dei minori non sia parte dell’Accordo di Associazione, il documento fondamentale che regola le relazioni tra Unione europea e Georgia e i principali settori di intervento dei prossimi anni.

Gli attuali accordi lasciano spazio ad un più ampio coinvolgimento sul tema. UE e Georgia, riconoscendo entrambe l’importanza del processo di cooperazione, devono cogliere l’opportunità e trasformare la tutela dei minori in Georgia in un caso positivo ed esemplare di politica virtuosa (“più il paese accelera sulle riforme, maggiore sarà il sostegno europeo”). Sul lungo periodo, questo può costituire un precedente incoraggiante per altri paesi della regione e fornire loro le motivazioni necessarie ad avviare riforme nei rispettivi sistemi di tutela dei minori.

Tutto ciò può inoltre entrare a far parte della cooperazione regionale sostenuta da ChildPact, la Coalizione Regionale per la Tutela dei Minori nell’Area Estesa del Mar Nero, secondo la quale migliori pratiche a tutela dei minori sono condivise in modo orizzontale tra i paesi della regione, con il sostegno dell’Europa.

Iniziative di collaborazione più dirette ed efficaci in questo ambito possono contribuire alla creazione di un sistema di welfare a favore dei minori che sia capace di spezzare il circolo di povertà e disagio e migliorare sensibilmente le vite e il futuro di migliaia di bambini in Georgia.

 

Mirela Oprea è segretario generale di ChildPact, la Coalizione Regionale per la Tutela dei Minori nell’Area Estesa del Mar Nero.

Giorgio Comai è collaboratore sul Caucaso di “Osservatorio Balcani e Caucaso” ed è attualmente ricercatore alla Dublin City University.

Articolo pubblicato contemporaneamente da Osservatorio Balcani e Caucaso, Eastbook.eu e DFwatch.net


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